Dall’incipit del libro:

Attilio Raceni, da quattro anni direttore della rassegna femminile (non feminista) Le Muse si svegliò tardi, quella mattina, e di malumore. Sotto gli occhi delle innumerevoli giovani scrittrici italiane, poetesse, novellatrici, romanzatrici (qualcuna anche drammaturga), che lo guardavano dalle fotografie disposte in varii gruppi alle pareti, tutte col volto composto a un’aria particolare di grazia vispa o patetica, scese dal letto oh Dio, in camicia da notte naturalmente, ma lunga, lunga per fortuna fino alla noce del piede. Infilate le pantofole, andò a spalancarla finestra. In casa Attilio Raceni conosceva pochissimo se stesso, tanto che, se qualcuno gli avesse detto: Ā«Tu hai fatto or ora questo e quest’altroĀ» si sarebbe ribellato, rosso come un tacchino. – Io? Non ĆØ vero! Impossibile. Eppure, eccolo lĆ : seduto in camicia a pie’ del letto, con due dita accanite contro un peluzzo profondamente radicato nella narice destra. E strabuzza gli occhi e arriccia il naso e contrae le labbra in su al fitto spasimo di quel pinzare ostinato, finchĆ©, tutt’a un tratto, non gli s’apre la bocca e non gli si dilatano le nari per l’esplosione improvvisa d’una coppia di sternuti. Duecentoquaranta! dice allora. Trenta per otto, duecentoquaranta. PerchĆ© Attilio Raceni, pinzandosi quel peluzzo del naso, era assorto nel calcolo, se trenta convitati, pagando lire otto ciascuno, potessero pretendere allo Champagne o a qualche altro più modesto (cioĆØ nostrano) vino spumante per i brindisi. Attendendo alle consuete cure della propria persona, seppure alzava gli occhi, non vedeva le immagini di quelle scrittrici, zitelle la maggior parte, per quanto in veritĆ  tutte nei loro scritti si dimostrassero poi provate a bastanza e sperimentate nel mondo; e non notava perciò che quelle dal lezio svenevole pareva fossero afflitte vedendo fare al loro bel direttore, nell’incoscienza dell’abitudine, atti non belli certamente, quantunque naturalissimi, e che ne sorridessero quelle da la smorfietta anzi vispa che no. Aveva oltrepassato da poco i trent’anni Attilio Raceni, e non aveva ancor perduto la svelta adattezza giovenile. Il languor pallido del volto, i baffetti riccioluti, gli occhi a mandorla vellutati, l’ondulato ciuffo corvino, gli davano l’aria d’un trovatore. Era pago, in fondo, della considerazione di cui godeva qual direttore di quella rassegna femminile (non feminista) Le Muse, che pur gli era costata non lievi sacrifizii pecuniarii. Ma fin dalla nascita egli era votato alla letteratura femminile, perchĆ© sua Ā«mammĆ Ā», Teresa Raceni Villardi, era stata un’esimia poetessa, e in casa di Ā«mammĆ Ā» convenivano tante scrittrici, alcune giĆ  morte, altre adesso molto anziane, su le cui ginocchia egli quasi quasi poteva dire d’esser cresciuto. E de’ loro vezzi, delle loro carezze senza fine gli era rimasta quasi una patina indelebile in tutta la persona. Pareva che quelle lievi e delicate mani fe minee, esperte d’ogni segreto, lisciandolo, levigandolo, lo avessero per sempre acconciato e composto in quella sua ambigua beltĆ  artificiale. Si umettava spesso le labbra, s’inchinava sorridente ad ascoltare, si rizzava sul busto, volgeva il capo, si ravviava i capelli, tal quale come una femmina. Qualche amico burlone gli aveva talvolta allungato le mani al petto, cercando:
Ce l’hai? Le mammelle: sguajato! E lo aveva fatto arrossire.

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titolo:
Suo marito
titolo per ordinamento:
Suo marito
autore:
opera di riferimento:
Suo marito, di Luigi Pirandello, Newton Compton editore, collana BEN 1995
licenza:

data pubblicazione:
19 dicembre 1998
opera elenco:
S
ISBN opera di riferimento:
88-8183-043-4
affidabilitĆ :
affidabilitĆ  standard
digitalizzazione:
Corrado Campisano, c.campisano@flashnet.it
pubblicazione:
Corrado Campisano, c.campisano@flashnet.it
revisione:
Marina De Stasio, Marina_De_Stasio@rcm.inet.it