Carlo Podrecca nacque a Cividale del Friuli il 18 settembre 1839, fu avvocato, patriota, artista e storico italiano.

Suo padre Giovanni Battista, avvocato e originario di San Pietro al Natisone, distretto dell’allora Slavia Veneta, ultimo lembo di suolo italico a ridosso del confine orientale, si era trasferito a Cividale nel 1837 per esercitare la professione forense e da qui il giovane Carlo, primo di sette figli, partì verso Torino per compiere gli studi universitari di giurisprudenza.

Nel 1859 si arruolò prima nell’esercito piemontese, poi in quello garibaldino per partecipare attivamente alla formazione dell’Unità d’Italia. Prese parte alla spedizione in Sicilia dove al termine della battaglia di Milazzo Nino Bixio lo nominò tenente sul campo, donandogli la spada, presumibilmente per il valore dimostrato. Seguì Garibaldi anche durante le successive battaglie dell’Aspromonte, Bezzecca, Monterotondo ed infine, nel 1867 a Mentana dove l’esercito garibaldino capitolò.

Ritornò quindi alla sua Cividale dove ad attenderlo c’era la moglie Amalia sposata nel 1865 ed il primo dei suoi quattro figli, Guido nato nello stesso anno. Amalia Antonia Galli era la figlia del noto scultore milanese Antonio Galli.

Carlo Podrecca oltre a patriota fu anche una personalità di cultura eclettica e sfaccettata: grande cultore di musica studiò pianoforte con Giovanni Battista Candotti e si dichiarò discepolo di Iacopo Tomadini senior; appassionato animatore teatrale compose l’opera inedita Romilda. Leggenda cividalese in tre atti; fu anche giornalista collaborando con diversi periodici.

Una mattina del 1884 percorrendo la strada che da Cividale porta al paese paterno di San Pietro al Natisone, si ferma a contemplare il paesaggio e guardando il monte Matajur, il fiume Natisone il castello diroccato di Grünberg e le valli tutte che circondano questi luoghi di confine fa una riflessione: “non è maturo il tempo di far conoscere all’Italia, un po’ meglio che non la sia, questa sua Slavia?”

Da questa idea prenderà forma la sua opera più importante: Slavia Italiana, che descrive minuziosamente dai tempi antichi la storia fisica e politica, la lingua, i privilegi, le istituzioni, gli usi e costumi e le economie di queste valli facendo concrete proposte per il loro miglioramento.

In quegli anni la politica e la stampa stavano mettendo al centro dell’attenzione la “pericolosità” del panslavismo e quindi queste genti, di idioma slavofono, erano viste con diffidenza e sospetto come ben sintetizzerà pochi anni più tardi l’ecclesiastico e studioso mons. Ivan Trinko:

“la gente povera e semplice non si è neanche resa conto che da un giorno all’altro divenne così importante e pericolosa per lo stato; non si sognava neanche di quanto veniva accusata in modo sconsiderato; non aveva la minima percezione che al mondo esistesse qualcosa che si chiamasse panslavismo, idea nazionale, mira politica e quanto ancora scrivevano a vanvera i giornali italiani! La gente era diventata una sorta di vittima, sulla cui testa gli avversari volevano scaricare quanto non potevano fare altrove, nel significato del proverbio che dice: se non puoi frustare il cavallo, colpisci la sella innocente!» (Beneška Slovenia. Hajdimo v Rezijo!, Celje 1980, p. 8).

Il libro susciterà molte polemiche (ancor prima di uscire) da parte di stampa (il “Fanfulla) ed ambienti culturali sia italiani che sloveni a causa della sua particolare “visione” risorgimentale dove veniva auspicato il riscatto dei popoli oppressi, la fratellanza delle genti con culture diverse, la necessità di conoscere le lingue dei popoli vicini.

Podrecca reagirà a queste critiche scrivendo, un anno dopo, nel 1885, un opuscolo dal titolo Slavia Italiana. Polemica (Cividale 1885) e successivamente Slavia Italiana. Istituti amministrativi e giudiziari (Cividale 1887) fondando su nuove ricerche storiche le sue tesi sugli sloveni del Friuli e sulla necessità di valorizzare la loro lingua e il loro ruolo-ponte tra il mondo latino e quello slavo. Avviò collaborazioni con importanti linguisti come Jan Baudouin de Courtenay.

Ebbe quattro figli: il giornalista e politico Guido, il marionettista Vittorio fondatore della compagnia teatrale di figura “I Piccoli”, Emilia e Maria (madre dell’attrice Vera Vergani).

Il comune di San Pietro al Natisone gli ha intitolato una via.

Morì a Roma nel 1916.

Opere:

  • Saggio di poesie di Pietro Zorutti e di canti popolari in dialetto friulano, Cividale, Tip. Zavagna, 1870;
  • Villotte friulane, Cividale, Tip. Fulvio, 1882;
  • Monsignor Jacopo Tomadini e la sua musica sacra, Cividale, Tip. Fulvio, 1883;
  • Slavia italiana, Cividale, Tip. Fulvio, 1884;
  • Slavia italiana. Le vicinie. Istituti amministrativi e giudiziari in relazione a quelli del Friuli e alla storia comune, Cividale, Tip. Fulvio, 1887;
  • Romilda. Leggenda cividalese in tre atti, Cividale, Tip. Fulvio, 1899.

Sitografia:

Note biografiche a cura di Marco Totolo

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Slavia italiana
    In questo saggio l'autore descrive in dettaglio, e con grande amore, la storia fisica e politica dai tempi antichi, la lingua, i privilegi, le istituzioni, gli usi e costumi e le economie delle valli a ridosso del confine sloveno, facendo anche concrete proposte per il superamento delle criticità identitarie.
 
autore:
Carlo Podrecca
ordinamento:
Podrecca, Carlo
elenco:
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