Dall’incipit del libro:
La Camorra potrebbe esser definita l’estorsione organizzata: essa è una società segreta popolare, cui è fine il male. È utile studiarla da vicino, non solo per osservare i costumi ancora poco conosciuti e offrire qualche singolarità di più alla curiosità del pubblico, ma sopratutto per mostrar i veri ostacoli che l’Italia incontra a Napoli. I pubblicisti stranieri, quelli in specie, che a profitto di certe teorie e forse di certe ambizioni hanno avversato l’unità italiana, attribuiscono questi ostacoli a non so quale opposizione sentimentale e politica. Scrivono tutti i giorni che l’Italia occupa il Napoletano senza possederlo, imponendosi alle popolazioni che la respingono e bramano esser da lei avulse. Di qui concludono che bisogna conservare al Papa il suo poter temporale. Per rispondere a questi strani errori, basta porre nettamente la questione. Per Italia io non intendo la tal dinastia, il tale stemma, la tale provincia del settentrione, cui si è annessa la penisola intiera. Intendo il gran principio, la grande associazione nazionale, che, dopo quattordici secoli di conati infruttuosi, comincia a trionfare nei giorni difficili in mezzo ai quali viviamo. Le grandi questioni sono come i capolavori della statuaria: se si vuole comprenderle e apprezzarle sanamente nella loro splendida realtà, bisogna porle sul loro piedistallo.


