Storia milanese del secolo 17. scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni. Edizione illustrata, riveduta dall'autore (1840)

L’edizione definitiva del 1840. Assegnando agli umili il ruolo di protagonisti, lo scrittore immagina, in una trama semplice ma fitta di occasioni romanzesche, personaggi “viventi” ed esemplari al tempo stesso, e scopre nelle tragiche contraddizioni del Seicento le chiavi di un’interpretazione socio-politica del presente da proporre ai suoi contemporanei. I soprusi dei potenti, la carestie e le guerre, la peste, tutti gli accadimenti del racconto risultano integrati e risolti nella chiara e malinconica visione provvidenziale dei giusti (padre Cristoforo, il cardinale Federigo), nel buonsenso di Renzo e Lucia, nell’insondabile tristezza dell’Innominato.

Dall’incipit del libro:

Ma, quando io avrò durata l’eroica fatica di trascriver questa storia da questo dilavato e graffiato autografo, e l’avrò data, come si suol dire, alla luce, si troverà poi chi duri la fatica di leggerla? – Questa riflessione dubitativa, nata nel travaglio del decifrare uno scarabocchio che veniva dopo accidenti, mi fece sospender la copia, e pensar più seriamente a quello che convenisse di fare. – Ben è vero, dicevo tra me, scartabellando il manoscritto, ben è vero che quella grandine di concettini e di figure non continua così alla distesa per tutta l’opera. Il buon secentista ha voluto sul principio mettere in mostra la sua virtù; ma poi, nel corso della narrazione, e talvolta per lunghi tratti, lo stile cammina ben più naturale e più piano. Sì; ma com’è dozzinale! com’è sguaiato! com’è scorretto! Idiotismi lombardi a iosa, frasi della lingua adoperate a sproposito, grammatica arbitraria, periodi sgangherati. E poi, qualche eleganza spagnola seminata qua e là; e poi, ch’è peggio, ne’ luoghi più terribili o più pietosi della storia, a ogni occasione d’eccitar maraviglia, o di far pensare, a tutti que’ passi insomma che richiedono bensì un po’ di rettorica, ma rettorica discreta, fine, di buon gusto, costui non manca mai di metterci di quella sua così fatta del proemio. E allora, accozzando, con un’abilità mirabile, le qualità più opposte, trova la maniera di riuscir rozzo insieme e affettato, nella stessa pagina, nello stesso periodo, nello stesso vocabolo. Ecco qui: declamazioni ampollose, composte a forza di solecismi pedestri, e da per tutto quella goffaggine ambiziosa, ch’è il proprio carattere degli scritti di quel secolo, in questo paese. In vero, non è cosa da presentare a lettori d’oggigiorno: son troppo ammaliziati, troppo disgustati di questo genere di stravaganze. Meno male, che il buon pensiero m’è venuto sul principio di questo sciagurato lavoro: e me ne lavo le mani.

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titolo:
I promessi sposi [edizione Tipografia Guglielmini e Redaelli, 1840]
sottotitolo:
Storia milanese del secolo 17. scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni. Edizione illustrata, riveduta dall'autore (1840)
titolo per ordinamento:
promessi sposi (I) [edizione Tipografia Guglielmini e Redaelli, 1840]
descrizione breve:
L'edizione definitiva del 1840. Assegnando agli umili il ruolo di protagonisti, lo scrittore immagina, in una trama semplice ma fitta di occasioni romanzesche, personaggi "viventi" ed esemplari al tempo stesso, e scopre nelle tragiche contraddizioni del Seicento le chiavi di un'interpretazione socio-politica del presente da proporre ai suoi contemporanei.
autore:
opera di riferimento:
I promessi sposi : storia milanese del secolo 17. scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni. - Edizione riveduta dall'autore. - Milano : dalla Tipografia Guglielmini e Redaelli, 1840. - 2 v. (746 p. compless.) : ill. ; 31 cm.
licenza:

data pubblicazione:
30 maggio 2017
opera elenco:
P
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Fabio Ciotti
Catia Righi, catia_righi@tin.it
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
revisione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it