Dall’incipit del libro:

Il Cristo, sebbene il suo nome e la sua opera si siano estesi a tutto il mondo, è stato l’ultimo e il più grande dei profeti ebrei: la sua personalità e le sue idee hanno la loro radice nella religiosità ebraica dei secoli che vanno dalla caduta di Babilonia (539 a.C.) all’inizio dell’era. Uno studio sul fondatore del Cristianesimo sarebbe incompleto se isolato dall’esposizione delle condizioni spirituali del tardo Ebraismo. Anzi, volendo aver riguardo più alle trasformazioni religiose che alla storia esteriore, questo punto di partenza dovrebbe essere portato quasi d’un secolo più in alto, al memorabile anno in cui venne in luce a Gerusalemme il Deuteronomio (o almeno il nucleo di quel libro che entrò poi nel Pentateuco sotto questo nome) e furono poste le basi della teocrazia ebraica (621 a.C.). In quell’anno, sotto il regno di Giosia, il gran sacerdote trovò nel tempio questo libro (probabilmente opera d’un sacerdote gerosolimitano) e lo presentò al re come opera di Mosè: il pio re lo accolse come una rivelazione, lo stabilì come legge fondamentale del piccolo Stato e vi giurò fedeltà anche in nome del suo popolo. Questo libro è un perfetto manuale del governo teocratico: «una legge sacerdotale concepita sotto l’ispirazione dei profeti» (Loisy). Esso non poté tuttavia avere un’applicazione duratura: nel 610 comincia con la morte di Giosia l’agonia del regno di Giuda; nel 586 Gerusalemme è conquistata da Nabucodonosor e il fiore della sua popolazione è deportato nella Caldea.

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titolo:
Gesù Cristo e il cristianesimo
titolo per ordinamento:
Gesù Cristo e il cristianesimo
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opera di riferimento:
Gesù Cristo e il cristianesimo / Piero Martinetti ; prefazione di Massimo Cacciari. - Roma : Castelvecchi, 2013. - VII, 562 p. ; 22 cm.
licenza:

data pubblicazione:
21 ottobre 2015
opera elenco:
G
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
revisione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it