Dall’incipit del libro:
Archi.
Dietro la chiesa parrocchiale, a destra, lungo la via. che conduce al chiostro vuoto di Santa Teresa; e piú in dentro, piú in là, nei meandri della vera Capri: archi, buio, frescura.
So che, a poca distanza, v’è la gran luce meridiana, e il mare: un mare immobile, incandescente, dal quale, in lontananza, Ischia, Procida, Capo Miseno, la penisola Sorrentina e l’acceso pinnacolo del Vesuvio escono come dal grembo del caos.
Ma oggi, nel bianco riflesso del sole e del mare, le disperate rupi di Monte Solaro e del Castiglione dànno, a guardarle, la follia.
Le viuzze interne di Capri – della Capri dugentesca sono, invece, meravigliosamente riposanti.
Muraglie e vôlte grige: grigio perla, grigio argento, grigio plumbeo, grigio lapillo: una fusione di grigi, dolce agli occhi come il velluto alle dita: rotta qua e là da risate rosse e verdi (grembialucci di bambini): da raggere dorate e nerazzurre (zàzzere di bambini): da stelle scintillanti nella penombra (occhi di bambini).
Né mare, né cielo.
Archi.

