Gabriele Luigi Montemartini nacque nel 1869 a Montù Beccaria, nell’Oltrepò pavese, da Pietro Montemartini, modesto proprietario terriero e più volte sindaco del paese, e Angela Mascheroni. Luigi ebbe due fratelli maggiori: Clemente, che divenne un importante fisico e chimico e terminò la vita come direttore del Politecnico di Torino, e Giovanni, che fu uomo politico, favorevole alla municipalizzazione di alcune aziende italiane, e docente universitario. Giovanni favorì l’apertura di una centrale termoelettrica nel quartiere Ostiense di Roma, operativa dal 1912. Nel 1997 nella centrale, non più attiva da alcuni anni, fu trasferita una selezione di sculture e reperti archeologici dei Musei Capitolini; questo ne decretò la riconversione in interessante struttura museale, la ‘Centrale Montemartini’, nella quale convivono bellissime sculture romane e maestosi antiquati macchinari industriali.
In tutta la sua vita Luigi Montemartini fu profondamente e attivamente scienziato, in particolare nella botanica e nelle scienze agrarie, ed insieme, in maniera inscindibile, uomo molto attento ai problemi sociali. La sua cultura scientifica di matrice positivista permeava anche la sua idea politica per la quale la creazione di una società socialista sarebbe avvenuta per gradi in un processo in costante evoluzione.
D’altra parte, come anche avvenne per Emilio Sereni una cinquantina di anni dopo – ne abbiamo scritto a proposito di Marina Sereni (alias Xenia Silberberg) –, sembra inevitabile che, quando si studia la vita delle piante, le loro malattie, la loro distribuzione nel territorio, e se l’impianto del pensiero è liberale e progressista, si vada ad incrociare con le masse contadine, con chi con la coltivazione e la cura delle piante costruisce la vita.
Lo scienziato, il botanico.
Nel 1886 Luigi si iscrisse all’Università di Pavia e nel 1890 si laureò in Scienze naturali. Suoi interessi specifici erano la fisiologia e la patologia vegetale. Nel 1891 e per 5 anni fu Secondo assistente dell’Istituto botanico di Pavia; per tre anni fu Conservatore (1896-1899) e nel 1899 ottenne la libera docenza in Botanica applicata ed Evoluzione del Regno vegetale nell’ateneo pavese. Contemporaneamente alla cattedra a Pavia, dal 1911 al 1921 insegnò Patologia vegetale alla prestigiosa Scuola superiore di agraria di Milano. Passò di ruolo nel 1922 a Pavia e dal 1920 al 1926 assunse anche la direzione dell’Orto botanico universitario. Tenne anche le Conferenze di Botanica per la Scuola normale annessa all’Università. Per l’anno accademico 1923-24 il rettore Arrigo Solmi lo invitò a tenere il discorso inaugurale. Il titolo della comunicazione di Montemartini fu A quarant’anni dalla morte di Darwin.
Nel 1926 per la sua opposizione al regime fascista e in base alle Leggi cosiddette ‘fascistissime’, emanate tra il 1925 e il 1926, fu arrestato e condannato al confino. Col successivo proscioglimento poté tornare all’insegnamento universitario a Pavia e a Milano. In seguito fu destinato come docente della cattedra di Botanica, all’Università di Palermo e, dal 1928 al 1939, ne diresse l’Osservatorio per le malattie delle piante e l’Orto botanico. Nel 1939 si trasferì a Milano e divenne direttore della “Rivista di Patologia Vegetale”.
Dagli anni ’30, oltre ad altri incarichi di rappresentanza, fu Socio corrispondente del Regio Istituto Lombardo, dell’Accademia delle Scienze e dell’Accademia di Agricoltura di Torino. Nella sua attività di botanico, produsse numerosissime pubblicazioni sulla vita delle piante: note di fitopatologia, di biologia e fisiologia vegetale… frutto delle sue continue ed appassionate ricerche.
L’uomo politico.
Nel 1893 aderì al Partito socialista, di cui divenne uno dei più popolari dirigenti nell’Oltrepò pavese tanto da venir eletto consigliere comunale nel suo paese natale. Creò o aiutò la nascita di numerose cooperative, in particolare le cantine sociali nella sua zona, circoli socialisti, biblioteche popolari, case del popolo e giornali locali. Nel 1894 fu condannato – Francesco Crispi era a capo del governo – per aver organizzato una manifestazione di solidarietà per i fasci siciliani. Nel 1898 divenne consigliere provinciale e l’anno dopo fu eletto nel consiglio comunale di Pavia, venendo sempre rieletto per più di venti anni. Si impegnò nell’amministrazione locale, collaborando alla costruzione del Ponte della Becca, sul Po, e del Policlinico pavese.
Nel 1900 venne eletto alla Camera dei deputati per il Collegio di Stradella e rimase in tale carica fino al 1924, fino all’avvento del fascismo. Alla Camera presentò tre progetti di legge tutti legati al mondo dell’agricoltura. Fece parte in qualità di segretario (1909-1919) della Giunta per le elezioni nella XIII e nella XIV legislatura del Regno d’Italia. Per due anni (1920-1922) fu anche assessore alle finanze nel Comune di Pavia.
Oltre ad una profonda conoscenza del mondo degli agricoltori, salariati, fittavoli, piccoli proprietari terrieri proprio nella zona e nel momento in cui più aspre e vivaci erano alle lotte del movimento contadino, Montemartini ebbe anche una straordinaria capacità di organizzare e di costruire relazioni tra il movimento politico e quello sindacale, tra la base popolare e i quadri dirigenti. Per questo nel 1902 fu incaricato di scrivere la relazione sull’organizzazione dei lavoratori della terra per il VII Congresso nazionale del Partito socialista.
Montemartini era convinto che il movimento contadino non fosse ancora pronto per affrontare lo scontro con i padroni, ma si richiedesse invece una organizzazione più fluida. Nella pratica questa sua idea, moderata e prudente, diede risultati disastrosi e in poco più di un anno il movimento si ridimensionò notevolmente, mentre altrove la corrente più radicale e rivoluzionaria si rivelava di maggiore tenuta e di maggior seguito. Montemartini denunciò uno scollamento tra il livello sindacale e quello politico, inteso come azione parlamentare. Puntò sul cooperativismo, capace, a suo avviso, da una parte di sensibilizzare le masse contadine educandole ad un’azione comune e solidale e dall’altra di formare i quadri dirigenti. Suo interesse da sempre non era travolgere, espropriare i piccoli proprietari terrieri; piuttosto il Partito socialista avrebbe dovuto, secondo lui, coinvolgerli, attraverso la creazione di cooperative, in una visione collettivista. Il PSI lo ignorò ma Montemartini da deputato chiese per i proprietari crediti ed agevolazioni fiscali, permanendo nell’idea che la cooperazione sarebbe stata utile sia per i proprietari che per le masse rurali.
Era fondamentale poi che il movimento si adattasse all’aria che spirava in Parlamento. Mentre i governi Crispi, dichiaratamente autoritari ed avversi al socialismo, spingevano il movimento verso forme accese di lotta, la presidenza del Consiglio di Giolitti, succeduto a Crispi, autorizzava a nutrire speranze di attuazione di un programma di riformismo graduale, che richiedeva anche possibili alleanze con una borghesia illuminata.
Come logico, Montemartini si oppose alla guerra di Libia e alla partecipazione dell’Italia alla prima guerra mondiale, in completa controcorrente rispetto alla proliferazione della lotta rivoluzionaria che venne poi definita il ‘biennio rosso’ (1919-1920). Egli mantenne il suo pensiero sulla strada maestra della legalità anche quando il movimento contadino fu oggetto della violenza fascista della prima ora. Per opporsi alle forze reazionarie, auspicava un’intesa tra il Partito socialista e la borghesia sia laica che cattolica, ma questa linea nel 1922 fu avversata dal Partito socialista, che rispose con l’espulsione di Montemartini insieme con altri riformisti.
Nel 1943, per sfuggire ai bombardamenti, tornò al suo paese natale, dove, alla Liberazione, fu nominato Sindaco dal C.L.N., carica che lasciò nel 1946, quando fu eletto deputato all’Assemblea costituente. Rimase nella Costituente fino al 1948, prima come membro del Partito socialista e poi, dal 1947, del Partito socialista dei lavoratori italiani.
Fu eletto senatore nella prima Legislatura del Senato della Repubblica (1948-1953), dove fece parte del Gruppo di Unità socialista. Fu membro della Commissione permanente sui Lavori pubblici, Trasporti, Poste e Telecomunicazioni e Marina Mercantile, e della Commissione permanente su Agricoltura e Alimentazione. Infine dal 1948 fu chiamato a partecipare alla Commissione per la vigilanza sull’amministrazione del debito pubblico.
Morì a Pavia nel 1952.
Davanti al Municipio di Montù Beccaria fu collocato un monumento a figura intera.
Fonti:
- Giuseppe Sircana, MONTEMARTINI, Gabriele Luigi, in Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 76 (2012)
https://www.treccani.it/enciclopedia/gabriele-luigi-montemartini_(Dizionario-Biografico)/ - https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_Montemartini
- https://www.accademiadellescienze.it/accademia/soci/gabriele-luigi-montemartini
- https://storia.camera.it/deputato/gabriele-luigi-montemartini-18690306
- https://www.senato.it/leg/01/BGT/Schede/Attsen/00009360.htm
- https://www.anpi.it/biografia/gabriele-luigi-montemartini
- https://phaidra.cab.unipd.it/view/o:2361
- https://prosopografia.unipv.it/docenti/2158
Note biografiche a cura di Claudia Pantanetti, Libera Biblioteca PG Terzi APS
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- A quarant’anni dalla morte di Darwin
Discorso inaugurale dell’anno accademico 1923-1924 nella R. Università di Pavia
Quando l’insigne botanico pronuncia nell’ateneo pavese questo discorso per l’inaugurazione dell’anno accademico 1923-1924, il mondo scientifico è nella fase di fondazione della teoria dell’evoluzione, suscitata dagli studi di Darwin, periodo in cui la discussione verteva specificamente sul tema della selezione. - La vita delle piante
In questo agile manuale di botanica, l’autore spiega con cura, semplicità ed anche con qualche accento poetico, tutto lo svolgersi della vita delle piante dalla riproduzione alla morte e sottolinea la loro fondamentale importanza.