Dall’incipit del libro:
Il progresso del movimento operaio mi sembra disperatamente lento. Le idee che ci paiono così chiare, così evidenti e accettabili per sè stesse, urtano sovente in un tale ammasso di pregiudizii e di ignoranza per cui è permesso dubitare che le grandi masse le accettino coscienziosamente e seriamente, a meno che non le vedano produrre dei cambiamenti reali o prima di riceverne ripetute lezioni dei fatti. Ma quando pure la solidarietà economica dei lavoratori è dimostrata, non per la propaganda delle idee libertarie, ma per i vantaggi materiali diretti per quanto piccoli essi siano come nel caso delle trades unions e della cooperazione, il grosso della massa non arriva, propriamente parlando, a prenderne coscienza, ad onta di un secolo di propaganda e di agitazione. Il pessimismo di questo modo di vedere, sia o no giustificato, non può contestare la utilità di trovare, se è possibile, dei nuovi mezzi per fortificare la situazione dei lavoratori. Alcuni mezzi di azione, sia permanenti, sia transitori, sono stati discussi e messi in pratica durante questi ultimi anni: tali sono lo sciopero generale, lo sciopero militare, lo sciopero internazionale dei minatori, la marcia degli operai disoccupati o in isciopero sulla capitale, il sabotaggio, ecc.

