Renzo PezzaniRenzo Pezzani nacque a Parma il 4 giugno 1898; il padre, Secondo, era un abile artigiano fabbro – la cui officina era situata in Oltretorrente – e la madre si chiamava Clementina Dodi. Non è difficile scorgere nelle sue opere sia poetiche che narrative l’ambiente che caratterizzò la sua infanzia e adolescenza, pervaso dal sacrificio e dal duro lavoro alleviato però dalla solidarietà popolare. Il legame con la sua terra emerge sempre con forza dalle sue opere.

Allo scoppio della prima guerra mondiale benchè avesse solo 17 anni si arruolò volontario; durante le vicende belliche tuttavia il suo entusiastico patriottismo fu piano piano minato da riflessioni e ripensamenti che ebbero certamente il loro ruolo, unitamente alla morte del padre e della sorellina minore, nella crisi spirituale attraversata alla fine della guerra.

Al termine della guerra completò gli studi magistrali ottenendo il diploma nel 1921 e cominciando praticamente subito l’attività di maestro alla scuola elementare della sua città P. Cocconi. La crisi spirituale post-bellica lo portò ad avvicinarsi alle posizioni del socialismo e a quelle del sindacalismo rivoluzionario che nella sua città era stato rappresentato dal suo esponente forse più importante, Alceste De Ambris, che in quel periodo stava però avvicinandosi alle posizioni dannunziane e mussoliniane che ancora sobbollivano in un crogiuolo politico-culturale vario ed eterogeneo: posizioni repubblicane, anticlericali, democratiche, sindacaliste, “futuriste” e antiborghesi.

È del 1920 la sua prima raccolta poetica Ombre la quale risente delle influenze culturali del periodo, dal dannunzianesimo al futurismo. Questa raccolta sarà ripubblicata solo nel 1988 nel primo volume dell’opera omnia a cura di Gino Marchi, pubblicazione che si è però fermata al terzo volume e comprende le opere fino al 1940.

I suoi interessi, non univoci ma portatori di varie sfaccettature e testimoniati dalla frequentazione dei “salotti” letterari della città tra i quali spicca il Caffè Marchesi in Via Garibaldi, lo condussero dapprima alla collaborazione e successivamente alla direzione – dal 1923 – della rivista “La Difesa Artistica” diretta da Manfredo Lusignani. Val la pena ricordare, a testimonianza della poliedrica impostazione culturale della rivista alla quale collaborava, che la rivista futurista “Ardente”, della quale era in pratica unico motore il futurista parmigiano Pietro Illari, fu ospitata come inserto per il primo periodo della sua vita proprio da “La difesa artistica”, fino alla chiusura della stessa, proseguendo poi la sua vita autonoma. Pezzani, per stampare la propria rivista fondò anche una casa editrice, Eto, tramite la quale pubblicò la raccolta poetica Artigli nel 1923.

Nel 1924 aderisce al fascismo, ma la cosa dura davvero poco, se già nel 1926 viene sospeso dal servizio per le critiche che pubblicamente rivolgeva al regime. Tra il 1924 e il 1926 matura un travagliato passaggio dalle idee di stampo socialista (partecipava alla stesura di fogli di propaganda) a un profondo cattolicesimo. La frequentazione del monastero San Giovanni Evangelista in Parma favorì una fase di riflessioni e di cambiamento interiore che lo condussero definitivamente e per un lungo periodo fuori dalle battaglie politiche. Nel biennio ’24-25 fu fondatore e animatore della rivista “La grande Orma” – mensile di religione lettere e arti – attraverso la quale si può seguire il corso della sua evoluzione spirituale e di pensiero. Fu anche collaboratore del periodico “Battaglie magistrali” prima di doversi trasferire a Torino a causa dell’isolamento nel quale il regime lo aveva segregato.

Qui lavorò presso la Società Editrice Internazionale. Con questa casa editrice pubblicò la raccolta di liriche La rondine sotto l’arcoiniziando contemporaneamente una varia attività giornalistica. Con la stessa casa editrice pubblicò anche la fiaba Sogno di un piccolo re e subito dopo il romanzo fantasticoLa stella verde. In questi anni inizia anche la sua produzione poetica dialettale. La sua prima raccolta Al stizz viene persino preparata per la stampa ma resta in bozze. È probabile che l’autore considerasse questa attività poco compatibile con la sua immagine di letterato. Ci vorranno circa dieci anni perché maturi le sue riflessioni sulle differenze tra lingua e dialetto convincendosi che è la produzione letteraria che dà a un dialetto la “dignità” di lingua e che il parmigiano aveva troppo scarsa questa produzione, per cui si propose lui di rimediare alla lacuna.

Il successo della sua produzione dialettale non fu certo superiore alle sue pubblicazioni in italiano, nonostante i giudizi lusinghieri della critica che sottolineano come Parma abbia finalmente trovato il suo grande poeta dialettale; Pezzani tuttavia proseguì la sua attività di studio e approfondimento del dialetto parmense che sfociò in altre raccolte: Bornisi del 1939, Tarabacli nel 1943 e Oc Luster nel 1950 nonché nel racconto in versi del 1949 La bagarouna. Il suo Inno a Parma verrà poi musicato da Ildebrando Pizzetti.

Tra le sue attività va annoverata anche quella di traduttore; tra le sue traduzioni spicca quella, dal francese, del romanzo di Emile Baumann Il segno sulle mani. La scelta non è casuale e si intona bene con la visione del cattolicesimo di Pezzani che non è quella condiscendente e accomodante ma quella rigorosa, difficile, spesso dolorosa.

Nel 1928, allo scopo di rendere autonoma la sua produzione dalla SEI, fondò la casa editrice Le Muse, ma nonostante una ambiziosa programmazione i titoli pubblicati furono certamente pochissimi e oggi si trova traccia nelle biblioteche italiane di un solo titolo, la raccolta poetica La rondine sotto l’arco. Negli anni trenta proseguì la sua attività di poeta e scrittore per ragazzi – culminata con la raccolta di fiabe Ruggine – e iniziò la collaborazione con la rivista “Boccadoro” della quale divenne poi direttore. Con il volume di racconti Credere vinse nel 1935 il premio Pallanza. Altri suoi titoli importanti sono Il viatico della tempesta (romanzo, 1934), Angeli Verdi (versi, 1934); Belverde (versi, 1935), Il cuore della casa (versi e prose, 1935), Cantabile (versi, 1936), La Stirpe prediletta (Racconti, 1940), Piuma di canto (versi, 1948), Boschetto (versi, 1948), Ghiaia (racconti brevi, 1949), Odor di cose buone (poesie, 1951).

Secondo la critica tutte queste opere non vanno al di là di una dignitosa letteratura. Diverso invece l’apprezzamento per i versi in dialetto parmense che sono tra i prodotti migliori della letteratura dialettale del Novecento e rappresentano senza dubbio il risultato della vera vocazione dell’autore rispecchiando le tappe e i punti salienti della sua biografia di irrequieto anticonformista, irregolare e poco adattabile. La Parma che emerge da questi versi è quella popolata da una piccola borghesia gretta ed egoista in atmosfere che vanno dal cupo al grottesco fino al macabro. Troviamo anche la nostalgia per l’infanzia e il pessimismo sulla possibilità di trovare un senso alla vita, pessimismo che impartisce un carattere spesso drammatico ai suoi versi.

Nel 1940 dovette tornare sotto le armi ma fu congedato dopo qualche mese. Nel 1941 diede nuovamente corpo ai suoi progetti editoriali fondando le edizione Il Verdone. Con questa casa editrice oltre a pubblicare nuovi suoi testi ospitò testi di Goffredo Gancia, un interessante studio sul dialetto parmense di Jacopo Bocchialini, e ancora testi di Leo Torrero, Giuseppe Rigotti e altri per un catalogo comprendente circa una trentina di volumi sempre molto curati e spesso pregevolmente illustrati. Il suo volume di versi dialettali Tarabacli è illustrato dal pittore parmense Latino Barilli; tra gli altri illustratori spiccano i nomi di Luigi Melandri e Nico Rosso.

Nel 1945 ebbe contatti con l’attività partigiana e antifascista, ma nello stesso anno la sua casa editrice andò incontro al fallimento. Dopo la liberazione aderì al Partito Comunista Italiano e collaborò con il quotidiano “L’Unità”. Fondò una nuova casa editrice, Edizioni Palatine, progettò la rivista “Novissima Parma” che non andò oltre le bozze del primo numero e ripubblicò i cinque volumi di lettura per le classi elementari Foco Vivo che già negli anni precedenti erano stati pubblicati dalla S.E.I. Nella nuova impresa editoriale spicca, oltre a nuovi testi dello stesso Pezzani, un’edizione della Divina Commedia con illustrazioni di Sandro Botticelli. Da un punto di vista economico questa impresa fu un nuovo insuccesso, i debiti si accumularono in maniera insostenibile e le condizioni di salute di Pezzani erano ormai minate da una grave forma di diabete.

I creditori, con alla testa il fisco, azzerarono in pratica le sue proprietà immobiliari e Pezzani si vedeva ormai costretto a traslocare dalla sua villa alla casa del parroco di Castiglione Torinese quando fu stroncato da una crisi diabetica il 14 luglio 1951. Postuma fu pubblicata dalla S.E.I. Frate Luca e le noci, favoletta in versi e, nel 1963, per un’edizione fuori commercio a cura di Ubaldo e Giovanna Ciabatti, le ultime sette poesie rimaste inedite. Il 28 novembre i suoi resti vennero portati dal cimitero di Castiglione a Parma e la partecipazione della popolazione parmense fu significativa. Le poesie e i racconti di Renzo Pezzani hanno accompagnato le letture dei bimbi delle scuole elementari per più di una generazione.

Fonti:

Note biografiche a cura di Paolo Alberti

Elenco opere (click sul titolo per il download gratuito)

  • Credere
    Quattordici racconti
    Questi racconti erano destinati ai ragazzi e, pur spaziando tra temi vari come scuola, famiglia, lavoro, insistono sui valori tradizionali, cari a uno scrittore di matrice cattolica come Pezzani, fondati sull’umiltà, dedizione al lavoro, rispetto per la famiglia e i genitori. Per l’autore i suoi racconti e le sue poesie sono uno strumento per aiutare i ragazzi a passare all’età adulta preservando purezza e innocenza.
 
autore:
Renzo Pezzani
ordinamento:
Pezzani, Renzo
elenco:
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