Dall’incipit del libro:
DUCA: Della mia bella incognita borghese toccar il fin dell’avventura io voglio.
BORSA: Di quella giovin che vedete al tempio?
DUCA: Da tre lune ogni festa.
BORSA: La sua dimora?
DUCA: In un remoto calle; misterioso un uom v’entra ogni notte.
BORSA: E sa colei chi sia l’amante suo?
DUCA: Lo ignora.
(Un gruppo di dame e cavalieri attraversano la sala .)
BORSA: Quante beltà !… Mirate.
DUCA: Le vince tutte di Cepran la sposa.
BORSA (piano): Non v’oda il conte, o Duca…
DUCA: A me che importa?
BORSA: Dirlo ad altra ei potria…
DUCA: Né sventura per me certo saria.
Questa o quella per me pari sono
A quant’altre d’intorno mi vedo,
Del mio core l’impero non cedo
Meglio ad una che ad altra beltà .
La costoro avvenenza è qual dono
Di che il fato ne infiora la vita;
S’oggi questa mi torna gradita,
Forse un’altra doman lo sarà .
La costanza, tiranna del core,
Detestiamo qual morbo crudele.
Sol chi vuole si serbi fedele;
Non v’ha amor, se non v’è libertà .
De’ mariti il geloso furore,
Degli amanti le smanie derido;
Anco d’Argo i cent’occhi disfido
Se mi punge una qualche beltà .
Musicato da Giuseppe Verdi (scarica i file musicali del “Rigoletto”).


