Dall’incipit del libro:
Se al primo sguardo mai l’anima acesa, E, privato d’arbitrio, ancidi ‘l core, Pacientia: contro il ciel non val diffesa. Se credendome uscir de affanno fore Restai d’ogni mio ben spogliato e casso, Pacientia: non son solo in questo errore. S’io domando pietate a capo basso, E che de crudeltà me apri le porte, Pacientia: non sapea che fusti un sasso. S’io dico: vedi com’io corro a morte, E che alegra più sei quant’io son mesto, Pacientia: cusì vol mia dura sorte. Se d’huom felice m’hai fatto il più infesto, E di corpo sensibil duro smalto, Pacientia: non credea giungeria questo. Se mestesso perdei nel primo assalto, Come al sol si confonde humana vista, Pacientia: non dovea guardar tant’alto. Se hebbi sol per mirar l’anima trista Il tuo bel volto, che ognun loda e brama, Pacientia: poi che mal per ben se acquista. Se sol mia lingua il tuo bel nome chiama, E che più me te fai sorda e retrosa, Pacientia: cusì advien a chi troppo ama. S’io ti mostro la piaga sanguinosa, E ch’io ti veggia dil mio mal ioconda, Pacientia: forsi un dì serai dogliosa: S’io dico: aymè, sei troppo sitibondo Dil mio penar; e che più tarda il sdegno? Pacientia: un giorno harrò tranquilla l’onda.
Il testo è tratto da una copia in formato immagine presente sul sito della Bibliothèque nationale de France, http://gallica.bnf.fr/.


