Dall’incipit del libro:

Non è legittimo inoltrarci troppo nella puerizia e nell’adolescenza di Dante, alla ricerca dell’identità umana, dei sentimenti, delle esperienze del fanciullo e del giovinetto. Ma è impossibile anche il non presentarci il problema, non tanto per i richiami continui che nelle sue opere accadranno sulle sensazioni, gli impulsi del bambino, ma piuttosto per la necessità di intuire il sorgere d’un intelletto precocemente interessato ai sentimenti, d’una sensibilità velocemente instradata sul sentiero della riflessione di pensiero, d’una memoria prodigiosa. Sin dagli anni giovanili, infatti, tanti eventi della storia fiorentina e italiana ed europea del quarto ventennio del Duecento restano impressi per sempre in lui, se i racconti a lui resi dai familiari si coniugano così strettamente con quelli appresi, letti, narratigli più tardi, da costituire un saldissimo nesso. E questo nesso è destinato a proliferare col tempo, a divenire uno dei fondamenti della Commedia, a riuscire a lavorare profondamente nel suo interno, sino a divenire materia vissuta, a far che gli eroi e le vittime e i perversi uomini di quel periodo divengano persone quasi contemporanee, personaggi coi quali converserà come se fossero stati da lui direttamente conosciuti, come se anch’egli avesse vissuto quegli anni: immediatezza dei sentimenti, delle inquietudini d’un Manfredi o d’un Farinata. Il nostos dantesco a Firenze, non raggiunto nella vita ma vagheggiato sino all’explicit dell’opera maggiore, si unisce senza soste o ripensamenti a tutta la storia civile del Duecento, ma con tre zone distinte d’influsso e di riecheggiamenti nella memoria, a seconda che si tratti di avvenimenti della prima metà del secolo, sino alla morte di Federico II (1250), ovvero di fatti e personaggi della storia immediatamente precedenti la nascita o svoltisi lungo gli anni della puerizia, dall’avventura di Manfredi alle vicissitudini ghibelline di Pisa e di Firenze, ovvero di tutti gli accadimenti uditi e visti dall’età della giovinezza all’ultimo spegnersi di terrene vicende nei canti finali del Paradiso, dalla notizia improvvisa dei Vespri (21 marzo 1282) alle difficoltà tra Venezia e la Romagna, ai primi inizi dell’impresa di Ludovico il Bavaro, allorché sta ancora combattendo in Germania contro Giovanni di Lussemburgo e Federico d’Austria, e, per finire, alle oppugnate prescrizioni di papa Giovanni XXII.

Si ringraziano la casa editrice Laterza e la famiglia Petrocchi per aver concesso l’autorizzazione alla pubblicazione. Questa edizione elettronica, grazie a un intenso lavoro dei volontari, è particolarmente affidabile, arrivando a correggere alcuni errori tipografici presenti sul testo a stampa.

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titolo:
Vita di Dante
titolo per ordinamento:
Vita di Dante
autore:
opera di riferimento:
"Vita di Dante" di Giorgio Petrocchi. Editori Laterza, 1997. Collana: Economica Laterza, 15.
licenza:

data pubblicazione:
18 marzo 1999
opera elenco:
V
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Benedetto di Salle, ubimaior@tin.it
pubblicazione:
Marco Calvo, http://www.marcocalvo.it/
revisione:
Antonietta Bufano
Giuseppe D'Emilio, g.demilio@fastnet.it
Benedetto di Salle, ubimaior@tin.it
Catia Righi, catia.righi@risorsei.it