Dall’incipit del libro:
La storia di rapine che si andava svolgendo sul telaio interessava tutta la platea; ma gli «intellettuali» erano venuti, come le altre sere, per sentire Marullo – o meglio il maestro Marullo – che suonava all’«Edison» per l’ultima volta. Anche dalle poltrone certuni battevano le mani, col ritorno della luce e del silenzio, mentre i ragazzi applaudivano le figure della pellicola: e gli applausi smorzati dai guanti si staccavano dagli ardenti applausi delle palme nude.
Parevano dire tutti, a scroscio:
— Fai male, fai male, a lasciarci…
Così gli aveva detto Grillini, il direttore dell’«Edison»; e stringendogli la mano, per l’ultima volta, lì nel corridoio, aveva ripetuto, con la sua aria d’autorità:
— …ero pronto a crescere lo stipendio, se…
Calogero Marullo aveva crollato il capo, sdegnosamente:
— Lei sa che non si tratta di questo!
— Capisco… Quasi un senso di superbia… Capisco… — aveva borbottato Grillini, allontanandosi.
Superbia? Forse lasciava per superbia quel posticino davanti al pianoforte, che aveva dato due anni di pane a lui e ad Anna Rosa? E la dignità?

