Dall’incipit del libro:
Mons. Antonino Mongitore (1663-1743) fu scrittore e storico. La sua produzione è principalmente riferita al mondo Siciliano in genere e alla sua Palermo, ove fu Canonico della Cattedrale. Si dedicò anche all’agiografia pubblicando la vita di alcuni Santi. Consultore e Qualificatore del S. Ufficio, venne sepolto nel Pantheon di S. Domenico, la chiesa dei Domenicani dove normalmente venivano pronunciate le sentenze dell’Inquisizione. Tra le sue opere si segnalano in modo particolare:
– Biblioteca Sicula, sive De scriptoribus Siculis (2 Vol. 1707-1714)
– Della Sicilia ricercata nelle cose più memorabili (2 Vol. 1742-1743)
L’ Atto pubblico di Fede, o ”Auto de fe”, celebrato a Palermo il 6 aprile 1724 rappresentò il colpo di coda del Santo Ufficio dell’Inquisizione di Sicilia. Fu, infatti, l’ultimo celebrato prima della soppressione del Santo Tribunale che, dopo alcuni decenni di agonia, avverrà per opera del Vicerè Domenico Caracciolo, il 16 marzo 1782. All’epoca del nostro Atto di Fede, la Sicilia era s otto dominio austriaco. L’imperatore Carlo VI l’aveva conquistata, in veste di erede della corona spagnol a, nell’ambito della guerra di successione che l’opponeva a Filippo V. Da ciò l’opportunità di nominare degli Inquisitori spagnoli che dipendessero dall’Inquisitore Generale di Spagna, allora residente presso la Corte di Vienna. L’obiettivo che l’Inquisizione si proponeva di raggiungere attraverso gli “Autos de fé” era lucido e preciso: l’annientamento della dignità umana dei “colpevoli” e la loro morte sociale prima ancora dell’eventual e morte fisica. Doveva essere il giorno del disprezzo, del disonore e del terrore.


