Pubblicato nel 1895 (l’edizione digitale riprende la prima edizione) e in seguito ripubblicato altre sei volte, questo romanzo di Neera ci propone una figura di donna inquieta e, come dice il titolo, sola, perché destinata, in un certo senso, alla solitudine, dal proprio animo insolitamente sensibile.

Non conosciamo il nome della protagonista, che si esprime in prima persona, e che accumula riflessioni sul proprio presente e sul proprio passato, accomunate dall’urgenza di spiegarci quale tensione insopprimibile l’abbia sempre agitata internamente. E così a flashback ricostruiamo brandelli di un’esistenza che si snoda in ambienti diversi, ma sempre pervasa da questa sensazione di essere “altro” da ciò che circonda la protagonista.

La vediamo fanciulla, in campagna, vivere con la zia in una compagnia meschina a cui non sente di appartenere; sensazione che si trasforma in conoscenza fattuale, quando alla morte della zia le viene rivelato che non era collegata da alcun vincolo di sangue con la defunta, ma era figlia di genitori ignoti. Con il denaro lasciatole dalla “zia” trascorre due anni in collegio, da cui esce per vivere con una famiglia cittadina e borghese, in cui la cultura, anzi la pedanteria, che ivi regna, le consente comunque di assorbire il meglio dell’erudizione che la circonda. Ma il senso di inadeguatezza permane, e non porta la protagonista verso la prevedibile sequenza di fidanzamento-matrimonio-figli, ma verso la carriera artistica dell’attrice di teatro.

Così infatti si descrive la protagonista:

«L’ardore, un ardore chiuso e quasi violentato fu la caratteristica di tutte le mie impressioni; l’eccesso della sensazione è la battaglia quotidiana che combatto da che sono al mondo, che mi flagella ad ogni ora, ad ogni momento, lasciandomi dei lividi un po’ dappertutto.»

Vivere rappresentando le vite altrui potrebbe forse diventare un destino accettabile, fino a quando a Villa Borghese c’è l’incontro con un’anima affine, un gentiluomo inglese, sir Lawrence. Vediamo quindi come la comunione di intenti si realizzi tra le due “anime sole”, che trascorrono insieme momenti di appagamento, rubati ad esistenze che in fine sono destinate a separarsi per sempre.

Un ritratto di donna assolutamente non conformista, lontana dall’ideale perbenismo della sua epoca, abituata a lavorare lottando per la propria autosufficienza, e in questo senso modernissima. Per questi ritratti di figure femminili, quasi femministe, che abbondano nei suoi romanzi, Neera fu giustamente molto celebre ed apprezzata dai suoi contemporanei, sia critica sia pubblico. Ma prima di fare dell’Autrice una vera icona femminista, è opportuno ricordare che la sua produzione saggistica fu al contrario basata su una esaltazione della figura tradizionale della donna di fine Ottocento, che ha come principale obiettivo la cura della famiglia e soprattutto dei figli. Le sue eroine, in altre parole, dovevano rimanere chiuse nelle pagine dei libri e non essere imitate nella vita reale.

Sinossi a cura di Gabriella Dodero

Dall’incipit del libro:

Sto per accingermi ad una cosa molto singolare, sì, mi sembra molto singolare per me. Sono seduta davanti al mio tavolino ed ho dirimpetto la vostra sedia, quella sedia dove vi ho veduto tante volte e che ora è vuota, ma non assolutamente vuota; vi è rimasta come un po’ dell’aria che circondava la vostra persona.
Sorridete? Aspettate a giudicarmi almeno. Io non sono una letterata, una di quelle donne così giustamente antipatiche agli uomini, non scrivo un romanzo e non ho un pubblico che mi aspetta. Non so nemmeno se arriverò a dieci pagine, a venti od a cento: ho scritto così poco in vita mia!
Dunque non mi scoraggiate. Vedete, è una grande prova di fiducia che vi do, scegliendovi per mio interlocutore; è duopo lo confessi, mi sarebbe impossibile di scrivere senza rivolgermi a qualcuno. Come fanno i romanzieri? Non so neppure immaginarlo. Io invece faccio conto di parlare a voi e la cosa allora mi riesce più facile.
Ma c’ è un’ altra stranezza; dove siete voi? Vivete ancora? Esiste una millesima probabilità che abbiate mai a leggere queste pagine? Ho sentito dire che certi pianeti s’incontrano una volta in un lungo corso di secoli; così noi ci incontrammo. Se scrivessi per le stampe potrebbe darsi che il mio libro venisse a raggiungervi in quella qualunque solitudine dove siete andato a monacare la vostra anima sdegnosa del mondo; ma io non scrivo per le stampe e non credo che i miei eredi si daranno questa briga. Scrivo dunque colla quasi certezza che non mi leggerete.

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titolo:
Anima sola
titolo per ordinamento:
Anima sola
descrizione breve:
Se nei suoi saggi Neera esalta il ruolo tradizionale della donna, nei suoi romanzi, come in questo, ella presenta personaggi femminili decisamente moderni, non conformisti, perfettamente capaci di raggiungere la propria autosufficienza.
autore:
opera di riferimento:
Anima sola / Neera. - Milano : Libreria Editrice Galli di C. Chiesa e F. Guindani, 1895 (Tip. Bernardoni di C. Rebeschini e C.). - 227 p. ; 19 cm.
licenza:

data pubblicazione:
12 maggio 2022
opera elenco:
A
descrittore Dewey:
Narrativa italiana (sec. 20.)
soggetto BISAC:
FICTION / Romantico / Generale
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Umberto Galerati, umgaler@alice.it
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
Claudia Pantanetti, liberabibliotecapgt@gmail.com
revisione:
Roberta Lo Cascio, roberta_lo@yahoo.it