Achille Pellizzari nacque a Maglie il 26 novembre 1882.
Laureatosi a soli 20 anni con Pascoli e D’Ancona, ebbe subito la soddisfazione della pubblicazione della sua tesi su Cino da Pistoia.
Insegnò dapprima a Montepulciano; nel 1906 era insegnante di lettere al ginnasio di Sarzana dove gli capitò di sfidare a duello Alfredo Poggi, avvocato socialista, e professore di pedagogia all’Università di Genova. Il Pellizzari così ricorda l’episodio:
“Io e il mio amico ci tirammo sciabolate da orbi, tanti, ahimé, tanti anni fa, per un articolo di giornale, tra un pagliaio ed una casa colonica, mentre le galline spaurite sgusciavano fra le gambe dei padrini”.
Forte dei suoi studi su Manzoni, Chiarini, Dante, Guittone d’Arezzo etc., a soli 27 anni fu chiamato a ricoprire la cattedra di letteratura italiana all’università di Messina; dopo una breve permanenza anche all’università di Catania, dal 1919 fu professore a Genova.
Fin dal 1911 era sposato con Silvia Mazzoni, figlia di Guido Mazzoni. Nello stesso anno interruppe la sua collaborazione con Benedetto Croce alla ristampa di “Scrittori d’Italia”.
Sempre nel 1911 iniziò un’attiva partecipazione all’attività politica, divenendo in breve elemento di spicco del Partito Popolare in Liguria, mentre le sue lezioni di letteratura italiana venivano frequentate sempre più non solo dagli studenti ma anche da studiosi e critici.
Nel 1921 gli venne offerto di partecipare alle elezioni per il Parlamento dove ebbe un seggio fino al 1924. Dalle colonne del “Cittadino”, quotidiano cattolico di Genova di cui era nel frattempo diventato direttore, si adoperò nella denuncia dell’involuzione politica che portava allo scempio delle libertà democratiche e all’instaurarsi della dittatura.
Nel 1924 diede vita a Genova al primo Comitato Antifascista del quale facevano parte Vannuccio Faralli, l’avv. Del Pino, Giulio Bertonelli e Attilio Rossi. La sua attività (e il non aver mai preso la tessera del partito fascista) non potè che condurlo all’isolamento, a dover rinunciare alla carriera accademica e infine alla privazione dello stipendio. In quegli anni l’abitazione del Pellizzari e quella di Giuseppe Rensi erano il ritrovo di professori antifascisti, fra i quali Emanuele Sella, Adelchi Baratono, Alfredo Poggi, Giorgio Falchi e alcuni loro allievi tra i quali spiccano i nomi di Paolo Emilio Taviani, Giorgio Bo, Paolo Rossi e le sorelle Virginia e Maria Giulia Quarello oltre naturalmente alle consorti del Pellizzari (la già menzionata Silvia Mazzoni) e del Rensi, Lauretta Perucchi.
Il 4 agosto del 1943, – in seguito ai fatti del 25 luglio che coincisero con la caduta del fascismo – fu promotore della diffusione di un ordine del giorno, pubblicato dai quotidiani cittadini “Il Lavoro” e “Il Secolo” che diceva:
“I sottoscritti professori dell’Università di Genova […]
- salutano i Colleghi che attestarono con l’opera e con le sofferenze la loro devozione all’autonomia del pensiero;
- esprimono il desiderio che sia aperta una giusta revisione dei provvedimenti presi dal Regime fascista in materia di cultura e di insegnamento per ragioni politiche e senza il giudizio dei competenti;
- fanno voti che ai Corpi accademici, alle Facoltà ed ai professori universitari siano restituiti i secolari diritti di elezione.”
Il 19 aprile 1944 indirizzò al rettore dell’università di Genova una lettera di autoaccusa, in seguito alla quale fu imputato per aver “deliberato e firmato un ordine del giorno scritto con parole denigranti il fascismo e le sue istituzioni”.
A quel punto al Pellizzari non restava che iniziare la collaborazione con le formazioni partigiane che operavano tra Liguria e Emilia, avendo un ruolo di primo piano nella creazione del Territorio libero di Val di Taro tra il 15 giugno 1944 e il 15 luglio 1944, esperienza che si concretizzò, fra le altre cose, con la pubblicazione del foglio “La nuova Italia”, il primo giornale libero del Nord Italia che era occupato e retto dai tedeschi tramite la cosiddetta Repubblica di Salò.
Per neutralizzare questa esperienza i tedeschi dovettero impegnare, nella seconda metà di luglio, l’intera divisione “Erman Goering” e la “divisione Monterosa” poiché l’esistenza del Territorio libero di Val di Taro lasciava come unica via di comunicazione per il Nord Italia la costa tirrenica, via Genova. Furono comunque necessari 10 giorni di combattimenti e rastrellamenti perché le formazioni partigiane fossero costrette a dislocarsi sui monti rinunciando al territorio libero.
Pellizzari aveva assunto nel frattempo il nome di “Partigiano Poe”. Nel momento della riorganizzazione delle formazioni partigiane dopo i rastrellamenti, Pellizzari accusò i primi sintomi del male che lo avrebbe condotto pochi anni dopo alla morte. Trascorse il mese di agosto a Sarzana, raggiunta a piedi da Borgotaro, presso la famiglia di Franco Franchini, suo allievo e compagno di lotta. Costituitosi il comando unico della IV zona operativa ligure, al Pellizzari venne affidato il Comando politico unitamente a Primo Savani (partigiano Mauri) affiancati al comando militare assegnato a Giacomo di Crollalanza (partigiano Pablo).
L’impulso dato dal Pellizzari alle azioni partigiane nella zona si concretizzò anche grazie all’amicizia personale che lo legava ad Ivanoe Bonomi (presidente del consiglio) e Alessandro Casati (ministro della guerra), contattati tramite un’audace missione (affidata a don Guido Anelli e al capitano Abba) che portò aiuti economici e realizzò un efficace coordinamento con il comando alleato che favorì l’avanzamento delle armate anglo americane. Nonostante che le operazioni partigiane in questa direzione avessero trovato attuazione fin dal 2 ottobre 1944, tale avanzata non fu attuata che nella primavera del 1945.
Il 17 ottobre del 1944 i tedeschi assaltarono la sede del comando a Bosco di Corniglio, e durante l’assalto trovò la morte il comandante Pablo assieme ad altri 5 (su 14) che in quel momento si trovavano al Comando. Gli otto sopravvissuti trovarono nascondiglio nella piccola chiesa di Bosco. A questo episodio Pellizzari dedica il suo scritto Oggi 23 Novembre.
La riorganizzazione del Comando Unico avvenne a Belforte sull’altro crinale della Cisa. Tra alterne vicende, sulle quali non è questa la sede per dilungarsi, il 25 aprile 1945 il partigiano Poe potè entrare in Parma alla testa delle formazioni partigiane. Il suo male era però progredito. Nonostante questo, portò la nuova Democrazia Cristiana, da lui fondata a Genova nel luglio del 1943 insieme ai giovani cristiano-sociali (tra i quali Paolo Emilio Taviani) e il gruppo degli anziani popolari Giulio Marchi, Romolo Pallenzona, Pietro Gotelli, Enrico Raimondo, a pronunciarsi sul problema istituzionale a favore della Repubblica.
Nel 1946 fu eletto deputato alla Costituente, mentre l’anno precedente era stato proclamato Rettore dell’Università di Genova. Nonostante il male che da anni lo attanagliava lo avesse condotto a morte il 21 marzo 1948 ricevette migliaia di preferenze alle elezioni del 18 aprile.
Come letterato è da ricordare la sua trentennale direzione alla rivista, fondata da Alessandro D’Ancona, “La rassegna”.
Il 4 ottobre 1948 venne insignito della medaglia d’argento al valor militare per la sua opera nell’ambito della resistenza tra il 1 ottobre 1943 e il 25 aprile 1945.
A Maglie, sua città natale, l’8 marzo 1975 venne inaugurato il “Centro Studi Achille Pellizzari”.
Fonti:
- Franco Franchini: Achille Pellizzari Partigiano Poe (testo del discorso pronunciato a Maglie l’8 marzo 1975); Sarzana 1976.
- Achille Pellizzari: Oggi… 23 novembre. Genova, 1946.
- Achille Pellizzari: Sulla concessione dei pieni poteri: discorso pronunziato alla Camera dei Deputati nella tornata del 23 novembre 1922. Roma 1922.
- Franco Franchini: Achille Pellizzari. Roma, 1966.
- Michele Barbi. Nozze Pellizzari-Mazzoni. Prato, 1911.
- Alessandra Mastrodonato (a cura di). Vite ritrovate: Achille Pellizzari: un educatore nella Resistenza. Parma – Borgotaro, 2015.
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Canti di Ben-Aly
Impossibilitato a partecipare alla cerimonia nuziale di un fraterno amico e compagno di studi, Pellizzari raccoglie cinque poesie d'amore ascoltate da adolescente in una località della campagna siracusana contornata da uliveti, le trascrive nel dialetto originale e le traduce in italiano dedicandole all'amico e alla sua compagna. - Il delitto della Signora
Saggio di critica estetica
Nel 1905 l'editore Hoepli pubblica, a cura di Giovanni Sforza, i Brani inediti dei Promessi Sposi; si tratta non di brevi aggiunte o correzioni, ma di interi capitoli che Manzoni decise in pratica di sopprimere al momento della stesura definitiva. In particolare la vicenda di Gertrude – la Monaca di Monza – veniva in origine trattata e presentata in maniera molto più dettagliata. Naturalmente tale pubblicazione ebbe risonanza nel mondo della critica letteraria e diede inizio a dibattiti e a varie interpretazioni sulle ragioni che spinsero il Manzoni a sopprimere o modificare radicalmente la narrazione di certi episodi. Il Pellizzari si inserisce in questo dibattito confutando l'idea che l'eliminazione sia stata causata da “convenienza” religiosa. - Memorie antiche e visioni moderne
Pagine brevi d'arte e di storia
Pellizzari raccoglie in questo volume del 1908 alcuni scritti su vari argomenti, prevalentemente sotto forma di recensione a testi editi negli anni immediatamente precedenti, sempre con garbo e competenza e, talvolta, con l'affetto dell'amico. - Il mio delitto
Novella
Breve novella che vede un ricercatore alle prese con una duplice necessità: verificare sperimentalmente una sua teoria riguardo alla vitalità autonoma dell'apparato digerente e fronteggiare le pressanti richieste di un usuraio col quale è indebitato. Trova una splendida sintesi per far fronte a entrambe. - Il pensiero e l'arte di Luigi Capuana
È il testo del discorso che Pellizzari pronunciò a Catania nel 1916 a ricordo del grande scrittore di Mineo. Il testo è corredato da bibliografia delle opere di Capuana e dei testi di critica scritti a proposito delle sue opere, bibliografia che per l'epoca era certamente abbastanza esaustiva.