Mario Malfettani nacque a Genova nel 1875. Si diplomò al liceo classico Colombo e si laureò in giurisprudenza. Durante gli anni universitari iniziò un’attiva e convinta partecipazione al nascente Partito Socialista. Fin dal 1893 iniziò le sue prime collaborazioni giornalistiche con il settimanale di letteratura e d’arte “Liguria” e, forte dei suoi studi giuridici, con la “Gazzetta dei Dibattimenti” occupandosi di cronaca giudiziaria penale e civile; ma sullo stesso periodico compaiono le sue dimissioni da redattore già nel 1894, come primo segnale del suo animo inquieto.
Nel dicembre del 1896 la polizia chiuse le Camere del Lavoro; anche i giornali di sinistra e le abitazioni private dei loro collaboratori furono perquisiti: andarono così sequestrati opuscoli e lettere private alla ricerca di elementi di incriminazione per attività sovversiva; nel 1898 Malfettani fu costretto ad allontanarsi dalla città per sottrarsi al carcere.
Era sempre alla testa delle battaglie per le rivendicazioni operaie insieme a Giovanni Lerda – che dal 1893 al 1902 visse a Genova – e a Pietro Chiesa. Fu in prima linea quindi nello sciopero del 1900, che diede visibilità ai diritti del proletariato, ed in quello del 1904. In questo stesso anno, il 14 luglio, presente come spettatore in Consiglio comunale mentre era in carica la giunta guidata dal sindaco Giobatta Boraggini, fu protagonista di una clamorosa iniziativa di protesta che comportò l’intervento della polizia con conseguente interruzione della seduta. La protesta verteva sul tracciato della ferrovia verso il Piemonte che la maggioranza aveva voluto modificare.
Nel 1897 insieme a Varaldo, Giribaldi, Baratono e altri intellettuali genovesi diede vita alla rivista settimanale di letteratura ed arte “Endymion” (che si proponeva di far leggere «il bello nel bello e per il bello» e che aveva lo scopo dichiarato di diffondere il simbolismo nell’ambito della borghesia colta genovese).
Collaborò con “la Sbarra” (giornale di cronaca e critica giudiziaria, commerciale ed amministrativa) e con la rivista letteraria artistica teatrale “Iride” (che proseguì la pubblicazione al posto della precedente quando al numero 9 cessò di essere stampata). Dal 1899 fu collaboratore del “Il Secolo XX” quindicinale (poi mensile) dell’editore Treves che si occupava anche di letteratura ed arte; e de “il Giornale”, quotidiano politico, artistico e commerciale, con una rubrica dedicata alla “cronaca di Sampierdarena”: in prima pagina del 70° numero, si pubblicò l’abbandono della redazione da parte del Malfettani.
Divenne redattore responsabile del giornale socialista settimanale “Era Nuova” nel 1901; nel 1902 questo periodico portò come sottotitolo “la Lima” in seguito alla fusione con la rivista di Oneglia che aveva questo nome, fino all’inizio del 1910 quando il sottotitolo divenne “settimanale socialista”; questo giornale fu edito ancor prima che si pubblicasse “Il Lavoro”; Malfettani portò all’interno di questo piccolo ma vivacissimo giornale la sua vena polemica, spesso aspra, ma sempre vibrante di idee di libertà.
Dal suo nascere nel 1903 e fino al 1907 divenne cronista de “Il Lavoro”, firmando con le iniziali o con lo pseudonimo “Erica”; i suoi articoli sono sempre tesi contro l’ingiustizia e le discriminazioni. In consiglio comunale la sua voce era spesso polemica, per esempio difese gli immigrati contro i concittadini che volevano “Genova dei genovesi”; una giunta comunale fu costretta alle dimissioni in seguito a una sua interrogazione.
Fondò il “Circolo Carlo Pisacane” che resta una bella e memorabile pagina nella storia del Partito Socialista genovese. Fu collaboratore anche del “Secolo XIX” e dell’“Avanti!”. Scrisse, a sei mani con Giribaldi e Varaldo, il 1° libro dei trittici di impronta simbolista nel 1897 e un suo nuovo lavoro poetico fu, nel 1906-7, Fiori Vermigli che raccoglie versi, spesso già comparsi su varie riviste, di impronta tardoromantica, testimonianza del suo impegno politico e sociale, dove spesso il tono dell’invettiva prevale sull’andamento lirico.
Forse l’insuccesso poetico, il progressivo allontanamento dal partito, probabilmente sommatisi alla solitudine e a problemi di salute lo spinsero al suicidio e il 1 aprile 1911, a soli 36 anni si gettò dal balcone di casa sua. Fu sepolto a Staglieno, non lontano dal tempio di Mazzini. A Genova Sampierdarena, dove era nato e viveva, vi è una strada a lui intitolata.
Fonti:
- T. Pastorino-B.M. Vigliero, Dizionario delle strade di Genova, volume IV. Genova 1985.
- F. Pastorino-M. Venturini, Dizionario degli scrittori liguri 1861-2007. Genova, 2007.
- M. Medulla, Sampierdarena, vita e immagini di una città. Genova 2007.
- R. Beccaria, I periodici genovesi dal 1473 al 1899. Genova.1994.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Il 1. libro dei trittici
L’opera è una silloge di sonetti simbolisti scritta da Varaldo, Malfettani e Giribaldi, ognuno autore di tredici poesie. I versi sono quasi tradizionali; il simbolo ricorrente è il fiore; l’opera era del tutto sperimentale ma non poté, ahimè, avere un seguito.