Dmitrij Sergeevič MerežkovskijDmitrij Sergeevič Merežkovskij nacque a Pietroburgo il 14 agosto 1865 (il 2 agosto secondo altre fonti), figlio di un modesto funzionario. Si laureò all’università di Pietroburgo e mosse i suoi primi passi nel mondo delle lettere come poeta, discepolo di Semën Jakovlevič Nadson, pubblicando nel 1888 la raccolta poetica Stichotvorenija (Poesie); nel 1892 uscì invece la seconda raccolta Simvoly (Simboli) che divenne presto il “manifesto” poetico di una nuova sensibilità decadente e simbolista. Si avverte con chiarezza in questa raccolta l’influenza di Poe e di Baudelaire. I temi introdotti sono quelli che saranno tipici e ricorrenti nelle opere di altri simbolisti: un cupo pessimismo, continua affermazione della propria individualità, le costrizioni di questo mondo e le aspirazioni ad un mondo “altro”, contrapposizione tra il culto pagano della bellezza terrena e aspirazioni di matrice mistico-religiosa.

Nel 1893 Merežkovskij pubblicò la raccolta di articoli O pričinach upadka i o novych tečenijach sovremennoj russkoj literatury (Sulle cause della decadenza e sulle nuove correnti della letteratura russa contemporanea) che retrospettivamente può essere considerato il testo fondante del decadentismo russo. La tesi che è sottesa a questa raccolta di saggi è la necessità della creazione di «una nuova arte ideale» che avrebbe dovuto soppiantare «il volgare realismo utilitaristico». In questa ottica si inseriscono le rivisitazioni degli scritti di alcuni grandi scrittori del passato: Večnye stutniki (Eterni compagni) è del 1897, Tolstoj i Dostoevskij del 1901, Gogol’ i čert (Gogol e il diavolo) del 1906.

Entusiasta sostenitore del movimento rivoluzionario in Russia nel 1905, pubblicò, nel 1906, Prorok russkoj revoljncii (Il profeta della rivoluzione russa) che è un saggio dedicato nuovamente a Dostoevskij. Sempre nell’ambito della critica letteraria si collocano i saggi su Lermontov Grjaduščij Cham (Il veniente Cham) del 1906 e Poet sverchčelovečestva (Il poeta della superumanità) del 1909. L’ottica nella quale viene collocata l’indagine letteraria di tutti gli scrittori che prende in esame è quella delle caratteristiche opposte tra paganesimo e cristianesimo, che lui vede letterariamente impersonati rispettivamente in Tolstoj interprete della «religione della carne» e Dostoevskij che è visto invece come «veggente dello spirito».

Nel frattempo tra il 1896 e il 1904 dava corpo a queste sue idee anche in campo narrativo scrivendo la sua opera più nota, la Trilogia storica Christos i Antichrist composta dai tre romanzi Smert’ bobov. Julian Otstupnik (1896) (La morte degli dei. Giuliano l’Apostata), Voskresšie bogi. Leonardo da Vinci (1900) (La resurrezione degli dei. Leonardo da Vinci), e il capitolo conclusivo della Trilogia Antichrist. Petr i Aleksej (1904) (L’Anticristo. Pietro ed Alessio). La tesi dell’opera, alla quale è sotteso un ampio e ambizioso disegno filosofico, è la necessità di una sintesi tra paganesimo e cristianesimo che dovrebbe dare inizio a un’età aurea della storia umana.

Le successive opere “storiche” sono sempre più mediate dall’immaginifica fantasia dell’autore, utilizzata però sempre al fine si supportare le proprie tesi. Pensiamo per esempio alla trilogia composta dal dramma Pavel I e dai romanzi Aleksandr I e 14 dekabrja (La congiura dei decabristi) e i due ispirati alla storia e mitologia cretese ed egiziana il cui secondo – Roždenie bogov ili Tutankamon na Krite – è disponibile in questa biblioteca Manuzio.

Tra il 1901 e il 1904 Merežkovskij insieme alla moglie Zinaida Nikolaevna Gippius, a sua volta poetessa e scrittrice di grande valore, forse la più rappresentativa della letteratura russa di fine ’800/inizio ’900, e all’amico Dmitry Vladimirovich Filosofov, scrittore e critico letterario, divenne propugnatore e animatore di un movimento religioso-filosofico che promuovesse una nuova coscienza religiosa in Russia. Questo movimento ebbe come strumento per far conoscere le proprie idee la rivista “Novyj put” (La nuova via). Infatti il suo sostegno alla rivoluzione del 1905 al quale già abbiamo accennato era sotteso all’avere voluto scorgere in questa insurrezione i prodromi di una rivoluzione religiosa destinata a promuovere un innovativo Regno dello Spirito. Queste speranze si rinnovarono al momento della rivoluzione del febbraio 1917, ma crollarono definitivamente con la presa del potere da parte dei bolscevichi nell’ottobre dello stesso anno.

I coniugi Merežkovskij si rifugiarono a questo punto dapprima a Varsavia, poi a Wiesbaden e infine a Parigi. Negli anni successivi la vena narrativa si affievolì molto. Ebbe occasione di venire in Italia, dove già era stato insieme alla moglie negli ultimi anni dell’800, visitando e vivendo a Roma, Venezia, Firenze e in Sicilia. Tra il 1932 e il 1937 lo troviamo spesso in Italia, spinto anche dalla necessità economica di promuovere le traduzioni dei suoi libri e di trovare editori, oltre a cercare collegamenti con altri esponenti dell’emigrazione russa. Il 16 maggio 1932 tenne una lezione su Leonardo da Vinci a Palazzo Vecchio a Firenze. Numerosi anche i contatti con intellettuali italiani che probabilmente lo aiutarono per la pubblicazione e la traduzione di sue opere. Tra questi Ernesto Bonaiuti, Ernesto Codignola, Guido Manacorda, Ettore Lo Gatto e Rinaldo Küfferle. Quest’ultimo tradusse in italiano il testo su Dante che fu pubblicato nel 1938 godendo di alcune ristampe negli anni successivi.

Poiché questo testo è dedicato a Mussolini, Merežkovskij si vide costruita una fama, probabilmente immeritata, di sostenitore della destra estrema europea fascista e nazista. In realtà Merežkovskij rimase sempre uno spirito libero ed è certo che fu aderente alla massoneria. Certo è che Mussolini lo ricevette più volte negli anni ’30 e lo agevolò durante i suoi soggiorni in Italia, probabilmente interessato – sempre in funzione del prestigio italico – al progetto di uno studio su Dante e un altro su Francesco D’Assisi e desideroso di sfruttare la fama di antibolscevico dell’autore. Il testo su Francesco D’assisi tuttavia trovò posto, tradotto da Laura Malavasi, editorialmente solo unitamente alle due monografie su San Paolo e sant’Agostino.

Merežkovskij morì a Parigi il 9 dicembre 1941.

Fonti:

  • L. Montagnani, Voce Merežkovskij Dmitrij Sergeevič in GDE, volume XIII. Torino 1992.
  • R. Poggioli, The poets of Russia. Cambridge, Mass. 1960.
  • Th. Mann, Über Merechkowski, in “Das Tagebuch”, 17, 1912.
  • G. Giuliano, scheda Dmitrij Sergeevič Merežkovskij in «Russi in Italia»
    https://www.russinitalia.it/dettaglio.php?id=256

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • La nascita degli Dei
    Tutankamen in Creta. Romanzo
    In un contesto di tradizione della civiltà cretese, e non solo, che vede il tramonto delle società matrilineari, Merežkovskij, con la sua scrittura visionaria e sorprendentemente affascinante, coniuga i misteri della storia, dell’archeologia, del mito con la propria immaginazione.
 
autore:
Dmitrij Sergeevič Merežkovskij
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Merežkovskij, Dmitrij Sergeevič
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