Dall’incipit del libro:

Isocrate, nell’ esordio del suo encomio d’ Elena, una, pare, delle sue opere giovanili, per provare di che giudizio egli fosse nella scelta de’soggetti, e di che rilievo un elogio d’ Elena, comincia, al solito, dal mostrare come a torto, e con quanto poco criterio gli altri letterati de’ suoi tempi, o, com’egli dice, sofisti, sciupassero la mente in soggetti diversi da quelli che prediligeva lui. Invecchiano, egli dice, chi pretendendo che non si possa dire menzogna nè contraddire; nè sullo stesso soggetto contrapporre un discorso a un altro; chi discorrendo come la fortezza, la sapienza e la giustizia siano tutt’ uno, e nessuna di esse sia per natura in noi, e la scienza, unica e sola, le faccia acquistare tutte; chi occupandosi in gare di parole che non giovano a nulla, ma son adatte ad imbarazzare chi ti s’accosta. Ora, questi soggetti che Isocrate mette in un fascio, sono di natura diversissima. I primi erano trattati da certe scuole socratiche, la megarica e la cinica; le quali si ajutavano della speculazione Eleatica per derivare quelle e parecchie altre tesi sofistiche da quel principio fondamentale della dottrina socratica che bisogni, per sapere, ricercare le idee delle cose; in queste scuole c’era un interesse ed un intento speculativo, quantunque per la maniera parziale ed unilaterale in cui intendevano la mente del maestro, le loro discussioni degenerassero in una sofistica per sè futile e vana. Si vede da ciò che segue in Isocrate, che egli, il quale annovera Zenone e Melisso tra i sofisti (cap. II), non riconosce nessun valore speculativo, nè pratico in quelle discussioni; e rigetta sotto nome di quelle due tesi sofistiche molto più che non pare; tutto, cioè, il movimento ideale del pensier greco che, principiato da Parmenide, ebbe nuovo avviamento da Socrate, e dopo una seconda ginnastica nella scuola di Megara, tanto sviluppo da Platone. Invece, i soggetti accennati in secondo luogo e con eguale disprezzo da Isocrate, concernevano la filosofia pratica. Trattati già particolarmente da Socrate, esercitavano le menti di parecchi di que’ Socratici che si limitavano a considerare e chiarire le dottrine morali del maestro, e formano l’ oggetto in tutto o in parte di parecchi dialoghi di Platone. Avevano una grandissima AUGER.

Traduzione di Ruggiero Bonghi.

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titolo:
Eutidemo e Protagora
titolo per ordinamento:
Eutidemo e Protagora
autore:
opera di riferimento:
Eutidemo e Protagora / Platone; volgarizzati da Ruggiero Bonghi; preceduti da una lettera sullo stile di Platone dello stesso volgarizzatore. Milano: F. Colombo, 1859. XVI, VII, 376 p. ; 23 cm.
licenza:

data pubblicazione:
29 luglio 2008
opera elenco:
E
affidabilità:
affidabilità standard
digitalizzazione:
Giuseppe Bonghi, bonghi18@classicitaliani.it
pubblicazione:
Catia Righi, catia_righi@tin.it
revisione:
Paolo Alberti, paoloalberti@iol.it
traduzione:
Ruggiero Bonghi