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Dall’incipit del libro:
Questo libro nàcque senza l’intenzione di diventare un libro. In orìgine èrano note, o segnalazioni, le quali – in questo mio viàggio nel lùglio del 1913 – battèvano con tanta insistenza nell’appa- rècchio del cervello, che fui costretto a trovare un lapis e un taccuino. E come i quìndici giorni del viàggio finìrono, mi distraevo a Bellària nello sviluppare quei segni ed appunti. Capitava allora, assai spesso, su la bicicletta, nel gran sole del mezzodì, l’alta figura bianca di Renato Serra; e ricordo che gli lessi quel capìtolo che comìncia: Pisa, Battistero, Chiesa e Cimi- tero e poi il campanile che suona o suonava una volta. Ricordo che poi volle lèggere lui, e lesse, e segnava le pose con quella sua voce pacata e pura, che era sua singolare maniera di lèggere, quasi attendesse un’eco di risposta interiore. Disse che vi trovava alcun nòbile ritmo. E così l’anno seguente, che fu il 1914, mandai il manoscritto all’amico Giovanni Cena, che dirigeva – morto anche lui! – la Nuova Antologia. Cena mi consigliò molti tagli o mutilazioni per quelle ragioni di scrùpolo, che, dal più al meno, si impòngono ai direttori delle Riviste, in generale; poi, in particolare, mi consigliò di smèttere con le impressioni dei miei vagabondaggi. Così, in proporzioni ridotte, il libro uscì nei nùmeri del genna- io e del febbraio 1915 della Nuova Antologia.

