Traduzione di Antonio Garibaldo Quattrini.
Dall’incipit del libro:
Nel regno di Siria sedeva sul trono dei Seleucidi sino dal 531=223 il re Antioco III, pronipote del fondatore della dinastia. Anche egli, al pari di Filippo, aveva cominciato a regnare a diciannove anni, e aveva dato sufficienti prove di attività e di energia, particolarmente nelle sue prime campagne in Oriente, per giustificare, senza tema di ridicolo, l’appellativo «il grande» ereditato con il titolo regale. Egli, più per l’indolenza dei suoi avversari e particolarmente di quella dell’egiziano Filopatore, che pei suoi talenti, era riuscito a ristabilire in qualche modo l’integrità della monarchia ed a riunire alla corona, prima le satrapie orientali della Media e della Partia, poi lo stato separato fondato da Acheo nell’Asia minore di qua dal Tauro.
Un primo tentativo fatto da Antioco per strappare agli egiziani le coste della Siria da lui ardentemente desiderate, era stato respinto con molta effusione di sangue da Filopatore presso Rafia lo stesso anno della battaglia del Trasimeno, e Antioco si era ben guardato di riprendere la lotta con l’Egitto fintanto che il trono era occupato da un uomo di tal fatta, sia pure indolente. Ma dopo la morte di Filopatore, nel 549=205, parve giunto il momento buono per farla finita coll’Egitto.




