Dall’incipit del libro:
Angelica Palli Bartolommei nacque il 22 di novembre del 1798 in Livorno, da famiglia greca che vi ebbe fermato dimora. Fino dalla tenera età mostrò ingegno svegliato, onde i suoi ch’erano agiati, volenterosi di educarla ed istruirla, nulla trasandarono: però crebbe all’amore della Grecia e dell’Italia, le sue due patrie, sorelle di gloria e di sventura: studiò il greco antico e il moderno, ed ebbe a maestro nelle lettere italiane il chiarissimo De Coureil. Intanto “le vennero a grado le greche e italiane lettere,” dice il Guerrazzi, “che potè leggere l’originale greco di Omero in quella età in cui, troppo più che non vorremmo, fanciulle italiane appena appena compitano un libro nel paterno idioma.” In poco tempo appresso tutti i nostri scrittori classici, e massime i poeti, le furono così famigliari, che riteneva nella sua ferrea memoria, anco negli ultimi suoi anni, assai squarci di molti e quasi tutta la Gerusalemme del Tasso e gran parte delle Tragedie dell’Alfieri. L’indole e il genio di lei bentosto si rivelarono; e siccome sdegnava il manierato e le bolliva la vena veramente poetica, così ella si dètte allo improvvisare, dimostrandovisi, per quanto lo comporti il poetare improvviso, valentissima, improvvisando poesie di vario argomento, e perfino tragedie, “onde per giudizio universale lei reputarono piuttosto meravigliosa che rara.” Tra queste merita menzione il Tieste, egregio lavoro, tuttochè fosse parto dell’estro estemporaneo; il quale poi venne dato in luce con pochi emendamenti. “Posato alquanto quel ribollimento dello spirito, ella ebbe in pregio più riposati studii, ed in questi perseverò con tanta costanza, che io stesso (seguita il Guerrazzi) ve la vidi versare quotidianamente per parecchie ore, sia in città, sia in campagna; nè mai le uscì dal labbro, detto, o dalla penna, scritto, che non promuovesse il culto di quanto veneriamo quaggiù per decoro, per gentile, per buono e per bello.”


