Dall’incipit del libro:
DIR. Credimi, o padre: il tuo soverchio affetto
Un mal dubbioso ancora
Rende sicuro. A domandar che solo
Il mio nome non vegga
L’urna fatale, altra ragion non hai
Che il regio esempio.
MAT. E ti par poco? Io forse,
Perché suddito nacqui,
Son men padre del re? D’Apollo il cenno
D’una vergine illustre
Vuol che su l’are sue si sparga il sangue
Ogni anno in questo dì; ma non esclude
Le vergini reali. Ei, che si mostra
Delle leggi divine
Sì rigido custode, agli altri insegni
Con l’esempio costanza. A sé richiami
Le allontanate ad arte
Sue regie figlie. I nomi loro esponga
Anch’egli al caso. All’agitar dell’urna,
Provi egli ancor d’un infelice padre
Come palpita il cor; come si trema
Quando al temuto vaso
La mano accosta il sacerdote, e quando
In sembianza funesta
L’estratto nome a pronunciar s’appresta;
E arrossisca una volta
Ch’abbia a toccar sempre la parte a lui
Di spettator nelle miserie altrui.


