Nacque a Chiaravalle (Ancona) nel 1870, figlia unica di genitori cattolici e liberal-risorgimentali. Il padre Alessandro, ferrarese, era amministratore capo di una manifattura tabacchi. La madre Renilde Stoppani, marchigiana, proveniva da una famiglia di piccoli proprietari terrieri ed era parente dell’abate Antonio Stoppani, figura di spicco del cattolicesimo filorosminiano e punto di riferimento significativo nella formazione della giovane Montessori. Per contestualizzare la sua figura, ricordiamo che nel 1877 fu imposto l’obbligo scolastico per quattro anni per tutti i bambini, che fu però ampiamente disatteso, con i bambini di famiglie povere mandati al lavoro nei campi e nelle fabbriche.
Trasferitasi la famiglia prima a Firenze e poi a Roma nel 1875, Maria vi trascorse l’infanzia e la giovinezza. Frequentò la scuola elementare senza brillare a causa della impostazione autoritaria dell’epoca, che male si confaceva al suo carattere. Successivamente, brillante allieva in Matematica, e coltivando il progetto di diventare ingegnere, dal 1883 studiò alla scuola tecnica Michelangelo Buonarroti e poi, dal 1886 al 1890, all’Istituto tecnico Leonardo da Vinci. Interessandosi alla biologia, cambiò idea sul percorso di studi e si iscrisse alla facoltà di scienze nel 1890, per passare, nel 1892, alla facoltà di medicina, non senza qualche difficoltà, essendo una delle primissime donne italiane ad abbracciare tali studi. Dopo un iniziale disorientamento, cominciò presto ad affermarsi. Nel 1895 incontrò il collega Giuseppe Montesano, con cui fu ammessa nella clinica psichiatrica dell’Università di Roma, nella quale condusse per la tesi di laurea una ricerca su Le allucinazioni a contenuto antagonistico, laureandosi nel luglio 1896. Come assistente entrò quindi all’ospedale S. Giovanni, ma continuò la ricerca nella clinica psichiatrica. Sviluppava intanto un interesse per i bambini «deficienti», accostandosi alle opere di Itard e di Séguin.
Cominciò a interessarsi anche dell’emancipazione della donna e, nel 1896, partecipò a Berlino al primo Congresso dell’International Council of Women, sui diritti femminili. Tra il 1897 e il 1898 soggiornò a Parigi per studiare le opere di Séguin.
Intanto, il 31 marzo 1898, diede segretamente alla luce il figlio Mario, nato dalla relazione con Montesano. Allevato fino a quindici anni prima da un’altra famiglia e poi in collegio, il ragazzo conobbe la madre, che andava a trovarlo, ma non seppe allora la vera identità dei suoi genitori. Per evitare lo scandalo che avrebbe rovinato a entrambi la promettente carriera, essi decisero infatti di tenere nascosta la loro relazione e il suo frutto. Nel 1898 Montesano vinse il concorso da primario al manicomio di S. Maria della Pietà a Roma.
Inserita in questo contesto di problemi scientifici, nel settembre 1898, Montessori partecipò al Congresso pedagogico torinese e vi tenne un discorso che suscitò una vasta eco, affrontando il rapporto tra medicina e pedagogia e proponendo un’educazione specifica e mirata per i bambini «anormali». Montessori si impegnò con giri di conferenze, per sensibilizzare l’opinione pubblica al problema.
Nell’estate 1899 entrò nel comitato direttivo della Lega per la protezione dei fanciulli deficienti e nel 1900, insieme con Montesano, assunse la direzione della Scuola magistrale ortofrenica, avviata a Roma per iniziativa della Lega stessa e da cui sarebbe nato l’anno successivo l’Istituto medico-pedagogico. L’approfondirsi delle sue osservazioni nella Scuola e gli ottimi risultati conseguiti portavano intanto Montessori a sviluppare la lezione di Séguin secondo una prospettiva nuova.
Nel 1901, in seguito a dissapori sempre più gravi, vi fu la rottura definitiva con Montesano, sia scientifica sia personale. Montessori abbandonò così la Lega e la Scuola ortofrenica. Tra il 1900 e il 1906 insegnò antropologia e igiene all’Istituto superiore di magistero femminile di Roma.
Sempre nel 1906 l’Istituto romano dei beni stabili chiedeva a Montessori l’organizzazione con criteri moderni di un asilo infantile per i figli degli operai, residenti nei nuovi e popolari caseggiati romani, in particolare nel quartiere di S. Lorenzo. Nacquero così le prime Case dei bambini; cominciò cioè a realizzarsi l’esperienza educativa montessoriana. Il materiale utilizzato per i bambini disabili, messo in mano ai piccoli della Casa dei Bambini, li fece progredire intellettualmente e socialmente in un modo sorprendente. Nel 1908 nacque quindi una Casa dei bambini nel quartiere milanese di case operaie in via Solari, diretta da Anna Maria Maccheroni, dal 1906 fedele allieva di Montessori.
Alice Hallgarten Franchetti, che aveva fondato in Umbria scuole innovative, visitò la Casa dei bambini di S. Lorenzo e ne restò conquistata: volle che tale esperienza fosse fatta conoscere subito. I baroni Franchetti convinsero Montessori a scrivere, nel 1909, nella quiete della loro dimora romana, la sua opera fondamentale – Il metodo della pedagogia scientifica applicato all’educazione infantile nelle Case dei bambini – e ne finanziarono la pubblicazione. Sempre con l’aiuto dei Franchetti, fu organizzato il primo Corso di pedagogia scientifica, tenuto da Montessori a Città di Castello, nel 1909, destinato a formare maestri secondo il “metodo”.
Nel libro sul Metodo, destinato a un grande e duraturo successo mondiale, l’indirizzo proposto partiva dall’educazione sensoriale, utilizzando un materiale strutturato, per svilupparsi armonicamente verso l’educazione intellettuale. Emergeva con chiarezza e radicalità critica una prospettiva di libertà. Per Montessori era infatti sempre dominante il triste spettacolo del maestro faccendiere che tentava di travasare le cognizioni nelle teste degli scolari, a forza di premi e castighi. Nel 1910 il Metodo Montessori fu introdotto nella scuola elementare della Montesca: la prospettiva pedagogica montessoriana passava dalle scuole dell’infanzia alle scuole primarie. La Hallgarten Franchetti, che appoggiava la diffusione del Metodo soprattutto negli Stati Uniti, scomparve prematuramente nel 1911, ma intanto educatori americani giungevano in Italia per visitare le Case dei bambini.
Nel gennaio 1913, Montessori guidò, a Roma, a casa sua, il primo Corso internazionale sul suo Metodo, che segnò la nascita del movimento montessoriano: vi parteciparono corsisti statunitensi e di altre 17 nazionalità. Su invito di uno dei più noti giornalisti americani, Montessori tenne, alla fine dello stesso anno, una serie di conferenze negli Stati Uniti, con proiezioni cinematografiche sulle Case dei bambini.
Nel 1913, Montessori prese con sé il figlio, senza peraltro rivelarne pubblicamente la vera identità, presentandolo come un figlio adottivo o un nipote. Nel 1915 si recò nuovamente in America, questa volta con Mario, che in effetti vi si stabilì. Maria ritornò invece in Italia e affidò la guida del movimento montessoriano americano a Parkhurst, che però si distaccò da lei nel 1917, causando la crisi del movimento stesso negli USA, per un lungo periodo. Intanto, le critiche provenienti dalla progressive education, da John Dewey e ancor più da William Heard Kilpatrick, denunciavano un indirizzo montessoriano come «individualista».
Alla traduzione inglese del Metodo avevano intanto fatto seguito quella francese (1912), quelle tedesca, polacca, russa (1913), quelle giapponese, rumena, irlandese, spagnola, olandese (1914-15), quella danese (1917): considerando anche il decennio successivo, l’opera apparve in 58 paesi, tradotta in 36 lingue. Così pure andavano costituendosi sodalizi di educatori di indirizzo montessoriano. Anche in Italia sorse nel 1916 un Comitato nazionale Montessori, mentre a Napoli vi era la Società napoletana degli amici del Metodo. Tuttavia, a fronte di un vasto successo internazionale, la ricezione italiana del montessorismo fu indubbiamente più debole e non priva di opposizioni critiche.
Nel 1915 Anna Maccheroni si trasferì a Barcellona, per aprirvi, su invito del governo catalano, una Casa dei bambini. Montessori la raggiunse a fine anno e poco più tardi si unì a loro Mario, dopo essersi sposato negli Stati Uniti. Montessori si stabilì dunque in Spagna, pur facendo regolarmente la spola con l’Italia. Nel 1916 pubblicava, a Roma, un impegnativo volume che prospettava un’applicazione del suo Metodo, oltre la scuola dell’infanzia, senza soluzione di continuità (Autoeducazione nelle scuole elementari). Andava intanto approfondendo l’applicazione del suo Metodo all’educazione religiosa cattolica. Nel 1922, il ministro della Pubblica istruzione italiano, Antonino Anile, cattolico, nominò Montessori ispettrice delle scuole italiane che applicavano il suo Metodo. Si avviò pure l’introduzione del montessorismo in 20 scuole elementari napoletane.
Nella seconda metà degli anni Venti Maria Montessori sperò che il suo Metodo ricevesse una consacrazione ‘nazionale’ e fosse appoggiata, in Italia, dai cattolici e dai fascisti. Il nascente regime fascista sembrò peraltro effettivamente indirizzato al sostegno del montessorismo. Gentile presiedette il Comitato pro Metodo Montessori e diede un decisivo impulso per la nascita dell’Opera nazionale Montessori, con sedi a Roma e a Napoli, e la sua costituzione in ente morale nel 1924: la regina Margherita fu la patrona, Gentile il presidente e Maria Montessori la presidente onoraria. Un vasto impegno fu allora messo in campo: pubblicazione di libri, apertura di nuove scuole, fabbricazione del ‘materiale montessoriano’ a esse destinato, organizzazione di corsi per educatori. Il sostegno fascista fu, in questo senso, importante e significativo. Nel 1928 fu fondata a Roma la Regia Scuola magistrale di Metodo Montessori. Tuttavia una certa tensione cominciava a esprimersi: le voci più nazionaliste avvertivano un qualche fastidio per l’universalismo propugnato da Montessori e andavano vagheggiando un montessorismo senza Montessori.
Intanto, anche per un deciso impegno di Mario Montessori, fu fondata, nel 1929, l’Association Montessori Internationale (AMI), che ebbe la sua sede in Roma e ottenne il convinto appoggio di note personalità della cultura mondiale, quali Sigmund Freud, Jean Piaget, Rabindranath Tagore. Nel 1930 e nel 1931 si tennero dunque a Roma, con un esaltato consenso della stampa di regime, i corsi internazionali per formare educatori secondo il Metodo. Qualche difficoltà però emergeva tra i cattolici. E l’insopprimibile istanza di libertà e l’orientamento universalistico alla pace, che erano al cuore della pedagogia montessoriana, non tardarono a fare emergere le contraddizioni insanabili rispetto ai paradigmi di un’educazione fascista. Tra il 1931 e il 1934 le tensioni col regime si accrebbero, infine le scuole montessoriane furono chiuse, e la Regia Scuola di Metodo fu soppressa nel 1936. La traduzione italiana di Il bambino in famiglia apparve in modo quasi nascosto. Le tematiche furono riprese in Il segreto dell’infanzia, che – dopo essere uscito in francese nel 1936 – ebbe un’edizione italiana nel 1938, in Svizzera e non in Italia.
Ritornata nella sua residenza in Spagna nel 1934, Montessori pubblicò a Barcellona nello stesso anno i volumi Psico Aritmètica e Psico Geomètria. L’avvio della guerra civile spagnola costrinse i Montessori a trasferirsi nel 1936 in Inghilterra e l’anno successivo in Olanda, dove erano state fondate scuole montessoriane, sia laiche sia cattoliche. In Olanda pubblicò nel 1939 The «Erdkinder» and the Function of the University. Sempre nel 1939 tenne alcune conferenze a Londra (successivamente raccolte nell’opera Dall’infanzia all’adolescenza, Milano 1949), in cui avviò la riflessione sul «piano cosmico». Saputo del successo per il suo Metodo in India, vi si recò nel 1939, insieme a Mario, per dirigere un corso per insegnanti indiani. In India rivide Gandhi, che aveva già incontrato a Londra. Lo scoppio della seconda guerra mondiale la bloccò dunque in territorio indiano. Nonostante qualche difficoltà con le autorità britanniche (Mario fu imprigionato per un breve tempo, in quanto ‘nemico’), Montessori condusse le sue osservazioni e le sue ricerche, in particolare sullo sviluppo dei neonati e sulla mente del bambino (pubblicò nel 1949, ad Adyar, The absorbent mind). Le riflessioni del periodo indiano confluirono nel volume Come educare il potenziale umano (prima ed. inglese 1947 con il titolo To educate the human potential; poi Milano 1970). La dottoressa ritornò in Olanda nel 1946, ma fu ancora in India varie volte.
Nel 1947 tornò in Italia, per riorganizzare l’Opera Montessori e riaprire le scuole montessoriane, mantenendo la sua residenza principale ad Amsterdam e continuando a spostarsi nel mondo. La sua notorietà era altissima e fu anche candidata al premio Nobel per la pace (raccolse in volume i suoi scritti sull’educazione alla pace: Educazione e pace, Milano 1949).
Morì il 6 maggio 1952 a Noordwijk aan Zee (Olanda), dove fu sepolta nel locale cimitero cattolico.
Oratrice brillante, Montessori teneva conferenze, spesso improvvisando in italiano, seguita da una traduzione nella lingua del posto. Le sue opere furono probabilmente scritte in italiano, ma furono pubblicate in prima edizione in diversi Paesi, dopo essere state tradotte nella lingua locale; sicuramente esiste ancora una vasta sua produzione inedita. Suoi scritti vengono ancora oggi tradotti e raccolti per la pubblicazione a cura della Association Montessori International, che dal 1936 ha sede ad Amsterdam.
Fonti:
- Dizionario biografico Treccani
- Ingeborg Waldschmidt, Maria Montessori, Hoepli 2019
Note biografiche a cura di Gabriella Dodero
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- La mente del bambino
Mente assorbente
Ultimo saggio scritto da Montessori, questo volume comparve nel 1952 in italiano, ma fu scritto durante il periodo che l’autrice trascorse in India. Il sottotitolo italiano dell’opera, Mente Assorbente, fa riferimento alla capacità che ogni bambino, appena nato e nei primi anni di vita, ha di “assorbire” dall’ambiente che lo circonda tutto ciò che potrà servire a formarne il carattere e le conoscenze di base. - La scoperta del bambino
con 20 fotografie
Nonostante l’età – il libro è del 1909 – e la complessa storia editoriale, il saggio conserva la straordinaria freschezza del dettato e dell’esperienza montessoriana, nella quale bimbe e bimbi, liberate/i da una pedagogia dirigistica, si ritrovano artefici del proprio sviluppo. - Il segreto dell’infanzia
In questa opera viene illustrata la "pedagogia della libertà" sperimentata nella Casa dei Bambini e poi nelle Scuole Montessoriane in Italia e in tutto il mondo. È una guida per genitori e per educatori che si basa sulla constatazione di quanto poco la scienza ufficiale conosca dei principi in base ai quali si sviluppa la mente del bambino.