Thomas MacCrie, anche Thomas M’Crie, (1772-1835) storico scozzese, scrittore e predicatore, figlio maggiore di un commerciante di Duns, crebbe in un ambiente definito anti-borghese che si ispirava ai principi di semplicità dei tempi passati. Fu uno studente modello e divenne presto maestro di scuola, in seguito all’università di Edimburgo si dedicò agli studi di etica, filologia e storia, laureandosi nel 1795.
In quella data ricevette anche una licenza speciale come predicatore presso l’Associate Presbytery of Kelso e successivamente fu chiamato a svolgere funzioni di ministro del culto scozzese dall’Associazione di Potter Row a Edimburgo. La sua notevole eloquenza gli valse però anche alcuni nemici: dicevano che durante i suoi sermoni rendeva spesso più gloria a se stesso che alla Parola di Dio. Dopo un periodo trascorso nelle isole Orcadi sempre predicando il verbo divino fece ritorno a Edimburgo dove si appassionò alle polemiche allora in auge sulle complesse relazioni tra stato e chiesa.
Le domande che suscitavano dibattiti e che richiedevano risposte concrete erano: qual è il dovere dello Stato nel favorire, sostenere e fortificare il governo spirituale della Chiesa? E qual è la natura e l’entità di tale deferenza, che la Chiesa dovrebbe rendere in cambio allo Stato? Le relazioni tra questi due poteri erano stabilite in Scozia dai Books of Discipline della Chiesa metodista e in seguito furono ratificate dal Westminister Confession of Faith. M’Crie apparteneva ad una corrente politica detta Seceders che, impregnata di spirito gallicano, tendeva a considerare il potere papale parzialmente limitato da quello reale, ritenendo maggiore l’autorità dei vescovi riuniti in concilio. Queste idee furono alla base della nascita delle chiese nazionali e in Scozia furono alimentate dai profughi della Rivoluzione francese.
M’Crie propugnava un’ulteriore separazione tra lo stato e il potere ecclesiastico in quanto riteneva che l’azione religiosa dovesse essere animata da un totale volontariato. I suoi scritti sottolinearono le difficoltà che le riforme religiose incontrarono nei secoli e gli errori commessi da uomini di fede che portarono all’insuccesso alcuni dei processi di riforma.
Il testo sull’Indice di Mons. Casati cita M’Crie in questi termini:
«Storiografo scozzese, protestante […] all’Indice History… storia dei Valdesi, dei Calabro-Valdesi, in senso anticattolico; il Cantù la giudicò zeppa di errori. Scritta in odio al cattolicesimo, dileggia i Papi, il clero, i monaci (v. Civiltà Cattolica, 1933, II, pag. 232 e seg. Per la realtà storica dei fatti di questo periodo)» (nota 1).
Note
Nota 1: G. Casati, L’Indice dei libri proibiti: saggi e commenti, Milano-Roma, Casa Editrice “Pro Familia”, 1936, p. 236.
Note biografiche a cura di Elena M. Ricci.