Dall’incipit del libro:

Aspettatemi dunque! esclamò l’avvocato Guglielmi, indugiando nel rimettersi il pastrano grigio da mezza stagione, e aperse la bussola, che dal caffè dava sotto il portico. Gli altri due si erano fermati ad attenderlo. Il portico leggermente ricurvo era poco illuminato; due guardie di pubblica sicurezza stavano addossate all’ultima colonna verso la piazza, che, stretta fra il doppio loggiato, a quell’ora e in quella tenebra sembrava anche più piccola. I suoi fanali, bianchi sopra esili colonnine di ghisa, non rischiaravano né la notte né il selciato; erano otto d’ambo i lati, e la loro luce faceva poco più di un’aureola intorno ai loro vetri. Benché fosse appena mezzanotte, e i due maggiori caffè tuttavia aperti, non passava alcuno. La massa bruna del duomo disegnava un’ombra più scura sul lividore biancastro della grande scalinata in granito, un’opera nuova, per la quale nella cittadina si era speso troppo e parlato anche di più; a fianco del duomo, quasi dirimpetto al caffè, donde l’avvocato era uscito per ultimo, la fontana monumentale, prigioniera di un’alta cancellata a palle di ottone, continuava quel sommesso borbottio dei due becchi cadenti sugli abbeveratoi di marmo candido, posti l’uno di contro all’altro fuori della cancellata. Il cielo era oscuro, con poche stelle; e una nebbiolina, ancora diafana, inumidiva l’aria non abbastanza riscaldata dai primi tepori della primavera. I tre rimasero alcuni secondi ritti dinanzi al caffè. Perché non facciamo due giri di loggia? disse l’avvocato Guglielmi, che aveva questa abitudine, comune del resto a quanti della città non rincasavano presto. Quel portico del caffè Gritti e quella loggia sinistra della piazza, che formava come la facciata del palazzo municipale, erano il passeggio favorito di tutti i signori. Nella notte i più sfaccendati, anche dopo la chiusura dei caffè e dei clubs, seguitavano per ore, talvolta sino all’alba, quando le ortolane disponevano già i banchi e le ceste per la piazza, ad incontrarvisi in gruppi, promettendo sempre di separarsi dopo un ultimo giro, e non di meno prolungando la monotona passeggiata con ostinazione quasi inconsapevole. Forse non avrebbero saputo fare egualmente tardi altrove. Tre giri soli, rispose Gaudenzi, un impiegato al telegrafo sulla cinquantina, venuto da Milano molti anni addietro e diventato quasi della città. L’avvocato Guglielmi si pose in mezzo.

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titolo:
Vortice
titolo per ordinamento:
Vortice
autore:
opera di riferimento:
"Vortice" di Alfredo Oriani, Gius. Laterza & Figli - Bari, 1913
licenza:

data pubblicazione:
23 febbraio 1999
opera elenco:
V
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Edda Valsecchi (valedda@tin.it)
pubblicazione:
Edda Valsecchi (valedda@tin.it)
revisione:
Edda Valsecchi (valedda@tin.it)