Nato a Genova nel 1880, Mario Maria Martini visse e lavorò principalmente nel capoluogo ligure, come giornalista. Collaborò per oltre vent’anni con il quotidiano «Il Caffaro», dal 1908; di questo periodo rimane il suo ricordo nella poesia Caffaro (1972) di Eugenio Montale, che da ragazzino passava davanti alla redazione del giornale, incontrando sovente il Martini e il direttore Guastavino.

Da sempre influenzato nella sua opera letteraria da D’Annunzio, professò idee nazionaliste, poi avvicinandosi al fascismo, che sostenne per tutta la sua durata. Fondò diverse riviste letterarie («Il Convito», che chiuse dopo 4 numeri; quindi «La Rassegna Latina di Lettere – Arte – Politica e Scienza») a cui collaborarono in vari periodi Marinetti, Pirandello, Gozzano, De Bosis, Linati.

Fra il 1910 e il 1913 scrisse un trittico di opere teatrali (L’ultimo Doge, Il dittatore e Gli emigrati), da cui emerge l’idea del governo “forte”. Entusiasta per la conquista della Libia e in seguito interventista, si arruolò volontario nel 1915 come ufficiale di fanteria; dalla sua esperienza di guerra nacque la raccolta poetica Fiamme. A guerra finita, nel 1919 partecipò all’impresa di Fiume, prima come corrispondente de «Il Caffaro» (dai suoi articoli nacque il libro La passione di Fiume), poi attivo a Genova nella raccolta di fondi, e nuovamente a Fiume nel novembre 1920, ove partecipò allo sbarco sull’isola di Arbe, e prima della sconfitta della Reggenza, compì diversi incarichi per conto di D’Annunzio, in qualità di “ufficiale addetto alla persona del Comandante per compiti speciali”. Nuovamente a Genova, nel 1921 fondò la Legione Gabriele d’Annunzio, con la quale partecipò alla Marcia su Roma, presidiando Genova. Nello stesso periodo il giovane scrittore Giovanni Comisso si trasferì a Genova per collaborare con Martini, ma i due non trovarono alcuna intesa, e Comisso, rimasto senza lavoro, riprese nel romanzo Il delitto di Fausto Diamante la sua infausta esperienza, descrivendo l’uccisione di un poeta (chiaramente alludendo a Martini) da parte del giovane scrittore suo alter ego.

L’attività letteraria riprese anche fondando nel 1922 la rivista «Le Opere e i Giorni», che inizialmente si proponeva di aggregare scontentezze di varia origine, ma presto divenne decisamente fascista. Oltre alla breve collaborazione di Comisso, vi scrissero Montale, Sbarbaro e Tomasi di Lampedusa. Con la chiusura de «Il Caffaro» avvenuta nel 1930, passò a scrivere per il «Giornale di Genova», di indirizzo apertamente fascista, fino al 1943: vi pubblicò scritti di letteratura, storia e viaggi. Venne scelto per comporre le epigrafi commemorative dei caduti genovesi della Grande Guerra sull’Arco della Vittoria, inaugurato a Genova il 31 maggio 1931. Divenne anche nel 1939 direttore dell’Istituto per la Storia di Genova, con l’obiettivo di pubblicare quindici volumi, che si ridussero a tre usciti nel 1941-43, più un quarto nel 1951.

Personalità ben nota del fascismo, Martini fu arrestato nel maggio del 1945; passò cinque mesi in carcere, e fu infine prosciolto. Nel dopoguerra la sua collaborazione con diversi quotidiani e periodici fu sovente limitata a ripubblicare scritti precedenti. Morì a Genova nel dicembre 1953 per asma bronchiale.

Opere principali:

  • L’ultimo Doge (1910), opera teatrale
  • Il dittatore (1911), opera teatrale
  • Gli emigrati (1913), opera teatrale
  • Fiamme (1919), poesie
  • La passione di Fiume (1919), raccolta di cronache
  • Il centauro innamorato (1922)
  • Immagini allo specchio (1926)
  • Mercanti e navigatori liguri (1930)
  • Il cuore del tempo (1935)

Fonte principale:

Note biografiche a cura di Gabriella Dodero

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Il centauro innamorato
    «Questo libro lascia nell’animo di chi legge una viva commozione e un senso di fresca meraviglia.» scrive nel 1923 il critico Capocaccia a proposito della raccolta di novelle di M. M. Martini.
 
autore:
Mario Maria Martini
ordinamento:
Martini, Mario Maria
elenco:
M