Heinrich Mann«In me domina l’elemento nordico-protestante, in mio fratello Heinrich quello cattolico-latino. In me c’è quindi più coscienza, in lui più volontà attiva. Io sono un individualista etico, lui è socialista, o come si voglia ancora parafrasare e definire questo contrasto che si manifesta intellettualmente, artisticamente, politicamente, in breve in ogni rapporto.» (Thomas Mann,Epistolario)

In questa lettera del 1919 Thomas Mann definisce con nettezza la distanza tra i due fratelli, pur cresciuti nella stessa famiglia ed accomunati dall’amore per la letteratura: la fa derivare da un “elemento nordico protestante”, riconducibile al padre tedesco, e uno “cattolico-latino”, che Heinrich avrebbe ereditato dalla madre, figlia di un tedesco e di una brasiliana. Thomas si riferisce però anche all’amore che il fratello, ancora ventenne, fin dal suo primo soggiorno aveva maturato per l’Italia.

Heinrich Johann Luiz Mann nasce a Lubecca nel 1871, e qui frequenta, con ottimi risultati, il liceo, ma solo fino al 1889, quando interrompe gli studi per allontanarsi dalla famiglia, trasferendosi prima a Dresda come apprendista in una libreria, poi, l’anno dopo, a Berlino, per lavorare nella casa editrice Fischer. Il suo primo contatto con una grande città ha un forte impatto sul giovane Heinrich: si inserisce infatti nell’ambiente culturale frequentando l’università e collaborando con riviste letterarie e liberali di Monaco e di Berlino, in cui esprime la propria critica nei confronti della borghesia tedesca. Nel contempo, però, conduce una vita dissoluta, dilapidando il denaro inviatogli dal padre e indebitandosi. Alla morte del padre, nel 1891, la madre ne mette in vendita l’attività e con i cinque figli, tre maschi e due femmine, si trasferisce a Monaco, assegnando ad Heinrich una rendita mensile. A Monaco i due fratelli continuano a dedicarsi alla saggistica, alla narrativa e al giornalismo, ma l’insofferenza di Heinrich lo porta presto altrove, come testimonia una sua lettera inviata nel 1893 da Riva del Garda, dove era ricoverato in un sanatorio, all’amico Ludwig Ewers:

«Dopo che Monaco e la vita di famiglia mi erano diventate nella stessa misura sempre più insopportabili, sono partito senza pensarci tanto e, dopo una breve sosta a Bolzano, mi sono trattenuto qui con l’intenzione di ripartire oggi o domani per Firenze. Ma ora ho deciso di rimanervi più a lungo e probabilmente per tutto il mese di ottobre [ … ]. Il lago è meraviglioso; ci sono gite in battello, escursioni, cascate, una vecchia e graziosa cittadina, un buon hotel e un vitto eccellente, cose che danno un indescrivibile senso di sicurezza.»

L’amore per l’Italia lo porterà a soggiornarvi in periodi e luoghi diversi, per un totale di quasi dieci anni. In questo periodo di spostamenti incessanti, da Parigi a Milano, da Firenze all’Austria, da Venezia a Palestrina, vicino a Roma, dove, raggiunto dal fratello Thomas, rimane due anni, scrive e pubblica i suoi primi romanzi: In una famiglia, Il paese della cuccagna, la trilogia delle dee, La piccola città ed alcune novelle come Professor Unrat, cui si ispirerà Josef von Sternberg per realizzare nel 1930 il film L’angelo azzurro con Marlene Dietrich.

Durante questi anni, crescono in lui l’interesse per la politica e per le questioni sociali e, nel contempo, l’avversione nei confronti della società autoritaria dell’età guglielmina (da Guglielmo II, ultimo imperatore tedesco e re di Prussia dal 1888 al 1918). Anche i rapporti con i familiari diventano più tesi, ad eccezione di quello con la sorella Carla, che però si suicida nel 1910. Si determina invece una contrapposizione fra i due fratelli, diversi per carattere, visione del mondo, della società del tempo e soprattutto del ruolo dell’intellettuale. Heinrich è ora d’idee liberali, democratiche, vicino al pensiero della Francia illuminista e postrivoluzionaria, Thomas monarchico e conservatore. In un saggio del 1911 Heinrich, in nome del suo ideale di una letteratura sociale ed impegnata, attacca gli scrittori tedeschi, come il fratello, chiusi nelle loro torri d’avorio, lontani dal popolo. Nel 1914 matura la rottura fra i due e quattro anni dopo Thomas scrive Considerazioni di un impolitico, saggio in cui distingue la vera letteratura, da lui considerata “arte”, da quella impegnata, che si volge alla realtà sociale.

Nel 1914 Heinrich si sposa con l’attrice praghese Maria Kanova e nel 1918 viene pubblicato Il suddito, romanzo che ottiene un successo internazionale e che ispirerà anch’esso, nel 1951, un film, di Wolfang Staudte. Thomas ed Heinrich si riappacificano solo durante la repubblica di Weimar, che il primo, pur essendosi allontanato dalla vita politica, appoggia e della quale Heinrich diviene attivo e convinto sostenitore, tanto da assumere il ruolo di presidente della sezione letteraria dell’Accademia delle Arti di Berlino. Nel 1928, separatosi dalla moglie, Heinrich ritorna a Berlino, dove partecipa attivamente alla vita politica. In occasione delle elezioni del 1932, dato che, a fronte dell’irresistibile ascesa del nazismo, i due partiti socialisti tedeschi (Spd e il Kpd) invece di unirsi per contrastarlo si combattevano a vicenda (e lo scrittore Stefano Massini trova in questo un forte elemento di contemporaneità), Heinrich firma, assieme ad Albert Einstein, un appello a tutte le forze di sinistra affinché si alleino per arginare l’avanzata della destra. Il loro accorato richiamo rimane però inascoltato, e relegato a mera espressione della protesta di intellettuali avulsi dalla realtà.

Nel 1933, all’ascesa del nazismo, entrambi i fratelli sono costretti ad emigrare. Thomas si trasferisce in Svizzera e poi negli Stati Uniti, nel distretto di Los Angeles, per rientrare in Europa, sempre in Svizzera, nel 1952. Heinrich , ricercato dai nazisti, riesce poco prima di essere catturato a fuggire in Francia, poi in Cecoslovacchia dove, privato della nazionalità tedesca, ottiene il passaporto grazie all’intervento dell’ex moglie. Si sposta quindi in Francia, dove s’impegna attivamente contro il nazismo collaborando con il Fronte Popolare.

Nel 1939 si risposa con Nelly Kroger e con lei si sposta in Spagna e un anno dopo in California, a Los Angeles, dove rivede il fratello ed incontra Einstein e Brecht. Inizia quindi per Heinrich il periodo più drammatico della sua esistenza: disconosciuto come scrittore (al contrario di Thomas), angustiato da problemi economici nonostante il supporto del fratello, perde anche la moglie, molto più giovane, che, vittima della depressione, si suicida nel 1944. Nel 1948, dopo che Berlino gli aveva offerto la laurea honoris causa, viene nominato presidente della Nuova Accademia delle Arti di Berlino Est ma, prima di poter rientrare in Germania, muore a Santa Monica, in California, nel 1950.

Fonti:

Note biografiche a cura di Mariella Laurenti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • I poveri
    Romanzo
    In questo secondo romanzo, dopo Il suddito, della trilogia Romanzi della società tedesca nell'età di Guglielmo II, vicende e personaggi sono presentati dal punto di vista degli operai, ed in particolare da quello di Carlo Balloch: questi si sente depositario della missione di riscattare se stesso ed i suoi compagni dalla miseria e dallo sfruttamento, in una simbolica presa di possesso di villa Villalta, roccaforte dell'odiato Diederich Hetzling.
  • Il suddito
    Il romanzo del tempo di Guglielmo II
    Il protagonista del romanzo, Diederich, un vero antieroe per la verità, in ogni situazione della vita asseconda la sua indole di suddito. Vero deuteragonista è il Kaiser Guglielmo II; questi, se non con la presenza, è onnipresente però attraverso pensieri, discorsi e azioni dei personaggi. Cruciale risulta quindi l'incontro di Diederich con il suo eroe, Guglielmo II.
 
autore:
Heinrich Mann
ordinamento:
Mann, Heinrich
elenco:
M