Raccolta di quarantacinque storie fantastiche, inserite dentro una cornice narrativa ambientata nella fine dell’Ottocento.
Il “quadro” narra la storia della famiglia Marcucci, famiglia contadina con struttura patriarcale che abitava in un podere del Casentino. Come d’abitudine, ogni domenica sera d’inverno, i familiari si radunavano davanti al focolare e la Nonna Regina raccontava ai nipoti, ai figli e alle nuore le vicende che, come tradizione, erano a quell’epoca quasi tutte a sfondo religioso e nelle quali angeli e santi erano sempre pronti a difendere il malcapitato dal diavolo di turno.
Tutte le fiabe fantastiche che la nonna racconta nei vari capitoli sono ambientate nel Casentino e si denota il rapporto non certo amichevole che questa popolazione ha con Firenze.
Note biografiche tratte da Wikipedia
https://it.wikipedia.org/wiki/Le_novelle_della_nonna
Dall’incipit del libro:
Tutte le campane di Poppi e della valle suonavano a festa in quella notte chiamando i fedeli alla messa di Natale, e pareva che a quell’invito rispondessero le campane di Soci, di Bibbiena, di Maggiona e di tutti i paesi e i castelli eretti sui monti brulli, che s’inalzavano fino all’Eremo di Camaldoli e al Picco della Verna, tanto era lo scampanìo che si udiva da ogni lato. In una casa di Farneta, piccolo borgo sulla via di Camaldoli, la famiglia del contadino Marcucci era tutta riunita sotto l’ampia cappa del camino basso, che sporgeva fin quasi a metà della stanza. Il camino, nel quale crepitava un bel ceppo di faggio, era grande davvero, altrimenti non avrebbe potuto contener tanta gente, perché i Marcucci erano un subisso! Il vecchio capoccia era morto, la moglie gli sopravviveva, e intorno a lei erano aggruppati i cinque figliuoli maschi, i quali avevano tutti moglie, meno l’ultimo, Cecco, che era tornato da poco dal reggimento, e aveva sempre addosso la tunica d’artiglieria. I quattro fratelli maggiori si ritrovavano di già la bella caterva di quindici figliuoli, fra grandi e piccini, così che fra la vecchia Regina, le nuore, i figliuoli e quei quindici nipoti, facevano venticinque persone. È vero che il podere era grande, ma se i ragazzi maggiori non si fossero ingegnati ad accompagnare col trapelo le carrozze che andavano a Camaldoli, facendo in su e in giù l’ erta via tre o quattro volte il giorno, la famiglia Marcucci non avrebbe attecchito il desinare con la cena.

