Ferenc MolnárFerenc Molnár (Ferenc Neumann) nacque a Budapest il 12 gennaio 1878. La famiglia apparteneva alla minoranza ebraico-ungherese; era una famiglia benestante e laica. Il padre, Mór Neumann, era un importante gastroenterologo molto affermato. La madre si chiamava Jozefa Wallfish. Era secondogenito ma il fratello maggiore, László, era morto prima ancora che lui nascesse. Nel 1881 nacque invece la sorella Erzsébet.

Frequentò il liceo calvinista. Compì, senza ultimarli, studi giuridici prima a Budapest e poi a Ginevra. In Svizzera pare essersi avvicinato alle teorie di Lombroso e cominciò a scrivere dei brevi racconti; compose anche un valzer che intitolò Printemps. Dal 1896, anno nel quale si decise a “magiarizzare” il proprio cognome, si dedicò al giornalismo, presso il “Pesti Hírlap” e il “Budapest Naplò”, e all’attività letteraria. Su “Budapest Naplò” presenta anche infatti alcune sue novelle.

Se inseriamo questa scelta nel periodo storico che stava attraversando l’Ungheria, possiamo comprendere come il giovane Ferenc si fosse sentito coinvolto dai fermenti che coinvolgevano una parte significativa della borghesia ebraica. Tali fermenti spingevano verso un’integrazione sociale da parte della minoranza ebraica che era determinata a usare la lingua ungherese al posto dell’yiddish anche nella vita quotidiana. Non bisogna tuttavia confondere questo desiderio “patriottico” con le estremizzazioni nazionalistiche di quegli anni. La tendenza all’integrazione della popolazione ebraico-ungherese aveva radici lontane fin dagli anni quaranta dell’800. E certamente questo processo corse parallelo con lo sviluppo di Budapest (l’unificazione dei due grandi centri che andarono a costituire una moderna città europea). Molnár affrontò il tema dell’integrazione ebraica nel romanzo del 1918 Andor; non vi ritornò sopra in altre occasioni.

I suoi esordi nel giornalismo furono nell’ambito della cronaca processuale, forte dei suoi non completati studi di diritto. La sua firma divenne presto tra le più popolari tra le riviste di Budapest. Lui stesso spiega come non fosse possibile, per un ungherese, uscire dallo stereotipo del novelliere, poiché il pubblico ungherese leggeva solo romanzi inglesi e francesi e gli editori non avrebbero pubblicato mai un romanzo di autore ungherese. Ma Molnár seppe sfruttare pienamente i cambiamenti che stavano portando Budapest ad essere a tutti gli effetti, quindi anche culturalmente, una metropoli moderna.

Fu corrispondente di guerra nel 1914-18 sul fronte galiziano e i suoi scritti furono pubblicati sia in ungherese che in tedesco, per il giornale di Budapest “Az Est” e per quello viennese “Neue Freie Presse”. Questi scritti vennero già nel 1916 raccolti in volume e pubblicati in entrambe le lingue fornendo testimonianze di grande rilevanza storico-letteraria.

Il suo primo romanzo fu Az éhes város (La città affamata, 1900), il cui protagonista Pal Orsovai fu definito dalla critica «il Julian Sorel ungherese»; seguì l’interessante Egy gazdátlan csónak története (Storia di una barca senza padrone, 1901 tradotto in italiano anche con il titolo Danubio blu) che narrava l’amore inquietante di un’adolescente per l’amante della madre.

Coll’affermarsi del fascismo in Ungheria lasciò il suo paese emigrando in Francia, Svizzera e infine negli Stati Uniti.

Abbondantissima la sua produzione che comprende novelle, romanzi, drammi. Il suo romanzo più noto è senza dubbio A Pál utcai fiúk del 1907 tradotto in moltissime lingue e con numerose versioni cinematografiche. Molnár fu però soprattutto un abilissimo uomo di teatro: i suoi pezzi sono costruiti con sapienza, ricchi di opportuni effetti e colpi di scena, brillanti nel dialogo che ricorda da vicino lo «scintillio» di Oscar Wilde. Straordinaria è la capacità di Molnár di cogliere i particolari. Divenne celebre come drammaturgo nel 1907 grazie alla commedia Az ördög (Il diavolo) che racconta la lotta di una donna sposata e bigotta con i propri desideri segreti, incarnati dal demonio. Alla prima rappresentazione a Budapest assistette l’attore Ermete Zacconi – che era in tournée in Ungheria – che ne fu entusiasta e ne acquistò immediatamente i diritti. Fu l’inizio di una grande amicizia tra lo scrittore e l’attore. La prima rappresentazione in italiano avvenne a Torino nel 1908. Ermete Zacconi interpretò per vent’anni la parte del diavolo nella commedia che entrò a far parte del suo repertorio. La rappresentazione torinese fu la chiave di volta per il successo internazionale della commedia. Il critico e traduttore Ignazio Balla scrisse:

«Si sa che a Torino si aprirono le porte all’emigrazione delle opere del genio magiaro: e si sa anche che da allora moltissime commedie ungheresi figurarono nei cartelloni del teatro di tutto il mondo».

Dell’incontro con Ermete Zacconi, Molnár stesso sottolinea l’importanza nelle sue Memorie.

Nel 1910 venne allestita Liliom, scritta l’anno precedente, che divenne un successo – dopo un’accoglienza iniziale piuttosto tiepida – soprattutto nella sua traduzione e trasposizione viennese ad opera di Pulgar. Nel 1944, da questo testo fu ricavato Carousel, musical di Rogers e Hammerstein che andò in scena per anni a Broadway. Altri noti testi teatrali sono Il lupo (1912), La guardia (1910), La pianella di vetro (1925), Il cigno (1925), dal quale è tratto il film di Charles Vidor del 1956 con Grace Kelly, A jó tündér (La buona fata, 1930) che ispirò il film di William Wyler del 1935.

Tra i molti piacevoli e ben combinati burleschi di Molnár andrà ricordato Játék a Kasztélyban (1927, Giochi al castello in traduzione italiana); tra i drammi di umorismo asprigno contro le menzogne della vita borghese Harmónia (1932, Armonia, traduzione italiana del 1933) e Valaki (Qualcuno, 1932).

Agli inizi della seconda guerra mondiale decise di trasferirsi negli Stati Uniti, preoccupato probabilmente delle proprie origini ebraiche.

La sua vita sentimentale fu caratterizzata da tre matrimoni, sembra con donne bellissime. Lui stesso fu un uomo certamente attraente e amante della vita brillante; era solito trascorrere le estati al Lido di Venezia e la compagnia femminile non gli mancava di certo. Ma furono matrimoni tormentati e tempestosi – qualcuno ipotizza anche violenti – conclusi con il divorzio. La sua segretaria – e compagna di vita negli anni newyorkesi – Wanda Bartha, giovane donna di grande cultura e divorziata, che aveva conosciuto nel 1932 e che lo aveva seguito negli Stati Uniti, morì suicida nel 1947 a nemmeno 39 anni. Le sue esperienze sentimentali sono almeno parzialmente narrate nel suo ultimo romanzo autobiografico Isten veled, szívem (Addio amore mio, 1947).

Morì a New York il primo aprile 1952 dopo essersi convertito al cristianesimo.

La fonte alla quale attingono i biografi dell’autore è soprattutto l’autobiografia che Molnár pubblicò nel 1950, in memoria di Wanda Bartha. Nel volume Molnár raccoglie appunti memorie diari che la donna aveva scritto nel corso della loro vita in comune. Ancora nel 1998 Gabriella Komároni, una delle più importanti studiose ungheresi dedita soprattutto alla letteratura per ragazzi, affermava che molto poco si sa dello scrittore e che gli studi che sono stati fatti hanno spesso scarso valore scientifico:

«Non c’è una bibliografia, non c’è una monografia su di lui, non c’è una biografia dettagliata che abbia pretesa di scientificità. Nei nostri dizionari della letteratura non si tiene nemmeno conto del nome con cui è nato e con cui ha vissuto per 18 anni».

Quanto afferma vale soprattutto in Ungheria, certamente, ma se consideriamo che in Italia ci si rifà prevalentemente alla monografia di Delfino Dinelli del 1967, che è poi soprattutto un’analisi del romanzo I Ragazzi della via Pál visto principalmente in funzione pedagogica (il Tinelli era maestro elementare), si comprende che la Komároni non esagera poi troppo. Nel 1980 fu pubblicato in inglese il libro della sua allieva e discepola Clara Györgyey citato nelle fonti che però non fa molti passi avanti nella direzione indicata da Gabriella Komároni.

Fonti:

  • D. Tinelli, Molnar. Brescia 1967.
  • B. Ventavoli, Storia della letteratura ungherese. Torino, 2004.
  • C. Tatasciore, La traduzione interculturale nell’Austria-Ungheria della Jahrhundertwende. Analisi critica delle traduzioni in tedesco e in italiano del romanzo ungherese I ragazzi della Via Pál di Ferenc Molnár. Bologna, Tesi di dottorato 2013-14.
  • C. Györgyey, Ferenc Molnár. Twayne Publishers, 1980.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Liliom
    Leggenda drammatica in 7 quadri
    Attraverso una apparente superficialità, nel dramma ambientato nei sobborghi cittadini, in un periferico parco di divertimenti popolato da alcolizzati, serve, soldati, Molnár offre una visione dello spessore psicologico dei suoi personaggi, il loro travaglio.
  • I ragazzi di via Paal
    Romanzo per scolaretti
    Insegnamenti e valori, presenti nel romanzo, uno dei più fortunati degli ultimi cento anni, scaturiscono spontanei dall’interno stesso della storia apparentemente molto semplice. Manca nel racconto, anche garbatamente ironico e umoristico, un tono didascalico; in questo è la sua modernità, che lo rende ancora oggi attuale. Molnár sembra indicare che, accanto al mondo dell’ipocrisia e del sopruso, esiste un mondo nel quale sperare: quello dei ragazzi che stanno per diventare adulti, ma saranno adulti “altri” con la saggezza e i sentimenti, temprati anche dalla delusione, e saldi nei loro valori.
 
autore:
Ferenc Molnár
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Molnár, Ferenc
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