Dall’incipit del libro:
I calzoni di Aquilino erano corti per quelle gambe che si facevano ogni anno più lunghe; ma quella sera riserbavano al giovinetto una piacevole sorpresa, perchè sentì alcunchè di solido dentro una tasca. E non era la medaglia della Madonna, che mamà gli cuciva tra gli abiti: non era un baiocco del papa, ma una moneta con l’effige del re. Nel cielo splendeva la luna piena d’agosto; sulla terra la gente andava in processione a respirare la frescura del mare, e sentire la banda. Aquilino, trovata che ebbe la moneta, si fermò. Lì, presso la barriera, c’era un venditore di angurie. Le spaccava con la coltella e, al lume di una candela, esponeva quella roridezza di fiamma. Angurie dai semi mondivociava l’omaccione: si mangia e si beve. Aquilino stette un po’ considerando se era cosa più saggia comperare con quel denaro una misura di brustolini, o forse anche entrare arditamente nel caffè dei signori e comperare un’offella: cose nutrienti e solide. Ma vinse l’anguria, benchè acquosa. Che bontà, ma come sottile quella fetta! E stava intagliando sulla scorza gli ultimi vestigi del rosso, quando il venditore gli si appressò, e gli portò una nuova fetta, grande quasi un quarto di anguria.
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