Dall’incipit del libro:
La Comune è oggi a punto per la storia. Alla distanza di venticinque anni i fatti si delineano nettamente, si raggruppano sotto il loro vero aspetto. Allora, nel lontano orizzonte, gli avvenimenti si accumulavano come attualmente; con la differenza che allora soltanto la Francia era insorta, mentre oggi il risveglio è in tutto il mondo. Qualche anno prima della sua fine, l’Impero rantolante si attaccava a tutto, al ciuffo d’erba come alla roccia, e tutto gli sfuggiva; ma pure si aggrappava sempre, con gli artigli sanguinanti e i piedi nell’abisso. Ma venne la disfatta. La montagna precipitando lo schiacciò. Fra Sedan e i tempi in cui siamo le cose appaiono spettrali, e noi stessi siamo degli spettri vissuti in mezzo ai morti. Quest’epoca è il prologo del dramma che cambierà le basi delle società umane. Le nostre lingue imperfette non possono rendere esattamente l’impressione magnifica e terribile del passato che sparisce confondendosi coll’avvenire che sorge. In questo libro ho tentato di far rivivere il dramma del 71. Un mondo che nasce sulle macerie d’un mondo morente. E il tempo nostro è simile a quello della fine dell’Impero, con in più la repressione selvaggia e l’esumazione dal crudele passato di più feroci, acuti, sanguinanti orrori. Come se si potesse impedire la eterna attrazione del progresso! Non si può uccidere un’idea a colpi di cannone, come non le si possono mettere le manette.

