Dall’incipit del libro:
ISM. No; tutto, o Berenice,
Tu non apri il tuo cor: da più profonde
Recondite sorgenti
Derivano i tuoi pianti.
BEREN. E ti par poco
Quel che sai de’ miei casi? Al letto, al trono
Del padre tuo vengo d’Egitto: appena
Questa reggia m’accoglie, ecco geloso
Per me del figlio il genitore; a mille
Sospetti esposta io senza colpa, e senza
Delitto il prence ecco in esiglio. E questo
De’ miei mali è il minor. Sente Alessandro
Che, a lui negata, in moglie
Antigono m’ottiene; è, amante offeso,
Giovane e re, l’armi d’Epiro aduna,
La Macedonia inonda, e al gran rivale
Vien regno e sposa a contrastar. S’affretta
Antigono al riparo, e m’abbandona
Sul compir gl’imenei. Sola io rimango,
Né moglie, né regina,
In terreno stranier, tremando aspetto
D’Antigono il destin; penso che privo
D’un valoroso figlio
Ne’ cimenti è per me; mi veggo intorno
Di domestiche fiamme e pellegrine
Questa reggia avvampar; so che di tanti
Incendi io son la sventurata face;
E non basta? e tu cerchi
Altre cagioni al mio dolor?


