“Ho consegnato il manoscritto delle mie novelle Le solitarie.
Vi è contenuta tanta parte di me, e posso dire che non una di quelle figure di donna che vi sono scolpite o sfumate mi è indifferente. Vissi con tutte, soffersi, amai, piansi con tutte.”
Le solitarie è la prima opera in prosa di Ada Negri.
Una raccolta di quattordici novelle con un tema: la condizione della donna nell’era contemporanea.
L’autrice denuncia la discriminazione e l’emarginazione che riducono la donna ad un ruolo di eterna subalternità.
Ritratti di donne a tutto tondo: donne umili che combattono la povertà e gli abusi, e cercano riscatto portando sul proprio corpo i segni della fatica.
Opera pubblicata nel 1917 e che si può definire femminista ante-litteram, ma ad un secolo di distanza ancora oggi tragicamente moderna.
Opera che ha mosso e muoverà le coscienze.
Dall’incipit del libro:
Feliciana non provò grande sorpresa, nè grande commozione, quando, un giovedí, nell’ora delle visite agli infermi, alla sua solita domanda l’impiegato di turno all’ospedale rispose a muso duro, senza preamboli, scartabellando un registro:
— Il numero cinquantanove?… della corsia San Giuseppe?… è morto stanotte.
Quel burocratico della beneficenza, grazioso come un porcospino, aveva fatto benissimo a risparmiarle le condoglianze.
Già da qualche mese, in un angolo della sua camera in via Vetere, ella accendeva quotidianamente un lumicino dinanzi all’immagine della Madonna di Caravaggio; e lei sola ne sapeva il perché, lei sola custodiva il voto. Ed ecco, la Madonna aveva compiuto il miracolo necessario: aveva tolto alla vita e all’osteria Gigi Fracchia detto Rossini, popolare nelle taverne di porta Ticinese per la sua splendida voce tenorile e per la burlesca e parolaia prodigalità, colla quale gettava nel fondo paonazzo dei bicchieri i suoi guadagni di vetturino pubblico e quelli di sua moglie, cucitrice in bianco.

