Lorenzo (Lorenzino) di Pierfrancesco de’ Medici, detto anche Lorenzaccio (Firenze, 22 marzo 1514 – Venezia, 26 febbraio 1548), è stato un politico, scrittore e drammaturgo italiano, esponente della famiglia Medici.
Appartenente al ramo popolano della celebre dinastia, è passato alla storia soprattutto come assassino di suo cugino, il duca Alessandro de’ Medici.
Figlio di Perfrancesco e di Maria Soderini, perse il padre quando era appena undicenne (1525), e fu allevato dalla madre alla villa del Trebbio insieme al fratello minore Giuliano e alle due sorelle Laudomia e Maddalena. Nel 1526 fu portato a Venezia con Giuliano e con il futuro Cosimo I de’ Medici per sfuggire all’arrivo dei Lanzichenecchi. La loro partenza fu provvidenziale perché, soltanto un anno dopo, il Sacco di Roma indebolì pesantemente Papa Clemente VII de’ Medici, e come conseguenza i Medici vennero cacciati da Firenze.
Nel 1530 Lorenzino si trasferì a Roma, dove alcuni anni dopo fu protagonista di un episodio difficile da comprendere: nel 1534 mutilò alcune teste delle statue antiche dell’arco di Costantino). Solo l’intervento del cugino cardinale Ippolito salvò il ragazzo dall’ira del Papa, che aveva promesso di mandare a morte il responsabile dei vandalismi. Gli storici si sono interrogati circa le motivazioni del gesto, arrivando a vedervi, oltre al desiderio di impossessarsi di opere antiche, anche un segno della gelosia per le ricchezze del cugino pontefice, o un tentativo di emulazione del celebre atto compiuto da Alcibiade alla vigilia della spedizione in Sicilia, nel 415 a.C.. L’episodio comunque valse a Lorenzino una disonorevole cacciata dalla città e forse fece nascere il soprannome di Lorenzaccio.
Lasciata Roma, il giovane Medici riparò a Firenze, dove divenne ben presto il compagno degli eccessi del duca Alessandro, che nel 1530 era diventato signore della città e nel 1532 duca di Firenze. I due instaurarono un legame molto stretto, ma l’autenticità della loro amicizia è stata spesso messa in discussione e il loro rapporto non fu privo di punti oscuri. Secondo lo storico Iacopo Nardi, amico di Lorenzino, questi fu « grandemente amato » da Alessandro, che « lo faceva partecipe di tutti i suoi … poco onesti segreti di amore ».
Lo storico filomediceo cinquecentesco Scipione Ammirato sostiene che Lorenzino odiava il cugino, e cominciò a pianificarne l’omicidio in seguito al decesso del cardinale Ippolito, forse avvelenato per ordine dello stesso duca, ad Itri, il 10 agosto 1535. Altri commentatori e storici coevi ritengono che il progetto delittuoso fosse maturato nella mente del giovane già l’anno prima, quando morì l’odiato pontefice. Nella Vita, Benvenuto Cellini narra che, avendo chiesto a Lorenzino il rovescio di una medaglia in cui doveva effigiare il volto di Alessandro, il giovane promettesse di procurarlo al più presto, anche perché sperava « di far qualche cosa da far meravigliare il mondo ».
Nel 1536, il duca si schierò contro Lorenzino nell’ambito di un’annosa lite patrimoniale venutasi a creare tra i discendenti di Pierfrancesco de’ Medici, bisnonno di Lorenzino, procurando un forte danno economico al cugino. Nello stesso anno, Alessandro convolò a fastose nozze con la figlia naturale dell’imperatore Carlo V, Margherita.
La sera del 6 gennaio 1537 Lorenzino attirò Alessandro nei propri appartamenti prospettandogli una notte d’amore, e lo lasciò solo con la promessa di tornare presto con la donna con cui aveva precedentemente preso accordi. Secondo la maggior parte degli storici si trattava di Caterina Soderini, moglie di Leonardo Ginori, ma stando a Bernardo Segni, la donna era Laudomia, sorella di Lorenzino. Alessandro nel frattempo si addormentò e, avendo congedato i suoi uomini, era del tutto inerme e indifeso quando Lorenzino tornò assieme al suo servitore Piero di Giovannabate, detto Scoronconcolo. I due lo aggredirono a colpi di spada e pugnale, e a nulla valse la feroce reazione del duca che combatté con tutte le sue forze prima di essere ucciso.
Molte ipotesi sono state avanzate per spiegare le ragioni dell’omicidio, dal risentimento personale per gelosia o per le questioni ereditarie, alla volontà di Lorenzino di compiere un gesto eclatante che immortalasse la sua gloria. Secondo gli esuli repubblicani antimedicei Lorenzino fu mosso da ragioni politiche, e uccise il duca per liberare Firenze da quello che molti ritenevano un tiranno e consentire il ritorno della Repubblica, che era stata sostituita dal Principato soltanto pochi anni prima. Questa spiegazione converge con quella data da Lorenzino stesso nella sua celebre Apologia, scritta pochi giorni dopo il delitto.
Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Lorenzino_de’_Medici