Dall’incipit del libro:
Illustre Signor Verga,
InviandoLe il mio primo libro, speravo che Ella lo leggesse, ma non osavo aspettarmene un giudizio suo.
Ò cominciato con tante titubanze, e così sola, che temevo che i miei poveri villani – già studiati con tanto amore – messi nel «libro» e mandati in giro sarebbero stati mal visti, forse appena guardati, e per niente capiti come io avevo voluto rappresentarli. E il primo giudizio, in quest’ora di trepidazioni e di caldo entusiasmo fatta di scoraggiamenti improvvisi e di fugaci e ardite speranze, mi è stato dato da Lei, da «Verga»! Da «Verga» di cui avevo letto pagine che m’àn fatto piangere d’ammirazione; da Verga che à colto il meglio e il più dell’anima Siciliana. E le Sue parole piene di benevolenza, gonfiandomi il cuore di commozione m’ànno infuso il coraggio di guardare finalmente davanti a me, m’àn lanciato nel paese dei sogni e delle speranze… Mi perdoni se oso scriverLe con franchezza. Tenga conto – Lei che è un così fine conoscitore dell’animo umano – di due cose: della mia età, ò ventidue anni, e della mia poca esperienza della società.
Son vissuta sempre sola nella mia piccola famiglia; non sono mai andata né anche a scuola; i miei maestri, sono stati mia madre quand’ero piccola e il mio unico e amato fratello sino a pochi anni fa; a lui soltanto – che m’à avviata su questa via, che, con giovanile entusiasmo d’artista, m’à additato un ideale, che à voluto far di me quel che lui non à potuto e che pur doveva essere, a lui debbo tutto.

