Ettore PetroliniNacque a Roma il 12 gennaio 1884 e vi morì il 29 giugno 1936.

Fu il quarto di sei figli di un fabbro e di una casalinga; ebbe sempre rapporti abbastanza tesi con il padre e molto affettuosi con la madre, a cominciare dall’infanzia irrequieta: non prese mai la licenza elementare e non volle imparare un mestiere. A 13 anni ferì uno dei suoi amici e la famiglia lo fece rinchiudere nel carcere minorile di Bosco Marengo, dove fu trattato molto duramente (cella di rigore, camicia di forza). Forse, l’unico mestiere in cui poteva dar prova del suo anticonformismo beffandosi di ogni convenzione sociale fu quello del buffo, che scelse e perseguì fin dall’adolescenza.

Dal 1900 infatti è documentata la sua attività nei teatri di varietà e nei caffè-concerto, con il nome d’arte di Ettore Loris e poi con il suo nome dal 1902. La sua opera autobiografica Modestia a parte…ripercorre la sua carriera agli inizi, come se fosse un racconto picaresco. Si legò alla cantante Ines Colapietro, che gli diede due figli, Renato ed Oreste, con cui calcò le scene fino al 1911.

Fondamentale fu la tournée in Sudamerica del 1907, in cui Petrolini, per superare la barriera linguistica, fu costretto a sviluppare uno “stile” in cui privilegiava lo stupore del pubblico e il non-senso, non potendo contare su materiale drammaturgico o contenuti satirici.

Tornato dal Sudamerica, sviluppò i suoi propri testi, a cominciare dai celebri Salamini, e le “cretinerie” che ne seguirono; già dal 1910 era celebre in diverse piazze italiane e nel 1911 partì con la sua propria compagnia, non disdegnando legami anche amorosi con le più celebri soubrettes dell’epoca.

Nel 1914 inscenò delle “serate Futuriste” a Mantova ed a Napoli, allargando poi il suo repertorio a farse e commedie, oltre alle riviste; nel 1919 fu protagonista di un film muto di Mario Bonnard.

Dopo una nuova tournée in Sudamerica nel 1921, Petrolini divenne il beniamino della critica teatrale e calcò i palcoscenici di prosa italiani, abbandonando il varietà. Cercando una consacrazione come attore, si cimentò in parti drammatiche su testi tratti da Pirandello e Molière, e in commedie riadattate in romanesco a partire dai testi dei più noti commediografi dell’epoca: la compagnia Petrolini aveva un repertorio vastissimo e molto diversificato.

Fu fascista dalla prima ora, mise in scena un atto unico di Galeazzo Ciano e conobbe Mussolini nel 1923; fu nominato commendatore nel 1925 e grand’ufficiale nel 1930; fu sempre molto amico di Giuseppe Bottai.

Ebbe problemi di salute nel 1928, un infarto nel 1929, e uno più grave nel 1930, ma non rallentò la sua attività. Passò al cinema sonoro, girando Nerone con Blasetti e altre due pellicole con Campogalliani. Divenne l’ambasciatore del teatro italiano all’estero, conquistando Parigi nel 1933 e girando tutta l’Europa fino al 1935. Per un aggravarsi della sua malattia cardiaca, smise di recitare nel giugno del 1935 e si dedicò a “sistemare” la sua situazione personale, sposando la sua compagna di lavoro e di vita Elma Crinier, scrivendo una sua autobiografia dal titolo Un po’ per celia, un po’ per non morir, acquistando una casa e sistemandovi la biblioteca e i quadri acquistati negli anni. Nel giugno 1936 fu insignito della commenda dell’Ordine Mauriziano, ma pochi giorni dopo morì.

L’archivio Petrolini è conservato a Roma nella biblioteca e Museo teatrale del Burcardo.

Fonti:

Note biografiche tratte e riassunte da Wikipedia e dal Dizionario Biografico degli Italiani

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Modestia a parte...
    Questa raccolta di brevi racconti autobiografici (1932) ripercorre col sorriso gli inizi della carriera di Petrolini. La sua vita lo porta in giro per l’Italia e per il mondo, in particolare tra gli emigrati italiani in Sud America. Ma dopo la descrizione degli anni della gavetta, l’attore si prende sul serio e descrive la sua “filosofia della comicità”.
 
autore:
Ettore Petrolini
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Petrolini, Ettore
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