Agostino Pagani nacque il 20 settembre 1769 a Sclaunicco di Lestizza (Udine), ultimo di dieci figli, da Sebastiano e Adriana Pertoldi.

Cominciò gli studi sotto la guida dello zio, parroco di Vissandone, per poi proseguirli ad Udine. Non ancora ventenne si iscrisse alla Facoltà di medicina a Padova dove conseguì la laurea nel 1792. Iniziò quindi la pratica medica che avrebbe esercitato per 55 anni. Dopo alcuni anni trascorsi in Dalmazia, tornò in patria, dove riuscì a debellare le malattie infettive che distruggevano il patrimonio zootecnico del Friuli a causa delle salmerie dei vari eserciti che vi transitavano. Egli narrò questi suoi interventi nel 1797 in Epizoozia friulana, pubblicato a cura del Governo centrale del Friuli, dove descrisse i metodi di cura ed i provvedimenti igienici da lui adottati vincendo i pregiudizi dominanti.

Chiamato per i suoi meriti a far parte del comitato di salute pubblica, si stabilì a Udine e qui si prodigò nella lotta contro il vaiolo, che decimava tanti bambini. Quando si accesero focolai di infezione vaiolosa anche a Portogruaro e in tutto il distretto, vi fu inviato dai rettori del Friuli. In quel periodo erano arrivate in Italia le opere di Jenner che rendevano noto il metodo dell’innesto vaccino, ma ignoranza, inerzia, e interessi economici ostacolavano la sua diffusione. Agostino Pagani, appena ebbe notizia della scoperta, ne comprese l’immensa importanza e si diede a propagarla superando numerose ostilità.

Col metodo della vaccinazione jenneriana conseguì risultati insperati, che espose nella monografia Ragguaglio della vaccina in Friuli nell’anno 1801. In essa sono presenti anche le Aggiunte di osservazioni ed esperienze in Udine di Gian Battista Mazzaroli, una Lettera di Demetrio Naranzi e un Breve ragguaglio di Canciano Miotti. Lo studio dimostra che gli autori, insieme con il celebre Luigi Sacco a Milano, furono precursori della vaccinazione in Italia. Questo non bastò a tacitare gli oppositori, per rintuzzare gli attacchi dei quali, nel 1802, a difesa della propria opera, diede alle stampe Storia Medica coll’aggiunta di alcune riflessioni (Udine, 1802, Pecile 8°). I suoi meriti finirono con l’essere riconosciuti: fu chiamato a rivestire ruoli di responsabilità nella sanità pubblica in cui svolse un’opera preziosissima.

Napoleone nel 1806 lo nominò membro della Commissione sanità del dipartimento di Passariano. In questo ruolo, il dott. Pagani si adoperò per contenere l’epidemia di febbre ungarica pestilenziale dovuta alle mandrie di bovini che giungevano in Friuli per il rifornimento delle truppe francesi. Nel 1817, infierendo il tifo, istituì luoghi di isolamento, prescrisse le adeguate disinfezioni e raccolse dati statistici. Lo stesso comportamento adottò quando si propagò in Friuli il colera asiatico.

Con l’avvento dell’Austria, fu confermato nella carica e fino al 1838 fu consulente del governo. Nel frattempo, prendendo gli opportuni provvedimenti, studiò una particolare forma di sifilide, lo scherlievo, che dall’Illirico si era diffusa nella valle di Resia. Si occupò anche di pellagra; una memoria sull’argomento, rimasta inedita, fu segnalata dall’Accademia udinese negli anni 1844-1845 alla Commissione permanente istituita nella IV riunione degli scienziati italiani in Milano per lo studio della pellagra.

«Agostino Pagani – disse il suo allievo dott. Giandomenico Ciconi – non emerse solo per pubblici officj. Egli fu anche eccellente medico clinico […]; ciò che principalmente distinguevalo, conseguenza pur questa della mente perspicacissima, era quel tatto pratico, quel saper afferrare d’un tratto il complesso dei sintomi e formar la vera diagnosi del morbo: talento che molti vantano, ma pochi possedono; e in che va riposta gran parte dell’eccellenza medica».

Fu presidente dell’Accademia udinese, consulente medico di vari istituti religiosi e civili e benefattore, essendo stato uno dei fondatori della casa di ricovero di Udine. Raccolse note, frutto della sua esperienza e delle sue osservazioni, sulla topografia medica della provincia friulana, che avrebbero costituito la base delle notizie statistiche della Provincia del Friuli.
Vengono citate altre memorie inedite, non reperite, scritte da Pagani sulla fonte di Lauzacco che doveva fornire l’acqua potabile a Udine, sull’acqua solforosa di Arta e sulle mummie di Venzone. Scrisse anche di una “pioggia rossa” caduta in Friuli.

Morì dopo lunga malattia delle vie urinarie nel settembre 1847 in Udine. L’orazione funebre fu pronunciata dal suo allievo medico Giandomenico Ciconi il 14 settembre.

Fonti:

  • Parole pronunziate nel 14 settembre 1847 sulla tomba del medico Agostino Pagani dal dott. Giandomenico Ciconj, medico in Udine. Udine: Vendrame, 1847.
  • Luigi De Boni, Agostino Pagani, scienziato illuminista, in «Las Rives», dicembre 1997.
  • Edoardo Pagani, I Pagani a Sclaunicco: quasi una dinastia, in «Las Rives», dicembre 1998.
  • Dizionario biografico dei friulani, http://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/pagani-agostino/

Note biografiche a cura di Catia Righi

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autore:
Agostino Pagani
ordinamento:
Pagani, Agostino
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