Dall’incipit del libro:

La gna’ Mara la chiamavan la farera, ma il suo telaio, coperto di polvere e ragnateli, taceva per molti mesi di seguito.
Il marito, vecchio e bolso, veniva una sola volta all’anno per farsi aggiustar le camicie e il giubbone sdruciti e per curarsi le febbri che pigliava a Salamuni; ben che non le mandasse un soldo, la farera non si moriva di fame, e nel vicinato si diceva che se l’intendesse con Vanni il falegname, quello dai capelli rossi, che serviva i meglio signori del paese e ogni anno cominciava a picchiar sulle botti a luglio e finiva in ottobre, tanti erano i clienti che aveva.
Quello che se la passava male era Mùnnino, poveraccio, di cui la madre si sbarazzava il più che poteva; la mattina lo mandava a scuola con un pezzo di pane sotto il braccio, e nel pomeriggio gli faceva trovar la porta chiusa. Mùnnino che c’era abituato, infilava i quaderni nella gattaiola e s’avviava verso la via Amarelli dove c’era la pergola di padre Nibbio; s’accoccolava su uno scalino, coi gomiti sulle ginocchia e il mento fra le mani, e guardava i ragazzi a giocare.

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titolo:
Piccoli gorghi
titolo per ordinamento:
Piccoli gorghi
autore:
opera di riferimento:
Piccoli gorghi / Maria Messina. - Palermo : Sellerio, 1997. - 133 p. ; 17 cm.
licenza:

data pubblicazione:
4 agosto 2015
opera elenco:
P
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
revisione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it