Dall’incipit del libro:
Le condizioni della politica generale italiana al finire dell’anno 1857 non avevano mutato.
Se la diffusione sempre più rapida delle idee liberali accresceva il fermento dell’insubordinazione contro i governi reazionari, non bastava ancora a schiarire nella coscienza delle masse l’idea della rivoluzione, infiammandovi le necessarie passioni. Si accettava l’egemonia del Piemonte, ma non si vedeva modo a disfarsi di tanti principi e dell’Austria: il mazzinianismo decresceva senza che la Società Nazionale capitanata dal La Farina potesse sostituirlo.
Nessun segno di vita politica appariva nei governi reazionari: solo qualche volgo nelle campagne, o qualche frazione di borghesi intenti a razzolare guadagni tra le immondizie delle pubbliche amministrazioni, o preti fanatici di reazione inquisitoriale li sostenevano ancora.
A Napoli re Ferdinando, sbigottito dall’attentato di Agesilao Milano e dall’incendio della polveriera del Molo e della fregata Carlo III, si era rinchiuso nel magnifico palazzo di Caserta, abbandonando il governo alla ferocia della polizia: quindi la tragica impresa di Pisacane venne a moltiplicargli i terrori e a provocare nuove rappresaglie contro i liberali, mentre una difficile contenzione diplomatica si protraeva da quasi un anno col Piemonte per la restituzione del Cagliari sequestrato dalle navi borboniche.
Il testo è presente in formato immagine su “The Internet Archive” (https://www.archive.org/). Realizzato in collaborazione con il Project Gutenberg (http://www.gutenberg.net/) tramite Distributed proofreaders (https://www.pgdp.net/).




