Harriet MartineauHarriet Martineau nacque a Norwich (Norfolk) il 12 giugno 1802 da una famiglia di ugonotti unitariani francesi appartenente alla media borghesia industriale.

Delicata di salute, ebbe una buona istruzione, dapprima alla scuola unitariana di Norwick e successivamente a Bristol dove fu allieva di Lant Carpenter che certamente ebbe influenza sulla ragazza contribuendo a formare la sua successiva impostazione radicale.

Purtroppo fin dall’adolescenza si accorse di una incipiente sordità. La famiglia stentò ad accettare questo handicap e Harriet rimarcò che la madre spesso la rimproverava per presunte distrazioni, dicendo “non c’è peggior sordo di chi non vuole sentire”. Certamente lo studio fu per lei motivo di consolazione e conforto. Harriet aveva certamente tempra non comune e grandi doti intellettuali e morali; non solo fece in modo che la sua sordità non le impedisse una vita “normale” ma la usò come opportunità per dedicarsi a quella che sarebbe diventata la sua professione, cioè la scrittura.

Verso i vent’anni, nel 1822, cominciò a collaborare con il periodico unitariano «Monthly Repository», diretto da William Fox. Data l’impostazione unitariana sulla libertà religiosa e la funzione della ragione, il periodico seguiva con attenzione le battaglie per le riforme politiche e ospitava l’esposizione di idee riformiste come quelle di Beccaria, di Bentham e di Blackstone, discutendo sia le idee di Malthus sulla necessità di contenere l’aumento della popolazione, che quelle di Owen sulla cooperazione come leva per superare le ingiustizie sociali.

In questo periodo Harriet scrisse articoli e opuscoli su temi religiosi e biblici: Devotional exercises (1823); Christmas Day (1824); The friend (1825); Tradition of Palestine (1830); Essential faith of universal Church (1831).

Un libraio le propose di scrivere un’opera narrativa: ispirandosi alla distruzione delle macchine da parte degli operai di Manchester, scrisse un primo racconto, Rioters (1826), seguito da un altro sui salari: Turnout (1827) e da Principle and practice. In Myra Campbell e My servant Rachel affrontò tematiche di tipo economico; questi testi, sempre in forma narrativa, attirarono l’attenzione della censura della Società delle cognizioni utili.

La grande depressione del 1829 portò al fallimento della piccola fabbrica di tessuti della famiglia, e il suo lavoro dovette diventare fonte di reddito. Iniziò quindi pubblicando a proprie spese Illustrations of political economy (1832) sotto forma di racconti mensili; la forma fu suggerita da James Mill (il padre di John Stuart) che le suggerì anche di essere più didattica e meno letteraria. La sua indubbia capacità di scrittura le consentiva di porre i temi dell’economia politica al centro della vita quotidiana e il lettore non aveva difficoltà a identificarsi. Ogni personaggio si identificava con i quattro princìpi fondamentali: produzione, distribuzione, scambio e consumo. La serie ebbe successo, probabilmente grazie anche all’impegno e ai suggerimenti della madre e di William Fox, fu tradotta in numerose lingue e proseguì con Illustrations of taxation (1832) e Poor law and paupers (1832).Questi racconti, che proseguirono fino al 1834 al ritmo di uno al mese, le diedero fama; tra i più apprezzati ricordiamo: La colonia isolata, L’Irlanda, Il mare incantato, La vicina Marshal, La coalizione operaia. Decise quindi di trasferirsi a Londra dove potè inserirsi negli ambienti intellettuali più influenti del momento. Numerosi parlamentari si rivolsero a lei perché inserisse nelle Illustrations aspetti della legislazione in corso.

Nel 1835 fece un viaggio in America in compagnia della sua amica Louisa Jeffery; partì il 19 settembre 1834 e tornò in Inghilterra il 26 agosto 1836. Ne riportò due libri: il primo, Society in America, 2 voll., pubblicato nel 1837 dagli stessi editori, Saunders ed Otley, che avevano pubblicato le traduzioni in inglese dei testi di Toqueville, pone l’accento sull’esclusione femminile dalla cittadinanza, e il confronto tra i princìpi della Costituzione americana e la loro applicazione viene presentato come una contraddizione della democrazia e contribuì certamente all’elaborazione della Dichiarazione dei Sentimenti del 1848. Il secondo, Retrospect of a western travel (1838) è la narrazione della permanenza dell’autrice negli Stati Uniti.

In quello stesso periodo Margaret Fuller tradusse il Tasso di Goethe. Harriet Martineau le fece visita e presto strinsero profonda amicizia. Le due donne si comprendono e si stimano e l’amicizia diviene per Harriet stimolo a riprendere gli studi; lesse in quel periodo Foscolo e Pindemonte. Nell’inverno 1835-36 Miss Martineau fu per una settimana ospite degli Emerson e non trascurò di lodare l’ingegno della sua giovane amica e di tesserne le lodi.

Pubblica ancora How to observe Morals and Manners, considerazioni sulla sociologia, ed il romanzo storico The hour and the man, il cui eroe è Toussaint L’Ouverture, rivoluzionario haitiano afroamericano, colui che scrisse a Napoleone I premettendo il motto: “Le premier des noirs au premier des blancs” (1841), e i racconti per giovani The play fellow.

Poiché l’intenso lavoro le alterava da tempo la salute, nel 1832, Lord Grey e, nel 1839, Lord Melbourne proposero di assegnarle una pensione annua di 150 sterline, ma lei rifiutò per non avvalersi d’un sistema tributario che aveva condannato.

Negli anni seguenti Harriet fu a lungo malata e visse dal 1839-1844 a Tynemouth, in casa della sorella il cui marito era medico. Ma intorno alla metà del 1844, scoraggiata dagli insuccessi delle cure tradizionali, decise di orientarsi verso una nuova cura, molto discussa e osteggiata negli ambienti medici, il mesmerismo. Credette di poter attribuire il merito del suo ristabilimento a quest’ultimo e lo disse sulla rivista Athenaeum. Scrisse successivamente: Life a sick room (1844) sulla sua esperienza di malata, Forest and game law tales, 3 voll. (1845); L’onda e la roccia (1846); Eastern life past and present (1848) che è una serie di ricordi del viaggio in Egitto.

Nel 1844 acquistò un terreno vicino a Ambleside, e vi costruì quella che divenne la sua residenza. Sempre in relazione alla sua esperienza di guarigione scrisse, con Henry G. Atkinson, seguace del mesmerismo e del positivismo, le Letters on Mesmerism. Ne scaturì un intenso dibattito a livello nazionale.

Nel 1849-50 scrisse una storia dell’Inghilterra contemporanea, A History of England during the Thirty Years Peace, ripubblicata più tardi col titolo History of Peace.

Sempre sul tema del mesmerismo e della frenologia, consolidata la sua collaborazione con il mesmerista Henry G. Atkinson, scrisse Letters on the Laws of Man’s Nature and Development. È praticamente con quest’opera che Harriet si allontanò dal cristianesimo.

Dal 1852 cominciò a collaborare al «Daily News», e ne divenne editorialista. Nel 1854-1855 dal suo appoggio all’intervento inglese nella guerra di Crimea, scaturì England and her soldiers.

Successivamente pubblicò una traduzione compendiata della Philosophie positive di A. Comte, che non ebbe successo, Complet guid to the english lakes (1856) e Health, husbandry and handicraft (1861).

Insegnò alla Scuola italiana di Mazzini e con lui e Walter Savage Landor collaborò a «The Peoples Journal».

Interessanti alcune considerazioni di Mazzini (che scrisse numerose lettere alla Martineau, che però non si trovano nell’Edizione nazionale): il 10 gennaio 1842 scrive alla madre:

Vedete che dall’anno passato in poi i regali sono aumentati. Una prova di più che m’ha fatto piacere è una lettera, con acchiusa una bank-note di cinque lire sterline di una donna che stimo ed amo di molto, Miss Harriet Martineau, allieva di Bentham, della quale vi dirò le virtù nella mia ventura. Vive in provincia, è scrittrice distinta, riputatissima qui e in America: radicale, ben inteso. Non ci siamo veduti mai; né ho mai avuto conoscenza con essa. Essa, dunque mi scrive una lettera di simpatia, dicendomi ch’essa sa ch’io sono spesso assalito da richieste dei miei compatrioti, e che fo loro, quando posso, del bene; ch’essa desidera concorrere con me in questi atti di beneficenza; e che mi prega d’accettare il piccolo dono, da darsi al primo italiano povero ch’io creda meritare soccorso. Le ho risposto e spero che continuerò ad essere in corrispondenza con questa donna, la sola forse in tutta l’Inghilterra per la quale provi io, dopo la Carlyle, simpatia vera e stima.

L’11 dicembre dello stesso anno scrive nuovamente alla madre:

Le cose della scuola annunziano bene; Miss Martineau, letterata distinta di qui [ed altri inglesi] prendono la cosa a cuore e non v’ha dubbio che in un mese il deficit, che è di 50 lire, sarà cancellato.

Nel settembre 1946 a Eliza Ashurst:

Ho incontrato mercoledì per la prima volta Miss Harriet Martineau: forte, piena di salute, si prepara ad un viaggio in Egitto, parla anche più che non prevedessi, categorica, positiva in tutto ciò che afferma, buonissima di carattere, molto intelligente, evidentemente disposta a fare il bene, e lo fa: tuttavia un po’ arida e poco soddisfacente, come il Servizio volontario.

Alla stessa il 21 settembre 1854:

Perché mai Miss Martineau scrisse su di me? Ne sono alquanto dispiaciuto. Miss Martineau è morta l’altro giorno, tranquillamente scettica, come dopo una conversazione con Holyoake; chi muore così o deve amare assai poco od amare in un modo che io non comprendo.

La spiegazione di queste parole si trova in una lettera a Crispi del 25 maggio 1855:

Un’altra frazione d’uomini è quella così detta dei secolaristi, rappresentata da G. J. Holyoake e che conta fra i suoi una celebrità femminile morente oggi fisicamente, Miss Harriet Martineau. Sono gente di buona onesta fede, politicamente democratici che, scienti dell’ipocrisia, e ribellantisi al divorzio della terra e del cielo sancito dal Cristianesimo, s’immaginano d’essere atei. A un cielo senza terra oppongono una terra senza Cielo, non vedendo come me che si tratta di riunire cielo e terra e cioè reale e ideale. Loro organo è il «Reasoner», giornale settimanale. Sono in contatto con essi come con gli altri. Anzi, richiesto d’aiutarli, ho detto che lo farei, purché mi lasciassero dir chiaramente la mia credenza religiosa nel loro giornale: hanno aderito; e credo che una lettera mia debba escire nel numero d’oggi: l’Uffizio è 147 Fleet Street. Farò di mandarvi il giornale. È un altro sintomo del bisogno di ricerca di novità che v’indicavo in fatto di religione.

In una lettera del 19 marzo 1856, alla piccola Sidney Millner Gibson, ritroviamo la stima di Mazzini per la Martineau:

Se tu sapessi quanto vorrei che tu assistessi alle lezioni che i miei amici Ashurst, Mr. Taylor e la buona signorina Martineau fanno ai bimbi della scuola italiana.

Nel 1855 le fu diagnosticato un disturbo cardiaco che avrebbe potuto causare la sua morte in qualsiasi momento. Con questo stimolo scrisse, in pochi mesi, la sua Autobiography che venne pubblicata postuma nel 1877.

Appoggiò la campagna delle donne inglesi per l’abolizione delle leggi sulle malattie contagiose; si trattava di tre “Acts” che prendevano spunto dal congresso medico di Parigi del 1869 che non faceva altro che riprendere la linea tracciata vent’anni prima da Parent-Duchâlet. Il terzo di questi “Acts”, che allungava a nove mesi il periodo legale di segregazione nei sifilicomi, fece perdere la pazienza alle donne inglesi che costituirono la Ladies National Association for the repeal of the contagious deseases Acts. Sarcasticamente mutò poi nome in Ladies National Association for the abolition of State Regulation of Vice. Grazie alla vasta eco dovuta anche all’adesione a questa protesta di personalità come Florence Nightingale, Mazzini, Hugo, Stuart Mill, in breve tempo fu presentata alla camera dei comuni una mozione di abrogazione.

Fin dal 1863 aveva pubblicato editoriali sul «Daily News» facendosi portavoce della protesta di numerose intellettuali e associazioni femminili nei confronti di una legislazione discriminatoria, favorendo quindi la nascita di un vasto fronte suffragista. Nel 1867 sottoscrisse la prima petizione per il voto delle donne presentata da John Stuart Mill al Parlamento inglese. Tutta questa attività portò a due importanti conquiste: l’accesso delle donne ai consigli scolastici e il Married Woman Act che consentiva alle donne maritate di tenersi i soldi guadagnati col proprio lavoro dopo il matrimonio senza doverli più consegnare al marito.

Harriet si spense, dopo una vita laboriosa, il 27 giugno 1876 ad Ambleside, secondo altre fonti a Londra.

Fonti:

  1. Harriet Martineau, in: Vittorio Parmentola-Bianca Rosa, Democrazia e femminismo. Torino, 1982.
  2. Democrazia e radicalismo, Il radicalismo liberale di Harriet Martineau, in: Ginevra Conti Odorisio e Fiorenza Taricone, Per filo e per segno, Torino, 2008.
  3. Rina Macrelli, L’indegna schiavitù, Anna Maria Mozzoni e la lotta contro la prostituzione di stato. Roma, 1980.
  4. Ginevra Conti Odorisio: Harriet Martineau tra economia e politica, in: Fiorenza Taricone e Rossella Bufano (a cura di): Pensiero politico e genere dall’Ottocento al Novecento. Melpignano (Lecce) 2012.
  5. Harriet Martineau, Autobiography with Memorials by Maria Weston Chapman, London 1877.
  6. D. Deidre, Intellectual Woman and Victorian Patriarchy, London 1987.
  7. Harriet Martineau, Retrospect of Western Travel, Armonk, New York – London, England 2000.

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Nella vecchia Norvegia
    Nell’estremo nord della Norvegia, dove la suggestione dell’aurora boreale contribuisce a tenere vive le credenze mitologiche relative a spiriti che impersonano i fenomeni della natura, Erica e Rolf, due giovani lavoratori di una fattoria, si fidanzano e vogliono sposarsi. Classico per ragazzi degli anni ’20 dello scorso secolo, nella traduzione di Elena Casella Giglioli, educatrice e mazziniana.
 
autore:
Harriet Martineau
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Martineau, Harriet
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