Volume in due parti, nella prima delle quali l’autore ha voluto raccogliere, sotto il titolo “Amore amaro” la sua produzione poetica dialettale giovanile, densa di immagini, talvolta intrise di amarezza e caratterizzate da linguaggio crudo e popolare.
Nella seconda parte, “Scene e macchiette popolari” e “Na festa popolare in famija” abbiamo efficaci quadretti della vita popolare della borgata, e benché con una visione datata del progresso e, soprattutto, nei riguardi della donna, memorabili immagini che segnano comunque un’epoca nell’ambito della poesia dialettale romanesca.
Sinossi a cura di Paolo Alberti
Dall’incipit del libro:
Quer fiore che me dette Nina mia
Senz’abbadà’ l’ho preso e l’ho riposto
Dentr’in saccoccia, propiamente accosto
A ‘sto cortello, e nun te fo bucìa…
Quanno iersera giù nell’osteria
Io litigai co’ Toto Grugnotosto,
Lui che nun sa tenè le mano ar posto
Me dette ‘no schiaffone e scappò via.
E io je corsi appresso pe’ freddallo,
Ma quanno annetti pe’ caccià’ er cortello
Trovai quer fiore… possin’ammazzallo!
Nun fui più bono a gnente… embè, indovina?
Er fiore in quer momento de fraggello
Me parve che dicesse: Pensa a Nina!…

