Dall’incipit del libro:
Non si può dire che cosa sia l’uomo se non si perviene a definire la sua posizione necessaria nell’universo che gli coesiste.
Ora, l’universo noto ed ignoto è, necessariamente, un organismo unico, un’unità; e, in quanto deve essere sufficiente a se stesso, è l’unica economia chiusa reale possibile: è ciò che designerò col nome di Uno.
Del resto, se si considera ciò che si viene implicitamente ad affermare ponendosi comunque il problema della conoscenza, è facile accorgersi come la mente umana tenda al riconoscimento dell’armonia che regge l’universo (ricostruzione dell’unità), appunto perchè «conoscere» significa vedere collegato ogni elemento con tutti gli altri elementi (che, nel tempo, lo hanno preceduto, gli coesistono e lo seguiranno), attraverso relazioni da constatarsi.
Supponendo di estendere la scienza nostra induttiva fino al suo estremo, cioè fino alla determinazione di tutti i possibili rapporti nel tempo e nello spazio, noi sappiamo già che il concetto limite al quale si giungerebbe, sarebbe quello dell’universo noto ed ignoto, nel quale tutto si muove, vive, si trasforma con necessità di interdipendenza di ogni parte con tutto il resto: insomma una economia chiusa, un’unità.

