Dall’incipit del libro:
Nella beata regïon del sole
Cui primiera sorgendo egli saluta
Fra le Perse contrade, ove ridenti
Figli del raggio suo sbocciano i fiori
E s’indorano i frutti in ogni riva,
E leggiadro su tutte altre fiumane
Il Murga la sua chiara onda rivolve
Infra i boschetti e i nobili palagi
Onde bella è Merou, quivi su trono,
A cui lo sollevò cieca credenza
Di popolo infinito, altero siede
Il sovrano profeta, il gran Mokanna.
Sulla sua faccia un velo ampio si stende,
Argenteo velo ond’ei, buono e pietoso,
Alla vista mortal la sua nasconde
Sembianza abbagliatrice, il cui splendore
Nudo non sosterría l’occhio dell’uomo,
Poichè, qual va fra suoi devoti il grido,
Men lucenti d’assai parvero i raggi
Che la fronte di Mossa incoronaro
Mirabilmente il dì, quando dal monte,
Tutto fuoco le tempia, egli scendeva.
D’ambo i lati, di cor pronti e di mano,
Stanno eletti guerrieri vigilando
La persona di lui; giovani arditi
Che a difender la fè, non in parole,
Ma ne la spada la ragione han posta,
E tanto è il loro zel, ch’ivi garzone
Non alza il brando, che non sia parato
A piantarselo in petto a un cenno solo
Del suo sovrano, e con devoto affetto
Non benedica il labbro onde partiva
D’un sì caro morir l’alto comanda.
Candide, in odio del color notturno
Onde s’orna il califfo, hanno le vesti,
E qual neve il cimier candido ondeggia.


