Il testo è pubblicato in collaborazione con la Associazione Mazziniana Italiana (http://www.associazionemazziniana.it/) che ringraziamo per aver concesso la pubblicazione nell’ambito del Progetto Manuzio. Il testo è presente in formato immagine sul sito The Internet Archive (http://www.archive.org/).
Dall’incipit del libro:
Il moto italiano assumeva più sempre di giorno in giorno il carattere nazionale che ne costituisce l’intima vita. Il grido viva l’Italia suonava nell’estrema Sicilia; fremeva in ogni manifestazione di scontento locale: conchiudeva, come il delenda Carthago di Catone, ogni discorso politico. Altrove, le moltitudini s’agitavano, insofferenti di miseria o d’ineguaglianza, in cerca d’un nuovo assetto di cose, sociale o politico: in Italia, vanto unico e speranza potente di grandi cose future, sorgevano o anelavano sorgere per una Idea: cercavan la Patria, guardavano all’Alpi. La libertà, fine agli altri popoli, era mezzo per noi. Non che gl’Italiani, com’altri s’illuse a crederlo o finse, fossero noncuranti dei loro diritti o imbevuti di credenze monarchiche — tranne in qualche angolo di Napoli e di Torino, non credo sia popolo che per tradizioni, coscienza d’eguaglianza civile, colpe di principi e istinti di missione futura, sia democratico, quindi repubblicano più del popolo nostro — ma sentivano troppo altamente di sé per non sapere che l’Italia fatta Nazione sarebbe libera, e avrebbero sagrificato per un tempo la libertà a qualunque, papa, principe o peggio, avesse voluto guidarli e farli Nazione.

