Carlo Morandi nacque a Suna, frazione di Verbania, all’epoca ancora in provincia di Novara, il 6 marzo 1904. Il padre era farmacista, la madre era Maria Carolina Cambieri.
Frequentò il liceo classico a Pavia e si laureò in lettere sempre all’Università di Pavia; ebbe tra i suoi insegnanti Antonio Anzillotti. Negli anni universitari fu iscritto all’organizzazione universitaria cattolica F.U.C.I. cominciando a formarsi come studioso con la collaborazione al periodico di tale associazione.
Iniziò con l’insegnamento di storia e filosofia nei licei – un anno a Taranto, prima di fare ritorno a Pavia –, per trasferirsi poi a Roma dove, dal 1930 al 1934, lavorò presso la scuola di Storia moderna e contemporanea di Roma, diretta da Gioacchino Volpe. A Roma consolidò il suo rapporto con Walter Maturi e con Chabod, rapporto che ebbe certamente importanza notevole nella sua formazione.
Nel frattempo aveva fatto, tra il 1929 e il 1930, un viaggio di studio a Parigi che gli consentì l’inizio della collaborazione, in quanto sostenitore del fascismo, con varie riviste come “Bibliografia fascista”, “Civiltà fascista”, “Rivista storica italiana, “Popoli” – di cui fu condirettore assieme a Chabod – e infine divenendo importante collaboratore del «Primato», la rivista diretta da Bottai.
All’interno di questa rivista iniziò a sviluppare l’idea di unità politica europea, idea che compendiò poi con la pubblicazione, nel 1948 – avendo ormai ripudiato la sua adesione al fascismo come propria intemperanza giovanile e da lui stesso definita “servitù volontaria” – di L’idea dell’unità politica d’Europa nel XIX e XX secolo. C’è da aggiungere che la sua collaborazione con Bottai comportava anche una prospettiva di sostegno alle motivazioni belliche dell’Italia e all’intervento nella guerra civile spagnola.
La sua prima opera pubblicata fu la rielaborazione della tesi di laurea Ideali e formazioni politiche in Lombardia dal 1748 al 1814. Su questa base proseguì l’approfondimento sia degli aspetti riformistici in Europa nel ’700 e ’800, con il suo saggio del 1937 Problemi storici italiani ed europei del XVIII e del XIX secolo, che delle sfaccettature diplomatiche della monarchia sabauda con Lo stato di Milano e la politica di Vittorio Amedeo II del 1940.
Qualche screzio coll’apparato fascista lo ebbe al momento del rinnovo della tessera nel 1932, probabilmente a causa dei suoi rapporti con Nello Rosselli. L’inchiesta che ne seguì fu conclusa nel 1934 segnando una più convinta adesione al fascismo da parte del Morandi.
Fu professore di Storia del risorgimento all’Università di Pisa dal 1936 al 1939, dopo una breve parentesi come provveditore agli studi a Piacenza, e successivamente di Storia moderna a Firenze dal 1939 al 1950. Fu direttore della biblioteca della facoltà di Scienze politiche Cesare Alfieri di Firenze negli anni quaranta; nel 1941 e 1942 diresse con Federico Chabod la rivista «Popoli»; è stato tra i direttori della «Rivista storica italiana».
Fece parte della direzione dell’Istituto per gli studi di politica internazionale e della commissione per la pubblicazione dei documenti della politica estera italiana.
Dopo l’8 settembre si trasferì a Barga, pur proseguendo l’insegnamento a Firenze, assieme alla madre, mentre il padre era già morto da qualche anno. Aderì al neonato partito fondato da Ivanoe Bonomi (Partito democratico del lavoro) rifiutando però candidature e rimanendo attivo, dopo lo scioglimento del partito stesso, nell’ambito del movimento federalista europeo.
Morì a Firenze a soli 46 anni il 31 marzo 1950.
Fonti:
- Voce Carlo Morandi in “Dizionario Bompiani degli autori”, Milano, 1968.
- E. Ragionieri, Carlo Morandi, in Belfagor, XXX (1975).
- M. Serri, I redenti. Gli intellettuali che vissero due volte 1938-1948, Milano 2005.
- B. Henry, D. Menozzi, P. Pezzino [a cura di] Le vie della libertà. Maestri e discepoli nel “laboratorio pisano” tra il 1938 e il 1943, atti del Convegno, Pisa, 27-29 settembre 2007. Roma 2008.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- I partiti politici nella storia d’Italia
Questo lavoro dello storico Morandi, forse breve e un poco schematico, è tuttavia un importante strumento di indagine delle realtà socio-politiche in Italia a partire dal ’700 per giungere al 1926, col partito fascista ormai consolidato al potere. - La sinistra al potere e altri saggi
Morandi affronta, nel più importante saggio di questo volumetto, La sinistra al potere, la crisi susseguente alla “rivoluzione” parlamentare del marzo 1876, che pose fine al governo di Minghetti e diede via libera al governo della sinistra “storica” guidato da Agostino Depretis.