Antonio Piscel nacque a Rovereto il 4 marzo 1871 da Antonio, imprenditore della seta e consigliere comunale, oltre che accademico degli Agiati, raccoglitore di fossili e collaboratore del Museo civico. Il nonno, anch’esso Antonio, era orologiaio, bavarese di Garmisch, poi soldato nelle armate napoleoniche, si era trasferito infine a Rovereto. La madre era Giulia Redolf di origini ladine, nativa di Moena; era stata mandata presso la famiglia Piscel per imparare l’italiano.
Secondo di cinque figli, aveva tre sorelle: Luigina (poi sposata Armani), Giulietta e Amalia, e un fratello, Giuseppe, ingegnere, morto nel 1905 a soli 27 anni. Rimase orfano di padre a soli 9 anni.
Frequentò il Ginnasio a Rovereto e intraprese gli studi giuridici nelle Università di Bologna, Monaco, Graz, Roma, Vienna, e di nuovo Graz, ove si laureò nel dicembre 1895.
Divenuto avvocato, nel 1896 si reca per un tirocinio a Milano. Qui conosce Enrica Sant’Ambrogio, che sposa nel 1897. Enrica era cresciuta in famiglia repubblicana e ispirantesi ai valori della Rivoluzione francese; era direttrice didattica di una scuola femminile e amica di Maria Montessori. Da essa avrà i figli Giuliano, Maria Serena, Lilia e Diego. Giuliano sarà padre di Enrica che, assumendo anche il nome del marito, Enzo Collotti, e la variante con grafia italianizzata del proprio cognome (Pischel) diventerà una delle più note storiche marxiste contemporanee.
Nel 1892-1893, è promotore con Giovanni Lorenzoni della Società degli studenti trentini, di cui diviene, nel 1894, presidente. Sull’Annuario della società pubblica i suoi primi scritti: La legge di nazionalità nell’evoluzione storica e Patriottismo e divisione di classi. Serrada e i suoi monti, viene invece pubblicato nel 1892 sull’Annuario della Società Alpinisti Tridentini della quale diverrà segretario qualche anno dopo.Nel 1895, dopo un percorso iniziale di maturazione nell’ambiente dell’irredentismo liberale – che comunque gli procurerà la schedatura da parte della polizia austriaca – è tra i fondatori del Partito socialista trentino, di cui sarà , con Cesare Battisti, il punto di riferimento principale fino allo scoppio della guerra nel 1914.
Il ritorno a Rovereto da Milano sembra sia stato caldeggiato da Filippo Turati che vedeva in Antonio Piscel l’uomo adatto per l’organizzazione dei socialisti trentini. Cosa che Antonio fece impegnando anche gran parte del proprio patrimonio. La villa di famiglia a Serrada di Folgaria divenne punto di ritrovo di personalità del mondo politico, culturale e artistico, tra le quali Fortunato Depero, incoraggiato da Enrica Sant’Ambrogio agli esordi della sua attività artistica, ed Elia Musatti, avvocato veneziano e poi deputato socialista, padre di Cesare.
Segretario della sezione trentina, co-fondatore dei primi fogli socialisti “Rivista Popolare Trentina” e “L’Avvenire” (1895-1896), nel 1896 diviene direttore (per due anni circa) di “L’Avvenire del Lavoratore”, sul quale scrive numerosi articoli. Scrive anche sul quotidiano “Il Popolo” diretto da Battisti. In questo periodo assume sovente lo pseudonimo giornalistico “Miles”. Svolge anche attività di conferenziere e scrive opuscoli tra i quali Lavoratori unitevi! nel 1896, La Comune di Parigi nel 1898, La questione della donna nel 1899. Collabora anche alla rivista di studi scientifici “Tridentum”, anche questa diretta da Battisti, con i lavori Il presente e l’avvenire dell’industria nel Trentino e a Rovereto in particolare (1898) e Contributo al problema della beneficenza pubblica nel Trentino (1900). In tutti questi scritti si riconosce, e viene ammessa apertamente, l’influenza del pensiero positivistico ed in particolare quella dello Spencer e del Loria, e si scorge la sua progressione di idee verso un socialismo riformista, incline al compromesso per la soluzione dei conflitti. Nel 1898 entra nel Consiglio comunale di Rovereto, ove siederà sino al commissariamento fascista. Non riesce invece vincente la sua candidatura alle elezioni politiche e a quelle dietali.
Forte della sua amichevole conoscenza sia di molti socialisti austriaci (Victor Adler e Wilhelm Ellenbogen), che italiani, (Leonida Bissolati e Claudio Treves), si adopera per organizzare incontri fra i socialisti delle due nazionalità . È delegato a vari congressi del Partito socialdemocratico austriaco ed è ospite invitato a quelli del Partito socialista italiano. Sarebbe delegato al congresso dell’Internazionale a Vienna del 1914 che non potrà tenersi a causa dello scoppio della guerra.
Sempre intensa l’attività giornalistica (con la direzione del periodico professionale “Il Tabaccaio”, e nuovamente di “L’Avvenire del Lavoratore”) e anche di scrittore di opuscoli. La ricerca di una soluzione politica del problema nazionale del Trentino era accompagnata sia in lui, e forse ancor più nella moglie Enrica, da una netta avversione alla guerra, esplicitata in particolare in occasione dell’invasione italiana della Tripolitania e della Cirenaica nel 1911. Solo dopo il fallimento della II Internazionale si schierò nel campo dell’interventismo democratico.
Il 31 dicembre 1914 con la guerra in corso varca il confine e si trasferisce in Italia, a Verona, per sostenere la causa interventista. Rimane vedovo poiché la giovane moglie muore di tifo l’11 aprile 1915. Fino all’entrata in guerra dell’Italia collabora con il Centro informazioni collegato al Comando del V Corpo d’Armata, occupandosi delle notizie delle linee di Val d’Adige, Vallarsa, Astico – Assa, Valsugana, Cismone e Avisio.
Quando, con l’entrata in guerra dell’Italia, l’ufficio viene militarizzato, Piscel si occupa dell’elaborazione delle notizie in notiziari, quindi, con Cesare Battisti e Livio Fiorio, della compilazione di monografie militari. Per la serie “Problemi italiani” pubblica l’opuscolo Il conflitto austro-serbo e gli interessi italiani (1915). Nel settembre 1917 partecipa all’abortita Conferenza internazionale socialista di Stoccolma, organizzata da un comitato scandinavo-olandese, dove avrebbe voluto presentare un memoriale di rivendicazioni nazionali (che nel 1918 sarà pubblicato in lingua francese), e si trattiene come osservatore per conto del ministro Bissolati fino all’estate del 1918. Quindi, nel 1919-1920, è addetto all’ufficio stampa dell’Ambasciata italiana a Vienna, durante le trattative in preparazione del trattato di Versailles.
Nell’ultimo periodo bellico è vicino alla Democrazia sociale irredenta. Dal 1917 al 1919 collabora al giornale dei fuorusciti trentini “La Libertà ”, stampato a Milano, poi quotidiano trentino di ispirazione liberale.Finita la guerra, dopo un breve momento in cui è parte della riorganizzazione socialista, se ne distanzia rimanendo osservatore esterno, fondando un giornale locale, il roveretano “Il Domani di Vallagarina” (1920-1922), seguito da “Il Trentino meridionale” (1923), e continuando l’attività di consigliere comunale, oltre a quella di avvocato (in studio con Angelo Bettini). Soprattutto dopo la scissione del 1921 si riaccosta al Partito socialista, e ne diviene parte, anche se poco attiva, dopo l’ulteriore scissione fra massimalisti e unitari a fine 1922, optando per questi ultimi. Tra i promotori del Museo della Guerra di Rovereto, ne è primo presidente, dal settembre 1920 al giugno 1922, e ne compila la prima guida (Il Museo della guerra nel Castello di Rovereto, 1926).
Sarà poi consigliere di Direzione sino alla morte (salva la parentesi 1932-1935). Nel 1923 pubblica negli Atti dell’Accademia roveretana degli Agiati (di cui diviene socio) il lavoro Il nodo delle comunicazioni nel Trentino meridionale, e, come opuscolo, il testo di carattere storico I primi abitanti delle nostre vallate. Nel 1926 dà alle stampe un testo su Le comunanze agrarie di Spinale e Manez. Collabora poi saltuariamente agli Atti dell’Accademia roveretana degli Agiati con alcune recensioni, al Bollettino del Museo della Guerra, alla rivista della Legione Trentina “Trentino” (con l’articolo La redenzione economica e sociale del Trentino nell’ideale unico di Cesare Battisti, 1935). A inizio anni ’30 si riaccosta a un certo nazionalismo, fino alla propaganda esplicita per l’azione fascista in Africa, pur provando esplicitamente disagio per l’utilizzo che il regime fa della figura di Cesare Battisti.
Nel 1934 si riaccosta definitivamente alla chiesa cattolica, con l’abiura pubblica del luglio 1938, e comunica la propria conversione con lettera al pontefice Pio XI; diviene successivamente, nel 1942, terziario francescano.
Muore a Serrada di Folgaria nella villa di famiglia, il 20 settembre 1947.
Fonti:
- Monteleone R., Il movimento socialista nel Trentino 1894-1914, Roma, 1971.
- Museo Storico Italiano della Guerra, Antonio Piscel. Inventario dell’archivio (1914 – 1919)Â
http://www.museodellaguerra.it/wp-content/uploads/2015/06/Inventario_Piscel.pdf
Note biografiche a cura di Paolo Alberti
Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)
- Il conflitto austro-serbo e gli interessi italiani
In questo saggio, scritto poco dopo lo scoppio della prima guerra mondiale e subito prima dell’entrata in guerra dell’Italia, l’autore prende in esame le possibili conseguenze del conflitto sui territori italiani di confine e in particolare sulla Venezia Giulia, andando ad esaminare le ragioni stratificate da quasi un secolo delle tensioni tra Austria e Serbia, e le rinvigorite aspirazioni irredentiste delle popolazioni slave meridionali rese anche più baldanzose dagli esiti positivi delle iniziative lombardo venete.