«Giornalista, narratore, editore di giornali e di collane di libri, “opinion leader”, sperimentatore di formule avanzate di moderna managerialità, patrocinatore di movimenti radicali (nazionalismo, futurismo, interventismo, arditismo, fascismo), è uno dei grandi seduttori dell’Italia del primo Novecento».
Così Ugo Piscopo presenta Umberto Notari nel Dizionario del futurismo.
Umberto Notari nacque a Bologna il 26 luglio 1878 da Giovanni e Prassede Bolognini. Quando aveva solo quindici anni morì la madre, e il giovane Umberto fu costretto a interrompere gli studi per lavorare. Il padre era proprietario di una piccola azienda tessile i cui proventi erano però sempre molto modesti.
Entrò a lavorare dapprima a «Il Resto del Carlino». Si trasferì a Roma, come collaboratore del «Don Chisciotte» e del’«Avanti». Ma una malattia lo costrinse a tornare a Bologna e gli venne amputata una gamba. Portò per tutta la vita, con grande disinvoltura, una protesi di legno. Secondo Marinetti invece “il suo corpo ondeggia con grazia disinvolta e meditante sull’arto metallico che sostituisce una gamba persa in seguito ad una caduta di gara sportiva”.
Nel 1901 si sposò con Delia Pavoni, vedova dell’industriale Magnaghi e proprietaria delle Terme di Salsomaggiore. Il loro unico figlio, Massimo, nato l’anno successivo, morì a soli vent’anni dopo essere stato proclamato “primo studente d’Italia” per aver pubblicato un incoraggiamento allo studio rivolto a tutti i giovani; gli venne intitolata una scuola a villa San Fiorano, in prossimità di La Santa (Villasanta). La poetessa Ada Negri, che era intima amica di Delia, compose il poema Il dono dedicato a Massimo Notari.
Nel 1902 si trasferì a Milano dove iniziò a svolgere attività di pubblicista per un albergo di via Manzoni – quello dove trascorse gli ultimi anni di vita Giuseppe Verdi –; svolse anche in questa città una attività giornalistica collaborando a diversi giornali; nel 1903 diventò direttore de il «Progresso» di Ferrara.
La sua personalità tesa all’innovazione e dotata di intuizioni anticipatrici lo porta a sperimentare e fondare nuove testate tra le quali «Verde e Azzurro» un periodico che si occupa di satira, sport e attualità spesso illustrato da Enrico Sacchetti, che sarà illustratore successivamente di altri libri di Notari.
Nel 1904 pubblicò Quelle signore, romanzo ambientato in un bordello, il cui protagonista, il poeta Ellera, è perfettamente identificabile con Marinetti. Notari condivise con quest’ultimo la spiccata antipatia per il “passatismo” e fu proprio Notari a coniare il termine “futurismo” con il quale il movimento, del quale Marinetti fu l’interprete più attivo e rappresentativo, fu conosciuto universalmente.
Il romanzo ebbe un successo enorme, sospinto anche dalla pubblicità eccezionale dovuta ai processi per oltraggio al pudore ai quali fu sottoposto e che lo portò a diventare uno dei più importanti best-seller dell’Italia di inizio Novecento con 80.000 copie vendute in una settimana che esaurirono la prima tiratura. L’amico Marinetti, che fu perito di difesa al processo, pubblicò il fedele resoconto di questo sul «Gil Blas»; non molti anni dopo il suo Mafarka il futurista ebbe le stesse traversie.
Nel 1909 fondò il giornale, di evidente ispirazione mazziniana fin dal titolo, «La Giovane Italia» (“rivista di combattimento sociale-politico-letterario”); su questo giornale fu pubblicato anche il manifesto di fondazione del futurismo.
Fondò inoltre l’Associazione italiana d’avanguardia, di ispirazione repubblicana e anticlericale, strutturata in “fasci” (anticipazione di quelli futuristi del 1918 e anche di quelli fascisti del 1919). L’Associazione di fece promotrice di campagne politiche, ad esempio con l’iniziativa volta a ottenere l’espulsione del Vaticano dall’Italia. Il programma dell’Associazione comprendeva obiettivi che poco dopo diverranno parole d’ordine della politica futurista, quali il suffragio universale e il divorzio, sempre imperniate sui concetti di “etica” e “dinamica”, che nel movimento futurista divennero poi la parola chiave “velocità”.
Era sempre spinto a cercare di diffondere le proprie idee tramite lo strumento giornalistico, cosa che lo portò a fondare diverse testate: «Teatro Illustrato», «La Medicina italiana», «L’Ambrosiano», «La Finanza d’Italia». Fondò anche la rivista di cucina più famosa in Italia, chiamata appunto «La cucina italiana», la prima rivista dedicata esclusivamente all’arte culinaria; la direzione fu affidata alla moglie Delia che tenne questa occupazione fino alla morte. La rivista, che esiste tutt’oggi e vanta sempre ampia diffusione, ebbe all’epoca un successo notevole.
Si è detto dell’amicizia con Marinetti, ma c’è da aggiungere che l’attività di Notari fu in quel periodo punto di riferimento importante per tutta l’intellettualità laica di ispirazione nazionalistica.
I successi delle sue iniziative editoriali lo portarono a uno stato di agiatezza economica. Acquistò un appezzamento di terreno nei pressi di Monza, a Villasanta, e risiedette lì in una grande villa con ampio parco; è lì che fin dal 1904 fonda il suo stabilimento tipografico, Società Anonima Notari, che stamperà tutti i suoi lavori editoriali.
Nel 1910 fonda la casa editrice Istituto Editoriale Italiano; tramite questa cerca di coprire un sempre più ampio settore di mercato editoriale, creando numerose collane e giungendo perfino a entrare in concorrenza, con la sua “Biblioteca dei Ragazzi”, con le più consolidate attività editoriali dirette al pubblico degli adolescenti e in particolare con quelle Bemporad e Salani.
Tra le sue collane più celebri vanno ricordate gli “Immortali” e i “Classici” italiani e latini con le quali poté diffondere in un pubblico più ampio autori e opere che riteneva importanti per la caratterizzazione culturale italiana e europea. Nella collana “Idee costumi e passioni del ventesimo secolo” comparvero i cosiddetti “saggi di economia pubblica”, economia romanzata per mezzo della quale viene agitato il problema morale, sociale ed economico di attualità.
Scrive Marinetti:
«Contemporaneamente Umberto Notari ingegno alto forte scattante e luminoso che fiancheggiava il movimento futurista con una sua virile azione pratica di patriottismo inventivo e coraggioso creava i primi saggi d’una economia romanzata determinando nel pubblico la convinzione d’una possibilità di nuovo genere letterario da chiamarsi per esempio Bilancio divertente o Avventura di cifre.»
Come illustratore, ad Enrico Sacchetti si affiancò Duilio Cambellotti che in pratica sarà il disegnatore di tutti i frontespizi della casa editrice di Notari. Grosso successo anche la collana “I breviari intellettuali”.
Durante la prima guerra mondiale fondò il giornale «Gli Avvenimenti» all’attività del quale parteciparono Boccioni ed altri futuristi. All’inizio degli Anni Venti fondò il quotidiano della sera «L’Ambrosiano» che divenne rapidamente il più venduto tra i quotidiani milanesi serali. Marinetti gli dedicò una biografia, Notari scrittore nuovo.
Dice ancora Marinetti:
«I tre ladri, La donna tipo tre, Vita dei rosicanti, Il turbante violetto, Signora 900, Le due monete, Le ragazze allarmanti, sono ideologie che incarnate in personaggi tipici, giocano il loro dramma emozionante convincendo di tutto ciò il lettore senza tediarlo mai.
Vi splende lo stile di Notari. Stile laconico e sintetico. Stile lapidario. Stile tacitiano. Definisce per sempre e brevemente ogni fatto e ogni idea. Talvolta diventa uno stile bombardante. Preciso: l’idea-proiettile esplode laggiù nel più lontano nucleo di cretinerie nemiche»
Possedeva anche una villa sul lago di Como, chiamata “Villa Massimo” dopo la morte del figlio. In seguito fu venduta. Nel 1935 morì anche la moglie Delia.
Umberto Notari si risposò nel 1938 con la nota e apprezzata cantante lirica Medea Colombara. Tuttavia dopo la morte del figlio la sua attività divenne molto più diradata, vivendo molto più ritirato e azzerando quasi del tutto la sua vita sociale. I suoi romanzi continuano però ad avere successo. La casa editrice I.E.I. viene venduta nel 1944, rilevata da Bruno Tommasini e Luciano Marchisio.
Notari morì a Bologna, ma non la Bologna dove nacque bensì la frazione di Perledo, vicino a Varenna, il 26 luglio 1950. Ormai già quasi dimenticato. La sua lapide al cimitero di Tondello porta scritto oltre agli estremi anagrafici la sola parola “scrittore”.
Fonti:
- G.B. Guerri; Filippo Tommaso Marinetti: invenzioni, avventure e passioni di un rivoluzionario. Milano 2011.
- G.L. Baio; Notari tutto il destino in un nome, in “La Provincia” 22 giugno 2008.
- F.T. Marinetti; Notari scrittore nuovo. Villasanta 1936.
- http://www.letteraturadimenticata.it/Notari%20storia.htm
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Dio contro Dio
(il maiale nero): documenti e rivelazioni
La pubblicazione di questo libro segna l’inizio della decisa battaglia anticlericale di Notari che si sposta dalle colonne della rivista «L’Asino» a quelle di «La giovane Italia» che diventa punto di aggregazione di uno schieramento eterogeneo che trova il punto di convergenza appunto nella lotta al clericalismo. - La prima sassata
Il testo di Umberto Notari, pubblicato nel 1920, riunisce due versioni sceniche dei romanzi I tre ladri e Quelle signore. - Quelle signore
Scene di una grande città moderna
Nonostante sia trascorso un secolo dalla stesura di quest’opera (e oltre sessant’anni dalla chiusura per legge delle “case chiuse”), narrato in prima persona come “giornale di una prostituta”, troviamo ancora oggi una scrittura agile e moderna, mediata da una sensibilità che non può lasciare indifferenti. - Signora "900"
Saggio di economia pubblica
Anche in questo breve romanzo (1929) si manifesta l’attività dell’autore a favore delle campagne per l’incremento demografico volute dal regime fascista, che caratterizzarono quegli anni. Qui gli strali del Notari si dirigono in particolare verso le appartenenti agli strati aristocratici e alla nuova borghesia ricca. - Signore sole
Interviste delle celebri artiste Lina Cavalieri, Jane Hading, Sada Yacco [e altre]
Raccolta di interviste a 'divine', donne dello spettacolo che furono assai famose nella prima metà del '900. - L'ubriaco
Commedia in tre atti
Commedia in tre atti nella quale la satira, leggera e un poco sboccata, nei confronti del degrado e della corruzione della classe politica, appare piuttosto superficiale, ma tuttavia pervasa di simpatica ironia.