Petronius ArbiterUn’aura di mistero, non ancora del tutto dissipata, circonda da secoli sia l’identità dell’autore del Satyricon, primo romanzo della letteratura latina, che cronologia, genere e titolo della stessa opera; oggi la cosiddetta “questione petroniana” parrebbe però in parte risolta, dal momento che gran parte della critica concorda nell’identificare il Petronius Arbiter dei codici pervenutici con il Titus Petronius Arbiter descritto da Tacito nel libro XVI degli Annales e morto nel 66 d.c.. Benché Tacito, negli Annales, non citi mai il Satyricon, tale ipotesi è resa verosimile da indizi geografici (la dimestichezza di Petronius Arbiter con la Campania, scenario del romanzo, dove possedeva una villa), cronologici (riferimenti nell’opera a personaggi noti del I secolo d.c., età in cui visse il Petronius di Tacito) e caratteriali (il punto di vista dell’autore – non del narratore – del romanzo e l’immagine che Tacito delinea del suo personaggio, arbiter elegantiae alla corte di Nerone).

«Nam illi dies per somnum, nox officiis et oblectamentis uitae transigebatur; utque alios industria, ita hunc ignauia ad famam protulerat, habebaturque non ganeo et profligator, ut plerique sua haurientium, sed erudito luxu.»
«Infatti egli passava le giornate dormendo, la notte si dedicava agli impegni e ai piaceri della vita; e mentre altri avevano raggiunto la fama grazie all’operosità, lui grazie all’indolenza. Era ritenuto non crapulone e spendaccione come la maggior parte di coloro che scialacquano i propri beni, ma amante di un lusso raffinato.» (Tacito, Annales, XVI)

Ecco il ritratto di un raffinato esteta ante litteram, libero dai vincoli e dalle convenzioni del suo tempo, ben diverso dai cortigiani ossequienti che affollano la corte di Nerone. Dopo un cursus honorum che lo porta, al culmine della carriera, a divenire proconsole prima, consul suffectus poi in Bitinia, ruoli che svolge secondo Tacito “con vigore” e dimostrandosi “all’altezza del compito”, rientra a Roma e

«reuolutus ad uitia seu uitiorum imitatione inter paucos familiarium Neroni adsumptus est, elegantiae arbiter, dum nihil amoenum et molle adfluentia putat, nisi quod ei Petronius adprobauisset.»
«Ritornato ai vizi o all’ostentazione dei vizi, fu accolto nel ristretto gruppo degli intimi di Nerone, come arbitro di eleganza, a tal punto che questi non trovava nulla di attraente e piacevole nello sfarzo se non ciò che da Petronio era stato approvato.» (Tacito, Annales, XVI)

Apprezzato da Nerone per il suo gusto estetico e per la classe che lo contraddistingue, assume nella corte imperiale il ruolo di arbiter elegantiae. Un indiscusso privilegio, che lo pone al centro dell’attenzione e proprio per questo gli attira l’invidia e l’ostilità degli altri cortigiani, sempre in competizione fra loro per entrare nelle grazie dell’imperatore: e sarà proprio l’avversione di Tigellino, potente prefetto del pretorio, che muterà radicalmente la sorte di Petronio fino a causarne la morte.

La congiura dei Pisoni, ordita nel 65 d.c. contro Nerone e da questi sventata grazie alla delazione di uno schiavo del senatore Flavio Scevino, uno dei suoi artefici, offre all’imperatore l’opportunità di liberarsi con processi sommari di tutti i suoi avversari: la violenta repressione porta alla morte numerosi uomini politici, militari e intellettuali, fra i quali Seneca, fino a sei anni prima precettore dello stesso Nerone. Tigellino coglie al volo l’occasione, e convince Nerone che l’amicizia di Petronio con Scevino è un evidente indizio del suo coinvolgimento nel complotto.

Seneca e Petronio, come tanti altri accusati, piuttosto che essere giustiziati scelgono di suicidarsi, ma il modo in cui decidono di mettere in atto il loro proposito, come ci racconta Tacito, è profondamente diverso, coerente con le scelte di vita di ciascuno. Tacito descrive dettagliatamente, negli Annales, Seneca, che, seguendo il modello stoico, muore circondato da amici e familiari, e non potendo lasciare loro i suoi beni, sequestrati da Nerone, li incita a raccogliere il suo testamento spirituale, gli insegnamenti che ha trasmesso loro nelle sue opere filosofiche dopo aver rinunciato al ruolo di consigliere di Nerone.

Ben diversa, nel racconto di Tacito, è la morte di Petronio, che, di fronte alle accuse di Nerone, decide di suicidarsi ancor prima di conoscere la sentenza dell’imperatore. Anch’egli vuole morire circondato dagli amici, ma in modo ben diverso dal filosofo, in linea con la propria visione della vita. In una parodia del suicidio “onorevole”, prima si fa tagliare le vene dei polsi, come Seneca, poi se le fa ricucire più volte per avere il tempo di parlare con gli amici

«… non per seria aut quibus gloriam constantiae peteret. Audiebatque referentis nihil de immortalitate animae et sapientium placitis, sed leuia carmina et facilis uersus.»
«… non di temi seri o con i quali potesse lasciare ai posteri testimonianza della propria forza d’animo. E ascoltava da loro non discorsi sull’immortalità dell’anima o sugli insegnamenti dei sapienti, ma poesie leggere e facili versi.» (Tacito, Annales, XVI)

Partecipa poi ad un banchetto, e infine si mette a dormire, come per simulare una morte naturale. Nel testamento che scrive e fa portare a Nerone, non elogia, come era consuetudine, l’imperatore, ma ne denuncia le azioni scellerate e, per metterne in evidenza la scostumatezza, ne elenca gli amanti e le amanti.

Opere

Oltre al Satyricon (titolo ormai scelto fra i molti tramandati dalla tradizione manoscritta, come Satyri fragmenta, Satirici o Satyrici (libri), Satiricon, Satirarum libri Satyricon), opera monumentale della quale ci sono pervenuti solo frammenti dei libri XIV e XVI e iI libro XV (la Cena di Trimalcione), sono stati attribuiti a Petronio più di 30 epigrammi, citati da diversi studiosi ma di dubbia autenticità, così come il Codice di Belgrado di François Nodot.

Fonti

Note biografiche e traduzioni dal latino a cura di Mariella Laurenti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Satire
    Dell'opera monumentale di Petronio, sopravviissuti ai molteplici interventi di censura degli amanuensi, ci restano integralmente il solo XV libro e pochi frammenti: le avventure iniziali e la vendetta di Priapo; la cena di Trimalcione; l'incontro con Eumolpo, il viaggio in mare, il naufragio e il soggiorno a Crotone.
 
autore:
Petronius Arbiter
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Petronius Arbiter
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