Discorso inaugurale dell’anno accademico 1923-1924 nella R. Università di Pavia

Montemartini pronunciò questo discorso, celebrando il quarantennale della morte di Darwin, in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico 1923-24 all’ateneo di Pavia. Ci si trovava, all’inizio degli anni ’20, nella fase di fondazione della teoria dell’evoluzione e, in particolare, la discussione verteva specificamente sul tema della selezione.

Mentre i tre principali studiosi, quelli che capirono a fondo la logica della selezione, cioè – oltre allo stesso Charles Darwin – Hugo De Vries e August Weismann, si impegnarono in maniera attiva perché prendesse il sopravvento la versione del fenomeno della selezione a un solo livello, cioè al livello degli organismi, Montemartini coglie, embrionalmente certo ma non per questo in maniera trascurabile, alcuni aspetti della discussione in atto che oggi si potrebbe dire abbiano prefigurato modelli di tipo cladistico.

Darwin sembrava si fosse reso conto che, senza introdurre il concetto di selezione a livello di specie, la discussione sulla “diversità” avrebbe incontrato difficoltà insormontabili ad essere spiegata. Storicamente ci si limita a ricordare in questa direzione il concetto di selezione di gruppo in relazione all’altruismo dell’uomo. Ma c’è da aggiungere che la versione “ampia” dell’Origine ha visto la luce solo nel 1975 e solo a quel punto è emersa l’idea darwiniana della selezione a livello di specie. Weismann, nelle sue opere più tarde, parla con grande chiarezza di livelli gerarchici nei meccanismi selettivi, e De Vries, che non mancava di mettere in discussione l’efficacia della selezione a livello di organismi, introduce con la massima chiarezza il concetto di “selezione di specie”.

Montemartini pone più volte l’accento sui contributi di De Vries (https://liberliber.it/autori/autori-d/hugo-de-vries/) (non su quelli di Weismann, che a tutt’oggi mi risulta pochissimo tradotto in italiano, e, probabilmente, all’epoca nella quale Montemartini scrive, anche in inglese) e l’importanza storica di questo suo breve testo io credo risieda soprattutto nella capacità di individuare, in maniera quasi pionieristica, temi di discussione che si svilupperanno negli anni a seguire, spesso anche in maniera molto vivace. Per questo vanno sottolineate con convinzione affermazioni come queste:

«[…] così la specie evolvendosi è portata a dare determinate altre specie ed è ancora la selezione che lascerà sopravvivere, di queste, le più adatte.»

«Alcune di queste [specie di flora alpina] ci appaiono così stabili, che poterono essere prese dallo stesso De Vries per dimostrare la stabilità normale della specie.»

«Lo stesso De Vries […] si è infatti creduto autorizzato ad ammettere simili periodi di mutabilità anche per altre specie di vegetali.»

Queste brevi citazioni dal testo di Montemartini sono già sufficienti per chiarire come l’autore abbia chiari come campi di studio e approfondimento i problemi della selezione di specie, della stasi (che è l’elemento più chiaro che emerge dalla paleontologia e che contrasta in maniera abbastanza evidente con l’idea dei graduali piccolissimi mutamenti progressivi) e quello dei “periodi di mutabilità” che, molti anni dopo Gould ed Eldredge inquadrarono nella teoria degli “equilibri punteggiati”.

Anche la “ridondanza” delle mutazioni è argomento presente in Montemartini. Nel noto dibattito tra Mivart e Darwin stesso venne sottolineato come il rapporto fra organi e funzioni sia potenzialmente ridondante; ricordiamo che l’obiezione di Mivart, spesso ripetuta in maniera superficiale anche da antievoluzionisti (creazionisti) odierni, verteva sul fatto della difficoltà a spiegare con la teoria della selezione naturale l’affinamento di strutture molto complesse a partire da stadi incipienti, che non essendo ancora “utili”, dal punto di vista appunto della funzione, non potevano essere selettivamente scelti come “più adatti”. Darwin ipotizzò che uno stadio iniziale sviluppatosi sotto spinte adattative potesse essere “cooptato” per soddisfare poi esigenze del tutto diverse. Queste ipotesi sono state poi sviluppate in tempi recenti in maniera convincente da Elisabeth Vrba e Syephen Gould introducendo il concetto di “exaptation”, vale a dire il riadattamento per funzioni diverse di strutture già a disposizione. Se a tutto questo aggiungiamo che le leggi di Mendel nel 1923 erano state appena riscoperte (da De Vries appunto) e che i risolutivi esperimenti di Morgan su Drosophila Melanogaster, fondati sulle ipotesi cromosomiche di Sutton, erano molto poco conosciuti in Europa, le intuizioni di Montemartini appaiono particolarmente interessanti.

Come è interessante la sua volontà di studiare a 360° gradi il tema proposto, cosa che anche oggi, purtroppo molto spesso, non accade e prevale il tentativo di ingabbiare la ricerca in schemi predefiniti. Indice di questa apertura è l’aver citato come fonte di possibili spiegazioni la teoria dell’Ologenesi (https://liberliber.it/autori/autori-r/daniele-rosa/ologenesi/) di Daniele Rosa (https://liberliber.it/autori/autori-r/daniele-rosa/), le cui idee furono accantonate e trascurate anche dagli storici della scienza per oltre settant’anni. Federico Raffaele – traduttore tra l’altro dell’opera di De Vries – collocò “al di fuori della scienza” l’opera di Rosa in quanto sembrerebbe dover porre alla base delle proprie idee una sorta di “armonia prestabilita”. Il limite di Rosa è, se mai, di aver voluto costruire una teoria che non solo fosse coerente ma unitaria e deterministica. Questo conferisce alla teoria dell’Ologenesi una rigidità che pare in antitesi con la flessibilità e capacità di adattamento della teoria della selezione naturale. Proprio per questo ci può ancora adesso essere utile per cogliere un aspetto importante di tale teoria, cioè di essere una teoria “bipartita”, dove l’elemento della casualità, nella proposta che scaturisce dalle mutazioni, convive e si compenetra con l’aspetto deterministico della “sopravvivenza” della mutazione che presenta caratteri più favorevoli. Infatti Montemartini premette alla brevissima illustrazione della teoria ologenetica queste parole:

«Onde la ricerca è spinta a trovare altre cause che possano provocare le mutazioni e quasi determinarne il senso. Le ipotesi relative alle cause dirette di adattamento non si possono dire superflue.»

Per concludere possiamo affermare che il breve testo di Montemartini ci possa far riflettere sulle ragioni per le quali l’iniziale pluralismo della cosiddetta “Sintesi Moderna” si sia irrigidita, nelle successive versioni proposte nei relativi testi fondamentali, indirizzandosi verso evidenti preferenze di tipo adattazionista semplicemente inquadrate nei termini propri della selezione naturale. Uno sguardo storico d’insieme, che comprende utilmente anche questo breve testo, ci consente di constatare che negli anni ’20 dello scorso secolo queste rigidità non erano ancora né così marcate né palesemente egemoniche.

Sinossi a cura di Paolo Alberti

Dall’incipit del discorso:

Signore, Signori, Egregi Giovani,

Quando nell’aprile del 1883, Carlo Darwin moriva a 73 anni nella sua villa di Down presso Londra, dalla quale tanto appassionato e violento dibattito aveva suscitato in tutte le parti del mondo, in Italia era ancor viva la lotta, ma già prossima ad un incontrastato trionfo, intorno alle sue teorie, volgarizzate da poco da Canestrini e Lessona e sostenute e spiegate con magnifica fede a Pavia, da Leopoldo Maggi e dai suoi allievi.
Nessun paese come il nostro si trovava in condizioni psicologiche più adatte per entusiasmarsi delle nuove ed audaci dottrine del grande naturalista inglese.

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titolo:
A quarant’anni dalla morte di Darwin
sottotitolo:
Discorso inaugurale dell’anno accademico 1923-1924 nella R. Università di Pavia
titolo per ordinamento:
A quarant’anni dalla morte di Darwin
descrizione breve:
Quando l’insigne botanico pronuncia nell’ateneo pavese questo discorso per l’inaugurazione dell’anno accademico 1923-1924, il mondo scientifico è nella fase di fondazione della teoria dell’evoluzione, suscitata dagli studi di Darwin, periodo in cui la discussione verteva specificamente sul tema della selezione.
autore:
opera di riferimento:
A quarant’anni dalla morte di Darwin : discorso inaugurale dell’anno accademico 1923-1924 nella R. Università di Pavia / Luigi Montemartini. - Pavia : Prem. stab. tipogr. succ. Bizzoni, 1923. - 19 p. ; 24 cm.
licenza:

data pubblicazione:
27 marzo 2024
opera elenco:
A
soggetto BISAC:
SCIENZA / Generale
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it
impaginazione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
Claudia Pantanetti, liberabibliotecapgt@gmail.com
revisione:
Claudia Pantanetti, liberabibliotecapgt@gmail.com